Per quanto paradossale possa sembrare, la panchina di Zinedine Zidane non è così salda come dovrebbe essere. Il tecnico del Real Madrid, reduce da due anni in cui ha vinto di tutto e di più come guida dei merengues (due Champions League, altrettante Supercoppe Europee e Mondiali per Club, una Liga, una Supercoppa di Spagna), vive infatti uno dei suoi momenti più difficili alla Casa Blanca, sia per la posizione in classifica della squadra (quarta a sedici punti di distacco dal Barcellona), sia per presunte divergenze con il presidente Florentino Perez. 

Intervistato da France Football, Zidane si è detto consapevole che la sua avventura al Real Madrid possa finire tra sei mesi, per poi aggiungere di essere comunque pronto a dare tutto. Sa di non godere di bonus particolari Zizou, per essere stato una gloria da calciatore del club, e intanto continua a sfidare Florentino sulla questione portiere, affermando ancora di non aver bisogno di acquisti tra i pali (mentre il giovane Kepa sembra sul punto di essere ingaggiato dall'Athletic Bilbao). Keylor Navas o Kepa, il futuro di Zidane dipenderà ovviamente dai risultati, non solo dai punti da conquistare in Liga, ma anche dalla sfida in ottavi di finale di Champions League contro il Paris Saint-Germain e dalla strada da percorrere in Copa del Rey. Proprio nella coppa nazionale, domani il Madrid affronta al Santiago Bernabeu il Numancia, dopo aver vinto in trasferta per 3-0 nell'andata degli ottavi di finale.

Una formalità dunque, che però accende nuovamente i riflettori sullo stato di forma della squadra, oggi riunita dal suo allenatore per un meeting, nel tentativo di cambiare rotta: "Non vi dirò cosa ci siamo detti - le parole del tecnico in conferenza stampa - sono riunioni, cose che possono capitare all'interno di un gruppo. Potete analizzarla come volete, come un momento di crisi, ma noi siamo qui alla ricerca di soluzioni. La riunione è stata più lunga del solito, ma niente di più. Quando capitano momenti come quello che stiamo passando, l'unica cosa da fare è lavorare. Ho sempre creduto in questo, ecco perchè lavoreremo più duro che mai, in tutti i sensi. Non è una questione fisica, o di testa, è un po' di tutto. Non c'è altro rimedio che non sia il lavoro, continuando con maggiore forza. Le motivazioni sono sempre importanti: non conta se la Liga è finita o meno, ma vedere cosa possiamo fare per conquistare un titolo. Ma prima di arrivare a quel momento, devo motivare nuovamente i miei giocatori, perchè arrivino a fine stagione nelle migliori condizioni possibili. Ci sono molte partite e ho bisogno di tutti. A differenza di ciò che dice la gente, che cioè dovrei mettere fuori chi sta giocando male, io sono qui per aiutare chi è in difficoltà. Mi interessa l'unità del gruppo, non sono uno che butta merda su uno o due giocatori, siamo sulla stessa barca". 

"Non dirò mai che la colpa è di un giocatore, la responsabilità è di tutti, mia per prima. Abbiamo fatto due anni spettacolari, è importante dirlo, in modo che la gente non lo dimentichi. Ciò che faremo è cercare di migliorare, anche perchè della partita con il Celta mi tengo le cose positive. Ovvio, il pareggio ha complicato le cose, abbiamo giocato un brutto secondo tempo, ma non perderemo la testa".

Il pari con il Celta non è infatti ancora andato giù a stampa e tifosi: "Lo ho detto subito dopo la partita, abbiamo fatto errori nell'uscita del pallone. Ci siamo abbassati molto nel secondo tempo, ci siamo disuniti, ed è per questo che dico che con il lavoro risolveremo i nostri problemi. So che ciascuno di noi può dare di più. Momento personale? Mi piacerebbe essere in una posizione diversa, più avanti in campionato, perchè è questo di cui si parla. Possiamo migliorare in tutto, perciò devo continuare a lavorare dando il massimo, facendo lo stesso con i miei giocatori, provando a fare in modo che ognuno dia qualcosa in più. Non sono dispiaciuto per le critiche, bisogna accettarle, ma anche dire ciò che si pensa. Sapevo che questo sarebbe stato un lavoro difficile, mi sono preparato tre anni e mezzo per questo momento. Sapevo che qui poteva succedere, fa parte del mestiere, non può sempre girare tutto bene, la vita è così, ma nulla mi toglierà la voglia di lavorare sodo. In questo momento tutti vedono negativo, dicono che sono contro il presidente e contro il club, e non mi piace, perchè non è vero. Rimango qui e, se tutto ciò un giorno finirà, farò il mio lavoro al 3000% fino alla fine, perchè credo in me e nei miei giocatori. Non mollerò per tre o quattro partite: mi assumo ogni responsabilità e continuerò così fino alla fine".

Impossibile non affrontare l'argomento mercato: "Ho sempre detto che non voglio rinforzi perchè credo in questa rosa. Perchè dovrei pensare il contrario dopo tre mesi e tre o quattro brutti risultati? Non cambierò idea, e mi dà fastidio che si dica che sto lanciando segnali al presidente o al club. Non lo farei mai, nè nei confronti del presidente nè dei tifosi. E' il presidente che mi ha portato qui, sono di passaggio. L'unica cosa che difenderò fino alla morte è la mia rosa. Non ho bisogno di nuovi acquisti: per essere chiaro, non voglio nessuno. Abbiamo iniziato con una rosa e continueremo così. Ci sono momenti complicati in una stagione, ma abbiamo molto tempo davanti a noi. Vedremo cosa succederà a fine stagione: è lì che si fanno i conti, si analizzano le cose e si fanno i cambiamenti che si devono fare". Poche parole per presentare la sfida al Numancia: "E' una partita di ritorno di un'eliminatoria che vogliamo chiudere: all'andata abbiamo vinto 3-0, domani vogliamo tenere inviolata la porta e provare a segnare, nulla di più".