Un rumore forte, fragoroso. L'eliminazione del Manchester City dalla Champions League, ad opera del Monaco, ha lasciato in eredità un frastuono non indifferente. Per la prima volta in carriera il tecnico spagnolo, alla prima stagione alla guida dei Citizens, fallisce la qualificazione ai quarti di finale della competizione, e con la vetta della Premier League distante ormai 10 punti, la panchina del tecnico inizia a traballare, scricchiolare, divenendo di colpo non più salda come qualche settimana fa.

Abituato a raggiungere ben altri traguardi, come ad esempio il trionfo nel 2009 e nel 2011 e le semifinali nel 2010 e 2012 quando era sulla panchina del Barcellona, oltre al traguardo delle semifinali nel 2014, 2015 e 2016 quando era al timone del Bayern Monaco, quella di quest'anno per Guardiola si può definire, senza inutili giri di parole, una disfatta.

Si partiva dal vantaggio della gara d'andata, in cui i Citizens avevano trionfato con un pirotecnico 5-3: a Montecarlo si doveva gestire il risultato, magari cercando di far male agli avversari, costretti inesorabilmente a scoprirsi per recuperare il gap di due reti, in contropiede. Così non è stato, e Guardiola, uscito dal rettangolo di gioco del Louis II come una furia, non ha cercato alibi, scusanti: "Ci siamo meritati questa sconfitta, questa delusione. Non possiamo regalare, in queste sfide, un tempo agli avversari"  ha tuonato il mago Pep nell'immediato dopo gara.

Mbappè, Fabinho e Bakayoko, tre forti schiaffi, a mano aperta sulle guance del City. Così la gioventù terribile, e ribelle dei monegaschi, ha estromesso la compagine inglese, ben più quotata, dalla maggiore competizione continentale riservata a squadre di club. Una campagna acquisti faraonica, ben 180 milioni investiti dal proprietario Mansur bin Zayd Al Nahyanagna per tentare la scalata all'Olimpo della competizione, scalata però terminata troppo presto, ancor prima di entrare nel vivo.

Fuori dalla lotta per la conquista della coppa dalle grandi orecchie, a Guardiola non resta che concentrarsi sulla Premier, e cercare di raggiungere almeno un posto in Champions, oltre alla FA Cup, in cui il Manchester City è in semifinale e dovrà vedersela con un'altra di questi tempi piuttosto scontenta, l'Arsenal di Arsene Wenger.

Le delusioni servono per evolvere. Quando si è depressi, bisogna chiedersi il perchè si è caduti in tali stati d'animo. Le aspettative mancate, le delusioni comportano ciò, ed il compito del City da oggi è quello di non cadere in depressioni che non portano a nulla. Reagire, insorgere alla debacle monegasca, rialzare la testa e riprendere a marciare. Alla grande squadra è consentito fallire solo una volta. Dopo la tempesta, in agguato c'è sempre il sereno, questo è quanto si augurano dalle parti di Manchester, sponda "celeste".