Il titolo in alto non sta ad indicare il momento (forse quello l'avevamo afferrato un po' tutti) ma il lasso di tempo che ha impiegato il Manchester City per fare quattro reti al Napoli e staccare il pass per gli ottavi di finale. La sfida del San Paolo, volente o nolente, è stata uno spettacolo per gli amanti del bel calcio, del pressing e delle indicazioni ben precise da seguire sempre e comunque, in ogni zona del campo. Carriere diverse, idee di calcio coincidenti tra Sarri e Guardiola ma il secondo ha vinto un'altra volta, nel giro di due settimane, lasciando tante cose al suo primo estimatore nel mondo. 

La sensazione è che, dopo un anno e mezzo di rodaggio, l'ex tecnico del Barcellona abbia trovato la quadratura del cerchio grazie anche a un mercato estivo faraonico costruito apposta per lui, per le sue idee e per i suoi uomini. Il Manchester City non gioca a pallone, gioca a calcio e le due cose sono diametralmente opposte. Come detto in precedenza è bastata un'ora di gioco, bastata nel senso che nella prima mezz'ora il Napoli ha approcciato alla gara in maniera splendida e aggressiva, giocando sulle amnesie di Danilo e passando anche in vantaggio con Insigne al termine di una triangolazione con Mertens. 4-2-3-1 la filosofia Guardioliana per la campagna partenopea, con Gundogan e Fernandinho a fungere da frangiflutti e i due Silva e Gabriel Jesus in panchina.

Qualità immensa dentro e fuori e la solita regola non scritta (o forse si) di uscire sempre con il pallone tra i piedi nonostante il pressing asfissiante del Napoli nel primo terzo di partita. La pazienza, quella inglese, viene ripagata nell'ultimo quarto d'ora dove la partita cambia: infortunio di Ghoulam per il Napoli, pareggio del solito Otamendi e traversa di Stones che rimanda l'appuntamento con il gol a inizio ripresa quando il legno lo aiuta e l'arbitro convalida grazie alla tecnologia. Le squadre belle amano specchiarsi, forse questo è ancora uno dei pochi nei da correggere nella scuola di calcio di Pep perché, nel giro di cinque minuti, Sanè procura il rigore che Jorginho non sbaglia e poi Ederson salva su Callejon.

E qui torna Sanè, un essere mitologico mezzo uomo e mezzo motocicletta, sfrutta un errore di Hamisk e ribalta il fronte in cinque secondi tanto che quando Albiol prova a fermarlo è troppo tardi perché dietro c'è lui, Sergio Aguero. L'argentino fa 178 con la maglia del Manchester City e non è un gol banale ma quello che gli permette di diventare il marcatore più prolifico nella storia dei Citizens, implacabile il Kun. La partita finisce qui con Guardiola che poi decide di inserire Silva, Bernardo Silva e Gabriel Jesus. Qualità e, forse, la differenza è tutta qui ma a caratteri giganti: una rosa lunga e tremendamente tecnica. Gli ultimi secondi regalano anche il poker di Sterling, uno che a giugno doveva fare le valigie, Guardiola s'è opposto e adesso è un perno imprescindibile della catena di destra con una resistenza nella gambe inumana per uno di quella statura. 

I complimenti reciproci chiudono una serata di gran calcio in cui il Napoli, forse, saluta la Champions League mentre il Manchester City stacca il pass per gli ottavi e mai come quest'anno dalle parti dell'Etihad si può sognare qualcosa di grande a fine maggio.