Dovevano essere due trasferte insidiose, due trappole disseminate sul cammino che porta al titolo. E invece le sfide dell'Anoeta e del Benito Villamarin si sono trasformate nell'ennesimo show di gruppo del Barcellona di Ernesto Valverde, primo in Liga a 54 punti, con tutti i rivali ben staccati (l'Atletico Madrid, al secondo posto, è già a undici lunghezze di distacco dopo solo venti giornate). E' sempre più un Barcellona inarrestabile, che trita ogni avversario gli si pari davanti, anche quando le partite non si mettono nel verso giusto, come contro la Real Sociedad, oppure non si sbloccano immediatamente, come accaduto contro il Betis Siviglia. 

Nove gol in due sfide lontano dal Camp Nou (a cui in realtà andrebbe aggiunta la manita rifilata al Celta Vigo in Copa del Rey) sono la dimostrazione plastica del dominio catalano in questa Liga. Salutato Neymar, in un'estate turbolenta e da depressione, con il Real che sembrava avviato a vincere un altro campionato, l'ex allenatore dell'Athletic Bilbao ha messo a punto una macchina praticamente perfetta, che ha spazzato via la concorrenza in Liga (devastante il Clasico prenatalizio del Bernabeu), si è qualificato come primo nel girone di Champions, ed è ora ai quarti di Copa del Rey, dove domani dovrà rimediare all'unico scivolone stagionale, verificatosi pochi giorni fa al Cornellà El Prat nel derby con l'Espanyol (1-0 per la formazione di Quique Sanchez Flores). Il "nuovo" Barcellona non è figlio di una campagna acquisti scintillante, perchè Ousmane Dembele non ha ancora avuto occasione di mettere in mostra con continuità il suo talento, e perchè il brasiliano Coutinho è appena arrivato nel vestuario bluagrana. Questo Barça è una squadra di una compattezza impressionante, che subisce poche reti rispetto alla sua storia recente, trova la porta avversaria con irrisoria facilità e si gode un Leo Messi straripante, uno show itinerante che anche gli avversari sono costretti  a subire e ad ammirare. La solidità dei catalani sarà l'arma in più da sfoderare anche nella seconda parte di stagione, quando bisognerà raccogliere ciò che si è seminato, alzando al cielo titoli e trofei (la Liga è sostanzialmente vinta, mentre sugli altri due fronti c'è ancora strada da fare).

E' Valverde l'artefice del momento magico del Barcellona. Buon senso e idee chiare hanno rimesso in asse una squadra spesso asimmetrica, che ora fa della fase difensiva il suo punto di forza. Protetta da un Ter Stegen che si è rivelato come uno dei migliori portieri al mondo, la retroguardia blaugrana è tornata a riprendersi le sue soddisfazioni, soprattutto con Gerard Piquè, leader difensivo in assenza del Mascherano crepuscolare degli ultimi mesi, anche con un top del ruolo come Samuel Umtiti fuori causa. Il francese è appena rientrato in campo, ma la sua assenza è stata ben coperta da Thomas Vermaelen, a dimostrazione che quando i centrali sono ben protetti, è più facile per tutti fare bella figura. Jordi Alba è tornato invece quel pendolino inesauribile che fa la differenza anche in fase offensiva, avendo campo libero dopo l'addio di Neymar, mentre dall'altra parte Sergi Roberto convince più quando deve attaccare che quando deve difendere (ci sono comunque sempre le alternative rappresentate da Nelson Semedo e da Aleix Vidal). Ma la svolta di Valverde è stata quella di rinunciare a un esterno offensivo puro (il Deulofeu o il Dembelè della situazione) per infoltire il centrocampo e dare spazio a Messi e Suarez in avanti. La Pulce sta giocando un calcio paradisiaco, lontanissimo dagli standard dell'intristito Ronaldo di Madrid, in una posizione centrale, con il Pistolero invece libero di svariare e colpire a suo piacimento. Dalla mediana si inseriscono invece i vari Ivan Rakitic e Paulinho (altro uomo chiave della rinascita catalana), con Busquets perno centrale e Andres Iniesta utilizzato con il contagocce, per averlo fresco negli appuntamenti più importanti. Anche Andrè Gomes è rientrato nelle rotazioni del suo allenatore, che a breve potrà sperimentare il brasiliano Coutinho, altra freccia in faretra per rendere ancor più imprevedibile il suo attacco. Del miglior Barça ci sarà bisogno in Copa del Rey contro l'Espanyol: all'andata Messi si è fatto ipnotizzare da Diego Lopez, al Camp Nou c'è da scommettere che avrà voglia di rivincita.