La faccia sempre più giovane della Premier League e della Nazionale inglese

Nel campionato inglese sempre più squadre affidano le proprie sorti a sbarbatelli poco più che 20enni: è il caso del Tottenham del giardiniere Pochettino e dei vari Kane, Dier ed Alli, ormai quinto; è il caso dell'Everton di Martinez, che con Galloway, Stones, Deulofeu, Barkley e Lukaku sta divertendo un sacco. E poi lo United con Depay, Lingard e Martial, il Chelsea con Kenedy terzino, l'Arsenal con Bellerin, l'usuale Southampton, il Liverpool con Joe Gomez, Emre Can, Coutinho ed Ibe. In attesa di Callum Wilson.

La faccia sempre più giovane della Premier League e della Nazionale inglese
Dier ed Alli
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Di Antonello Angelillo

Le chiamano generazioni d'oro. Nel range temporale che va dai due ai quattro anni un paio di neonati tendono a nascere con i geni del fenomeno sotto la stessa bandiera. Dopo una ventina d'anni te li ritrovi con il posto fisso in Nazionale, con la fama che li assale già da qualche mese. Oppure più semplicemente a determinare una generazione d'oro non è una congiunzione astrale ma un processo di crescita particolarmente vincente (vedi Spagna ed Olanda, che da decadi tendono a sfornare talenti come se non ci fosse non un domani ma nemmeno un oggi pomeriggio).

Una generazione d'oro è capace di portarti in men che non si dica ai vertici del calcio Mondiale. Un po' quanto successo al Belgio, fino a dieci anni fa totalmente assente dall'atlante del calcio nazionale ed internazionale ed ora prima nel ranking FIFA per Nazionali.

Non proprio non pervenuta ma da quasi tale è passata l'Inghilterra nell'ultimo Mondiale, quando è stata eliminata nella fase a gironi da Uruguay e Costa Rica. La corsa brasiliana voleva essere il canto del cigno dell'ultima formidabile generazione inglese, quella di Gerrard, Lampard, Scholes, Terry, Rio Ferdinand, David Beckham e Micheal Owen, inspiegabilmente rimasta a secco di trofei nel primo decennio del 2000. E' stato invece uno straziante lamento.

Flash-forward. Siamo a Parigi, si gioca un'amichevole, Francia - Inghilterra, che ai posteri tramanderemo per la Marsigliese cantata a squarciagola da Wembley. Vince la Nazionale dei Tre Leoni, lo fa per 0-2. Segna il veterano di questa Nazionale, il tramite per eccellenza fra l'Inghilterra di quella generazione d'oro e quella che verrà, ovvero Wayne Rooney.

Il secondo gol è di Dele Alli, un totale sconosciuto fino alla scorsa stagione. Gli osservatori cominciano ad accorgersi di lui il 26 Agosto 2014, quando l'MK Dons - squadra di League One - dove il nostro milita travolge - in Capital One Cup il Manchester United. Comincia a sentirsi qualche sirena in lontananza ma Alli tiene drizzate le antenne. Alla seconda stagione importante conferma quanto di buono fatto vedere negli scorci finali della prima: segna 12 gol (di cui una seconda tripletta, dopo quella rifilata la stagione precedente al Notts County), da centrocampista centrale del 4-4-2/4-2-3-1 qual è, prima che il Tottenham si aggiudichi la corsa per accaparrarselo e lo faccia suo per 4.64 milioni di sterline nonostante l'agguerrita concorrenza.

A battagliare per i servigi del centrocampista c'era anche il Liverpool, che in Dele vedeva l'esatto erede di Steven Gerrard. Box-to-box midfielder proprio come l'ex capitano del Liverpool, Dele Alli arriva in Nazionale a 19 anni e 5 mesi, grazie anche alla qualificazione all'Euro che l'Inghilterra agguanta con due partite di anticipo ed alle convincenti prestazioni con la maglia del Tottenham dove sbarca dopo sei mesi di prestito sempre all'MK Dons. Due spezzoni con Estonia e Lituania, poi la convocazione per le amichevoli con Spagna ed appunto Francia. Quella del ragazzino è un'ascesa velocissima. Dall'anonimato al primo gol in Nazionale in meno di un anno.

Repentina come quella di un altro talento inglese quale Harry Kane, con cui Alli condivide il club, il Tottenham. Quasi parallela la parabola dei due: Dele assapora la titolarità all'MK Dons sul finire della stagione 13/14, come Kane al Tottenham; entrambi conquistano la folla nella stagione successiva rispettivamente con 16 e 31 gol; entrambi adesso rapresentano la faccia giovane dell'Inghilterra e del Tottenham assieme ad Eric Dier, l'estate scorsa arrivato dallo Sporting Lisbona come terzino ed al momento mediano-regista-tutto, anche lui in forza agli Spurs ed anche lui in Nazionale con Alli e Kane durante l'ultima sosta. Contro la Francia l'Inghilterra ha schierato addirituttra cinque Under 21 dal primo minuto. Età media di 23.7 anni. Nella storia inglese recente nessuno ha fatto meglio. Fino al 17 novembre 2015 il record apparteneva ad Eriksson con una formazione di 23.9 anni, nel pieno dell'altra generazione d'oro. 26 maggio 2002: Ferdinand, Scholes ed Owen preparavano il Mondiale 2002

