"Mai dare per morto il Real Madrid", si affretta a dire orgogliosamente negli spogliatoi capitan Sergio Ramos ai giornalisti, dopo la vittoria 3-1 dei merengues nella gara d'andata degli ottavi di Champions League contro il Paris Saint-Germain di Unai Emery. Un successo che per il madridismo vale come boccata d'ossigeno (ambiente come al solito in fibrillazione) e come riaffermazione del proprio status di campioni d'Europa, al cospetto di una delle pretendenti più accreditate al trono della massima competizione continentale.

Se la copertina della serata ha ancora il volto di Cristiano Ronaldo, mattatore con una doppietta, grazie a un rigore e a un gol da rapace d'area, il resto della scena è tutto di un Madrid nella sua versione più tipica. La Casa Blanca non domina, va sotto, rischia di affondare, pareggia a fatica, barcolla, si aggrappa a Keylor Navas e alle giocate dei singoli, poi esonda soprattutto grazie ai cambi di Zinedine Zidane, da ieri un po' più saldo sulla panchina del Santiago Bernabeu, ma non ancora salvo fino a qualificazione ottenuta. Lo spettacolare 3-1 di Madrid ha offerto agli appassionati giocate di tecnica individuale, oltre che schieramenti tatticamente interessanti, difficili da riscontrare ad altre latitudini. Nel prepartita Zizou sceglie la via del buonsenso, rilancia Isco e l'once de Cardiff, con Nacho per lo squalificato Carvajal, e lascia in panchina Gareth Bale, sempre più immusonito per non partire dal primo minuto quando conta. Dall'altra parte Unai Emery punta comunque su un Cavani non al top, al centro di un tridente da playstation con Neymar e Mbappè. Ma le novità sono altre, come l'assenza di Thiago Silva per Kimpembe e la conferma di Giovani Lo Celso in cabina di regia. In un primo tempo in cui il Real ha provato a dare una scossa a se stesso e alla sua aficiòn, i blancos non hanno però trovato la via della rete. Complice Areola, in grado di opporsi con successo a Cristiano Ronaldo, lanciato a tutta velocità da un Marcelo offensivamente devastante. Rimasto in piedi dopo i primi colpi inferti dai padroni di casa, il PSG ha giocato la sua partita di pura razionalità, con i soli guizzi di un debordante Neymar a esulare da un canovaccio tattico che prevedeva occupazione degli spazi, ripartenze veloci e inserimento dei centrocampisti. Tutto secondo copione per Emery, soprattutto quando Adrian Rabiot ha firmato il gol dello 0-1: uscita a vuoto di Marcelo su Mbappè, cross in area di rigore per Neymar, anticipato in qualche modo da Nacho, e palletta vagante depositata in rete dal francesino, più lesto di Luka Modric (comunque principesco nel resto del match) nell'accorciare. Sotto di un gol, il Madrid ha rischiato il naufragio, con Casemiro costretto a immolarsi su Cavani, per poi tirare la testa fuori dall'acqua grazie all'ingenuità di Lo Celso, autore del fallo da rigore su Toni Kroos che Ronaldo ha trasformato nella rete del pareggio.

Tanto inesperto il giovane Lo Celso quanto astuto Kroos, abile a lasciarsi cadere appena avvertito il contatto, sottoforma di tocco sulla spalla. La stessa spalla che Sergio Ramos ha indicato in apertura di secondo tempo per giustificare un colpo di braccio su sassata dal limite di un PSG apparentemente in controllo. Nonostante il gol subito in chiusura di prima frazione, i francesi hanno mosso bene il pallone nella ripresa, anche perchè il Real si è abbassato, un po' per impossibilità di pressare a perdifiato per novanta minuti, un po' per scelta di Zidane, che ha capito che subire il secondo gol sarebbe stato esiziale. Eppure il Madrid si è dimostrata squadra che non sa gestire, se è vero che Keylor Navas ha dovuto salvare su Kylian Mbappè, mentre altri palloni messi in mezzo dalle fasce sibilavano ai lati della sua porta. Il primo cambio di Emery, fuori Cavani per Meunier, ha ricordato mosse all'italiana di un passato recente: Dani Alves avanzato e il belga terzino, con Neymar e Mbappè a non dare punti di riferimento ai comunque ottimi Varane e Ramos. Qui il PSG avrebbe potuto raddoppiare, ma a O'Ney è sempre mancato il guizzo decisivo, quello che invece ha azzeccato Zinedine Zidane, con l'ombra di Guti ad allungarsi. Fuori Casemiro - novità nelle partite che contano - e dentro Lucas Vazquez, con Marco Asensio e Gareth Bale in campo per Isco, meraviglioso nell'eludere il pressing parigino ma poco incisivo negli ultimi venticinque metri, e per il solito intristito Benzema. Sembrava la mossa della conservazione, con il gallese punta di ruolo e 4-4-2 rispolverato al momento del bisogno: è stato il colpo che ha regalato due gol ai merengues, perchè Asensio ha sparigliato sulla sinistra, facendo impazzire Meunier e regalando due palloni sui quali si sono avventati, in maniera sporca ma efficace, Ronaldo e Marcelo, trasformando un 1-1 di sofferenza in un 3-1 di riscatto. Mai dare per morto il Madrid, dice Sergio Ramos. Vero, a patto di non dare per certa la qualificazione, perchè tra tre settimane al Parco dei Principi la giostra del gol è pronta a ripartire.