Al termine di un quadriennio caratterizzato da risultati straordinari in Champions League, con il raggiungimento di due finali (perse nel 2014 e nel 2016), di una semifinale (2017) e di un quarto (2015), l'Atletico Madrid è fuori dalla massima rassegna continentale già dalla fase a gironi. E stavolta non ci sono stati i cugini ricchi del Real a sbarrare la strada ai colchoneros, come avvenuto in tutte le quattro precedenti circostanze, ma due allenatori italiani, Eusebio Di Francesco e Antonio Conte, alla guida rispettivamente di Roma e Chelsea. 

Non è bastato all'Atletico l'ultimo sussulto d'orgoglio, mostrato a Stamford Bridge, con un guizzo di Saùl, per evitare di incappare in un destino che i colchoneros avevano contribuito a scrivere di proprio pugno con i due clamorosi pareggi con il Qarabag. Sono stati infatti i due punti sue sei disponibili contro gli azeri ad azzoppare le possibilità di qualificazione di Simeone che, alla vigilia della competizione, aveva dichiarato di credere che quella di quest'anno fosse l'occasione giusta per alzare la coppa dalle grandi orecchie, traguardo spesso sfiorato ma mai raggiunto. E invece un esordio con il mirino scentrato all'OIimpico di Roma, la beffa all'ultimo secondo al Wanda Metropolitano contro il Chelsea, sono stati i primi segnali che proprio questa stagione sarebbe stata avversa sul fronte continentale. L'Atletico ha pareggiato e perso a inizio girone contro due squadre che hanno utilizzato le stesse armi del Cholo: i giallorossi si sono salvati in casa tra grandi parate del portiere e un po' di fortuna, i londinesi hanno sfruttato un calcio piazzato all'ultimo respiro per piazzare la zampata decisiva. Colpi che in genere l'Atletico infligge ai suoi avversari, ma che stavolta sono tornati indietro, forse anche per le similutudini tra le tre contendenti, tutte squadre quadrate e poco spettacolari. Al resto hanno provveduto le due gare contro il Qarabag, in cui le difficoltà offensive dell'Atleti, non riconducibili al solo Antoine Griezmann, sono esplose fino a far precipitare i colchoneros in un baratro, evitato al Wanda contro la Roma, ma cui è stato impossibile sfuggire nella serata londinese di ieri, quando il gol della speranza di Saul è stato pareggiato da una goffa autorete di Savic, su ennesima giocata di Eden Hazard, che ha spadroneggiato sull'out destro dell'Atletico, senza Juanfran privo di un importante guardiano del forte. 

Ora la stagione continentale rojiblanca proseguirà in Europa League, manifestazione già vinta nel recente passato, che vedrà una squadra per certi versi nuova, non più zavorrata dal blocco del mercato estivo imposto dalla FIFA per la violazione delle regole circa il tesseramento dei giocatori minorenni. Arriveranno di sicuro Diego Costa, bomber di cui Simeone ha un bisogno disperato, e Vitolo, ora parcheggiato al Las Palmas, più altri rinforzi chiesti con insistenza dal Cholo, convinto a rimanere all'Atletico da un progetto a lunga scadenza, che dovrà però ora subire un deciso cambio di passo. E' forse finito il tempo dei veterani, dei Godìn, Gabi, Juanfran e Filipe Luis, quantomeno per stagioni in cui i ritmi sono altissimi e le partite sono disseminate ogni tre giorni sul calendario. L'Atletico del futuro si affida a Jan Oblak, portiere fenomeno incredibilmente "snobbato" dalle altre grandi d'Europa, alla certezza Koke, alle prospettive di Saul e al carattere del suo condottiero in panchina. Tutto il resto è in discussione, da Yannick Carrasco, la cui continuità continua ad essere un enorme punto interrogativo sul suo talento, ad Antoine Griezmann, in questa stagione sembrato più volte attratto dalle sirene di altre squadre, Barcellona e Manchester United su tutte. Le Petit Diable non sta ripetendo le prestazioni delle ultime due stagioni, ma rimane un elemento importante su cui fondare le speranze residue di ribaltare un'annata iniziata male. Europa League e Liga sono le prossime frontiere dei colchoneros: la prima rappresenterà l'avventura del riscatto, la seconda l'obiettivo della quotidianità, con un Barcellona da rimontare e un Real da tenere a distanza. Solo tra qualche mese sarò lecito decretare il de profundis del Cholismo, dopo anni di soddisfazioni (ma anche di cocenti delusioni) in Champions League.