A coltivare queste piante dall'estremo potenziale (Dier, Alli, Kane) a White Hart Lane c'è un botanico che con i bonsai ci sa fare eccome. Mauricio Pochettino. Curriculum: Espanyol - Southampton - Tottenham. Segni particolari: adora far esplodere i giovani. Liga: 2009/10 schiera due degli undici più giovani, nel 10/11 otto dei prime dieci, undici delle prime quattrordici, nell'11/12 due dei primi tre e quattro dei primi sei, nel 12/13 il più giovane e due dei primi quattro. Lancia su tutti Coutinho, Callejon, Victor Ruiz. Premier League: prima stagione e manda in campo i due XI più giovani (23.4 anni e 23.6). Passa al Tottenham, la cosa non cambia: dei dieci XI più giovani mandati in campo nove sono Spurs la formazione più giovane ha di media 23.3 anni). Quest'anno le prime otto formazioni più giovani sono sue. Una statistica clamorosa che conosce il suo picco di quest'anno il 26 settembre, quando il Tottenham manda in campo una formazione che di media conta 23.6 anni e manda a nanna il City vincendo 4-1.

Paradossalmente l'avvento di Pochettino in Premier League potrebbe aver giovato non solo all'intero movimento ma anche alla Nazionale. Non è un caso che il florido periodo della selezione inglese coincida con il campionato da sogno del Tottenham, che nel week-end ha vinto la sesta gara del suo campionato, prolungando a quota 12 le gare da imbattuto (ha perso solo alla prima) e portandosi a due punti dalla zona Champions. Alle porte della Champions League, assieme al Poche, eccezion fatta per il West Ham da trasferta, altre tre squadre che della cultura young stanno facendo il proprio credo (anche se neppure gli Hammers che nelle primissime partite fecero esordire il 16enne Reece Oxford, fino ad adesso il più giovane calciatore ad aver giocato almeno un minuto in questa stagione di Premier, scherzano).

Al nono posto, 6 punti dalla Champions, il Liverpool di Jurgen Klopp, unica squadra, assieme al Newcastle, ad aver evitato che il Tottenham facesse 10/10 nella classifica degli XI più giovani. Tre volte i Reds hanno mandato in campo una formazione di 24.8 anni, due volte una di 24.7 ed una da 24.6. A trascinare la squadra di Klopp c'è un altro adepto di Pochettino, quel Coutinho che segna ormai da tre gare consecutive (quattro gol) e che con il City ha offerto il cioccolatino del 3-0 a Firmino, altro youngster che aspetta le luci della ribalta. Tuttavia il solo giovanissimo titolare dei Reds che possa performare per l'Inghilterra è Ibe, oltre all'infortuato Joe Gomez (che prima dell'infortunio era più che una colonna de Reds, dall'alto dei suoi 18 anni) al 24enne Clyne - in Nazionale già prima di Liverpool - ed il 27enne Lallana.

Entrambi gli ultimi due menzionati sono stati lanciati da Pochettino, guarda un po' te, al Southampton, l'altro isolotto rivoluzionato dall'attuale allenatore del Tottenham. Ecco, proprio il Southampton è la squadra che occupa l'ottava piazza. "Per colpa" di Stekelenburg, che con i suoi 33 anni inquina l'età media, la squadra più giovane mandata in campo in Premier da Koeman conta 25.6 anni, comunque una cifra esigua. Giovani da segnare, eccezion fatta per il satanasso Mané da 6 gol e 6 assist finora, sono tutti centrocampisti: Wanyama granatiere kenyota che la statship però non celebra come dovrebbe, il pluri-menzionato Clasie e Ward-Prowse, cui tardiva esplosione ha un attimo tarpato le ali (sta capitanando l'U21 questo biennio). Nelle retrovie intanto si muovono Targett ed Harrison Reed, entrambi inglesi.

