Quarta giornata dell'attuale Premier League, 29 agosto 2015. Il Chelsea, campione in carica, ha collezionata quattro punti in tre giornate e deve immediatamente reinvertire la rotta dopo il 3-0 subito per mano del City due settimane prima. A Stamford Bridge però il Crystal Palace irrompe facendo abbastanza rumore, di fatto certificando lo stato d'emergenza dei Blues di José Mourinho al quale fino ad allora si era solo accennato. L'1-2 delle Eagles in casa el Chelsea giunge una settimana dopo quella che fino ad oggi rimaneva l'unica vittoria esterna del Chelsea, il 2-3 in casa del WBA, paradossalmente giocata anche questa di domenica alle 14.30. 

Un girone, o poco meno  più tardi (in Premier League l'ordine del girone d'andata non è il medesimoin quello di ritorno) è un'altra situazione a trovare conferme: quella che vede il Chelsea rinato dall'addio di Mourinho. Le tasche di Abramovich piangono ma il campo sorride. L'aggiustatutto Hiddink aveva cominciato osservando i suoi dalla tribuna battere per 3-1 il Sunderland, ha proseguito infilando due pari tutto sommato naturali (2-2 con il Watford, 0-0 ad Old Trafford) ed oggi ha terminato di compilare il modulo per essere congedati da un figurativo pronto soccorso.

Il Chelsea batte il Crystal Palace in uno dei tanti derby di Londra con un confortante 0-3 esterno, conquistando tre punti che sommati ai cinque precedenti fanno otto in quattro gare. Un bottino che riporta il Chelsea a -12 da quello che sembra essere diventato l'obiettivo stagionale, il quarto posto attualmente in mano al Tottenham, impegnato nel pomeriggio. Questa che vede il Chelsea imbattuto da quattro gare di Premier League è la striscia più lunga della stagione. 

Cielo burrascoco su Selhurst Park. La pioggia a catinelle diventa un fattore molto importante intorno alla mezzora, nel gol dello 0-1 del Chelsea. Mikel resiste al pressing a centrocampo e lascia a Fabregas, che opta per il filtrante in profondità per Diego Costa. Ad uscire dalla linea difensiva cercando l'anticipo è Delaney, che probabilmente complice il terreno di gioco scivoloso incespica e lascia campo aperto a Diego Costa. L'ex Atleti con un solo movimento finta la conclusione a rete (mettendo a sedere Hennessey) e serve Oscar, tutto solo a centro area. Basta un tocco semplice del brasiliano per portare in vantaggio il Chelsea.

Altro fattore che risulterà determinante sono le assenze, sopratutto per quanto riguarda il Palace. Delle cinque punte a disposizione Pardew deve fare a meno delle due preferite: Wickham e Gayle. Fuori anche il jolly della trequarti, Bolasie, capace di saltare l'uomo quando vuole, ed anche il regista di questa squadra, Cabaye, fuori per squalifica. Riescono invece a recuperare Delaney (ed a vedere come è andata forse sarebbe stato preferibile lasciar spazio ad Hangeland) e Bakary Sako (per la panchina). Dall'altra parte out Cahill (gioca Zouma, alla seconda di fila da titolare) mentre a gara in corso Hiddink deve rinunciare ad Eden Hazard, sostituito da Pedro. 

Un Crystal Palace che non segnava da 182 minuti non trova idee nella metà campo altrui, costretto a snaturare il proprio stile di gioco fatto di ripartenze veloci e break improvvisi. Le occasioni per sbloccare la gara le Eagles ce le hanno al 23° (favoloso intervento alla Murillo di Kurt Zouma, che si ferma a protestare con l'arbitro a metà campo ma riesce a recuperare con un tackle tutto esuberanza fisica su Zaha, che si era involato verso Courtois) e subito dopo, al 25°, con Fraizer Campbell che si coordina male su un buon cross da sinistra.

Il primo tempo si chiude non con una grande reazione del Palace. A cavallo dell'intervallo è il Chelsea ad andare vicino al raddoppio. Al 35° Azpilicueta affonda come ai bei tempi e si affaccia in area di rigore, trovando la risposta di Hennessey. Al 52° Kurt Zouma svetta su Jedinak sul piazzato di Willian mandano la palla di poco alta. E' proprio Willian - cui chioma potrà anche aver subito una riduzione della voluminosa (per colpa della pioggia) ma cui verve che l'ha messo in vetta al power ranking interno del Chelsea nei periodi di magra non è stato intaccato - a raddoppiare. L'ex Shaktar comincia l'azione servendo centralmente Fabregas, che a sua volta lascia ad Oscar. L'autore dello 0-1 viene però ben contrastato. Sul rimpallo arriva in corsa Willian, che con un bolide trafigge Hennessey. 

E' la battuta iniziale dell'uno-due letale con cui il Chelsea achivia la pratica. La seconda rete nel giro di pochi minuti arriva al 66°: meritata segnatura per Diego Costa, al terzo centro nelle ultime due gare giocate dopo le due al Watford. Ancora Willian ad ispirare: scatto fulmineo nei pressi del lato corto dell'area di rigore, palla in mezzo, Hennessey non trattiene e Diego Costa deve anche lui solo appoggiare. Il Palace fatica ad opporre resistenza anche quando la tensione si abbassa e nemmeno con gli innesti di Chamakh (per un Campbell annullato da Terry), Ledley e Jonathan Williams. 

Il tracollo delle statistiche offensive del Palace comincia ad esser preoccupante: eccezion fatta per le ultime cinque in classifica, solamente tre squadre hanno segnato meno del Palace, che finora somma 23 reti in 20 gare. Quella di oggi è la terza gara senza il briciolo di un gol, vuoi per le assenze dei due migliori uomini gol (Cabaye e Bolasie ne hanno messi finora rispettivamente 5 e 4) vuoi per un particolare percorso che vede la pericolosità offensiva di una volta forse sacrificata sull'altare di quella difesa che prima di oggi era la seconda migliore del campionato. Altro tracollo statistico in casa Palace è quello  che riguarda il rendimento casalingo: a Selhurst Park sono arrivati tre punti in meno rispetto alle gare esterne, seppur fra le mura amiche si siano giocate due partite in più. Fallito il controsorpasso ai danni di West Ham e United, ieri vittoriose ed oggi davanti alle Eagles (settime) in classifica. Il mirino rimane fermo sulle prime posizioni, in fondo quella di oggi è appena la seconda sconfitta nelle ultime dieci gare e la prima dopo sei senza débacle. Prime posizioni su cui il mirino del Chelsea sta cominciando a posizionarsi.