Salto è una cittadina dell’Uruguay in cui centomila anime trascorrono le giornate tra il calcio e la povertà, Salto è una cittadina che ha tanti piccoli quartieri, la maggior parte degradati. L’abisso, però, si tocca a Cerro, li la vita è difficile, è quasi una salvezza arrivare a fine giornata con un tozzo di pane e le gambe integre. Ne sa qualcosa il piccolo Luis che si diverte a giocare a calcio in strada, come tutti i suoi coetanei dell’epoca; non capisce ancora quanto sia dura la vita che il padre abbandona lui e tutta la sua famiglia per salire in alto, verso altri lidi. Per sfuggire a quella vita la mamma Sandra percorre, insieme ai suoi sei figli, 200 km e si trasferisce nella capitale dove per vivere fa la donna delle pulizie e di notte la guardia all’ospedale.

In una storia come questa, macabra e di speranza allo stesso tempo, c’è bisogno di un amore che spinga a far cose che in condizioni normali non si fanno. L’amore, Luis lo trova a 15 anni quando, ancora vagabondando per le strade, incrocia gli occhi di Sofia che, dopo la crisi economica, si trasferisce a Barcellona. Sembra tutto finito ma, in questa storia, Barcellona, tornerà ed anche in maniera gloriosa tanto che l’adolescente Luis si stampa quegli occhi nel cuore ed intraprende la sua carriera prima nel Deportivo Artigas e poi nel Nacional dove entra prima nelle giovanili e poi in prima squadra. Arrivano i primi soldi, l'incubo sembra finito ma tutto ruota intorno ad un pezzo di cristallo che si può rompere da un momento all'altro.

Il cristallo non si rompe, anzi si fortifica nel 2006 quando il Groningen, squadra Olandese, lo porta in Europa per 800mila euro, è l'inizio di tutto. Li ritrova la sua Sofi che nel 2009 sposerà. Il suo talento è troppo grande, come il suo fiuto del gol, che l'Ajax lo vuole subito e lo acquista per 7,5 milioni di euro. Per molti sembra una mossa troppo azzardata, per i Lancieri questo tipo di acquisti non è all'ordine del giorno. Basta la prima giornata per smentire tutti, bastano un gol e tre assist per i suoi nuovi compagni che stentano a credere ai loro occhi. I gol si susseguono, Suarez spara colpi come una mitraglia impazzita e, negli anni ad Amsterdam, ne spara 111 in 159 partite, l'Olanda gli sta stretta. 

Il 28 gennaio 2011 per 26 milioni e mezzo sbarca a Liverpool e, per non smentirsi, segna all'esordio contro l'Hull City. La grinta, la cattiveria agonistica sono valori che lo contraddistinguono da sempre ed il popolo dei Reds se ne innamora subito tanto che nel giro di un anno diventa l'idolo, sempre dopo Steven Gerrard, della Kop. Alla cattiveria agonistica si aggiunge quella sudamericana foga che lo porta a saltare 8 partite per gli insulti razzisti ad Evra e che in futuro lo porterà alla squalifica per il famoso morso a Chiellini, piccoli nei di un Pistolero. Ne segna 82 di gol a Liverpool in 133 partite con la Scarpa D'Oro che arriva nell'ultimo anno ed un eterno rimpianto per il campionato perso contro il Chelsea di Mourinho. 

Con l'Uruguay, da capitano, vince la Copa America nel 2011 battendo 3-0 il Paraguay. Alla sua rete si abbina la doppietta di Diego Forlan. Ne segnerà quattro di gol in quella edizione venendo nominato poi miglior giocatore del torneo. Una grande, immensa soddisfazione, dopo l'eliminazione in semifinale contro l'Olanda nel Mondiale 2010 ma in quella partita Suarez non era presente a causa di una squalifica rimediata nella folle partita contro il Ghana per aver procurato il rigore che poi Asamoah avrebbe sbagliato. Chissà come sarebbe andata con lui in campo.

L'estate del 2014 Suarez non se la scorderà mai visto che nel Mondiale Brasiliano, nel match tra Uruguay e Italia, rifila un morso alla spalla di Chiellini procurandosi 3 mesi di squalifica inclusi i match con la squadra di club che non è più il Liverpool ma il Barcellona visto che il club Catalano lo acquista per la "modica" cifra di 75 milioni di sterline. Le chiacchiere, Luis, le ha sempre smentite con i gol ma a Barcellona è diverso visto che la squadra non vince un trofeo importante da due anni e qualsiasi numero nove dopo Eto'o ha sempre fallito. Esordisce a ottobre, nel Clasico, ma non timbra. E' solo un fuoco di paglia perchè la gioia arriva in quel di Nicosia quando segna la sua prima rete in maglia Blaugarana. Lo show può avere inizio cosi come ha inizio l'epoca della MSN.

Il trio Messi-Suarez-Neymar regala gol a grappoli al Barcellona che nel 2014-2015 vince il Triplete. L'esordio della prima stagione è uno sballo ma è nella seconda che il Pistolero conquista ancor di più la città Catalana segnando la bellezza di 59 gol in 53 partite, di cui 40 in Liga che gli valgono la Scarpa D'Oro, la seconda in carriera. Una macchina da gol, un attaccante famelico che quest'anno ne ha già fatti 19 in 27 partite, un attaccante che non conosce la fatica, un attaccante che fa parte del trio più prolifico di sempre con 309 gol. Non ho più aggettivi per descriverlo quindi chiudo con una sua citazione che racchiude tutto: "In campo io mi trasformo, il dolore che provo nella sconfitta è così intenso da farmi tentare di tutto pur di evitarlo. Non saprei dire se fuori dalle partite io sia un angelo, di certo un uomo molto riservato. In campo, invece, divento un demone".

Semplicemente Suarez, auguri Pistolero.