Southampton Liverpool sono però la gemella perfetta del Tottenham nella casetta del Mulino Bianco dei crack. Quella squadra è l'Everton settimo, 20 punti, quattro in meno del Tottenham ed un arsenale giovanile da far rabbrividire. Si parte da dietro, con John Stones, novello Terry, 21 anni ma quotazione già alle stelle e 55 presenze in Premier alle spalle. Personalità da vendere, qualità da leader, movimenti da veterano e Mourinho che già qualche avances gliel'ha fatta. Al suo fianco sta prendendo le misure al calcio anglosassone Ramiro Funes Mori, il fratellino di quello che forse avrete sentito un paio d'anni fa al Benfica. Centrale ma anche terzino, un po' alla Rojo ma più fisico. Progetti: mandare in pensione il buon Jagielka. Cosa che ahinoi succederà anche sulla fascia mancina, dove il difensore con più assist della storia della Premier, Leighton Baines, non gioca dall'anno scorso ed al suo ritorno troverà il nativo zimbabwese Galloway (19 anni) al suo posto. E sempre in difesa occhio a Browning, che proprio come Galloway ha approfittato delle assenze del veterano davanti a lui (in questo caso Coleman) per sommare qualche apparizione. Se non fosse per un centrocampo dove a farla da padrone ci sono ancora gli stagionati McCarthy e Barry (in attesa dell'esplosione di Besic) anche l'Everton come età media sarebbe niente male. Perché dalla cintola in sù i Toffees si poggiano su un 22enne e due 21enni che combinatamente all'Everton questa stagione hanno portato 19 gol e 17 assist. Volete i nomi? D'accordo ma non ci consideriamo colpevoli di svenimenti. Gerard Deulofeu, millesimo esterno rigettato del Barça, alla seconda esperienza in blu dopo la stagione 2013/14. Romelu Lukaku, strapotere fisico, già quarto nella classifica all-time per gol fatti con l'Everton e quarto giocatore più veloce a raggiungere i 50 gol in PL. Ross Barkley, trequartista muscolare, bizzoso ed atipico, un po' alla Gascoigne, finalmente giunto all'anno della consacrazione (13 partite su 13 da titolare, di cui una sola non terminata) dopo stagioni di apprendistato con più punti interrogativi che esclamativi.

Se scendiamo la classifica non cambia nulla. Allo Stoke Butland all'età di 22 anni si è preso i guantoni - cacciando Begovic - ed ora punta alla titolarità con l'Inghilterra se non all'Europeo al prossimo Mondiale. E poi i relativamente giovani Bojan (bene) e Shaqiri (male) più il 23enne Muniesa dietro, Allo Swansea è in atto il rilancio di Shelvey (23 anni), che finalmente sta trovando un ruolo a metà fra il regista basso ed il trequartista da lancio e si è ripreso la Nazionale. E poi il Chelsea che nel marasma generale sta dando spazio all'attaccante 19enne Kenedy (a sorpresa riciclato terzino da Mou contro il Norwich), confida sempre nel 21enne Kurt Zouma nonostante i disastri, ha pescato un altro 21enne dalla Bundes pagandolo bene (Baba) ed in porta si affida a Courtois, pur sempre un 23enne nel caso non lo ricordaste. Norwich che di Robbie Brady e Redmond, 23 e 21 anni, ha fatto dei punti fermi nel 4-5-1/4-4-1-1.

In controtendenza WBA e Bournemouth, che puntano su mestiere ed esperienza. La squadra di Pulis ha mandato in campo le cinque formazioni più vecchie finora (Berahino sta faticando non poco ad imporsi per la seconda stagione di fila), quella di Howe paga gli infortuni di tutti i suoi prospetti migliori, partendo da Mings e Gradel, per finire con Atsu e passando per quello che si apprestava a diventare l'Harry Kane del 2015/16 prima della rottura del legamento croaciato: Callum Wilson, 23anni e 5 gol nelle prime 7 (fra cui una tripletta al West Ham).

Ma troppi giovani nuociono alla salute della squadra. E' il caso dell'Aston Villa, ultimo con 5 punti, e del Newcastle, 17° con 10. Hanno fatto entrambe eccessivo affidamento su ragazzini dalle ottime referenze (pensate che il Newcastle ha giocato 8 delle 13 partite di Premier con un solo over 30 dall'inizio) che magari un domani domineranno ma per adesso, da giocatori che mai prima d'ora avevano assaggiato la Premier quali sono, soffrono ad imporsi. Ah, a proposito: Jack Grealish si è reso protagonista dell'ennesimo scivolone alcolico fuori dal campo.

Nelle zone alte della classifica? Il Manchester United si gode Martial (19 anni) e scopre Lingard (22) mentre aspetta Depay (21) ed in difesa è una delle poche squadre che a titolari tutti interi non schiererebbe nemmeno un over 30 (Darmian ha 25 anni, come Blind e Rojo. Jones 23, Smalling 26 e Shaw addirittura 20). I cugini del City coccolano nelle retrovie Iheanacho, 19 anni e quest'anno terza scelta dietro Aguero e Bony ma da un giorno all'altro pronto ad esplodere. E Sterling, 6 gol e 3 assist, ha ancora 20 anni. L'Arsenal nell'emergenza l'anno scorso ha promosso dalla Academy Bellerin (20 anni) ed ha ripensato a Coquelin (24) come holding midfielder ed ora si ritrova una saetta al posto del terzino destro ed un cagnaccio in mediana.

L'impressione finale è che siano sempre più giovani coloro che Oltremanica si conquistano la scena. Dimostriamolo: dei 100 giocatori con più minutaggio nella scorsa Premier League uno solo era un Under 21. Quest'anno ben 7: Sterling, Barkley, Dier, Galloway, Emre Can, Bellerin e Stones. Ed in una ipotetica classifica che somma gol ed assist di ogni giocatore l'anno scorso solamente 3 giocatori dei primi 14 erano Under 25. Quest'anno addirittura 8.

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About the author
Antonello Angelillo
Giornalista di calcio e basket NBA. Adoro scrivere di moduli, giocatori, cambi e tabellini in generale. Amante del calcio inglese, dell'Inter e simpatizzante del Real Madrid.