"Sì, siamo una squadra rock'n'roll, ci sta".

Non conosco il Claudio Ranieri calciatore, ma certamente l'assist fornito con questa affermazione va ben oltre la precisione del miglior Ozil. La frase, estratta da un'intervista rilasciata a Virgin Radio, ha innescato una dinamica di idee nella mia testa che alla fine mi hanno portato ad accomunare il Leicester dei miracoli a un gruppo in voga negli ultimi 15 anni, ovvero i Linkin Park. Certo, sono andato forse oltre il concetto di puro rock'n'roll, essendo i losangelini una band progressive, eppure la loro energia ed attitudine mi ha ricordato in modo spaventoso le Foxes, che hanno le Keys to the kingdom, quel regno che è l'Olimpo di chi ha vinto la Premier League. Ovviamente la situazione è degenerata in poco, il risultato finale è una band forse improponibile e forse no...

Jamie Vardy - voce (Chester Bennington)

Immediato, forse ovvio e scontato, ma non c'era altra scelta. Il frontman della band non poteva che essere l'uomo dei record, l'uomo del Burn it down, colui che distrugge le difese avverarie con forza e intensità, il working class hero (perdonate il crossover con John Lennon) che fa sognare l'Inghilterra intera, che ha trovato where to belong. La voce di Chester ha dato tutta la propria energia alla musica, con gli scream che possono essere quasi paragonati alle accelerazioni di Vardy. Il punto comune è anche chiaramente la posizione, la centralità: le star sono loro (ovviamente non da sole...).

Riyad Mahrez - chitarra solista (Brad Delson)

Faint. Come la fine che fanno gli avversari in uno-contro-uno che affrontano l'algerino in tempi recenti, colui che può concedersi quel dippiù e che ha libertà d'azione, che dà sfogo ai tecnicismi in maniera quasi sopraffina, che fa le cose By myself. Uno che ha trovato A place for his head, dopo le difficoltà dello scorso anno dovute alle esagerazioni in campo, ai troppi ricami. Colpito in pieno dalla cura Ranieri, ora si fa sentire anche come seconda voce, contribuendo anche sotto il profilo realizzativo. Ma anche Faint come l'assolo forse più conosciuto (live) del chitarrista dei Linkin Park. Sicuramente entrambi sono uno spettacolo.

Kasper Schmeichel -  voce,  chitarra  ritmica,  tastiera, campionatore (Mike Shinoda)

Il factotum della situazione, colui che recita un ruolo indiscusso da protagonista e quando è chiamato in causa raramente delude le aspettative, quello che certe volte salva la situazione, indispensabile, di cui non si può fare a meno, forse che resta all'ombra del frontman, ma la cui presenza è necessaria per la band. Colui che nei momenti in cui la squadra Bleeds out, soffre, riesce a fermare l'emorragia con la parata che dà respiro. Mike Shinoda è forse il vero fuoriclasse dei Linkin Park, e, perchè no, Schmeichel potrebbe essere quello del Leicester. Chissà senza di lui dove sarebbero adesso le Foxes, forse senza i suoi decisivi salvataggi staremmo parlando di un Castle of glass pronto a crollare. Non succederà: se a difenderlo c'è lui, No more sorrow.

Robert Huth e Wes Morgan - basso (Phoenix)

Talmente fondamentale che magari non si nota, ma che quando manca crea un vuoto incolmabile. Nella musica è il basso, nel Leicester è la tenuta difensiva, e chi meglio dei centrali della linea a quattro disegnata da Ranieri possono rappresentarla? Coloro che segnano i Points of authority in campo a suon di contrasti, quelle zone dove comandano loro, ovvero le due aree di rigore (vero, Manchester City?). Non possono concedersi Blackout, difficilmente trovi spazio In between, sono il muro invalicabile della squadra rocciosa plasmata da Ranieri. Immaginate una squadra senza una difesa che funzioni. Ora una canzone senza il basso. Beh, risultati in entrambi i casi rivedibili...

N'Golo Kantè - batteria, percussioni (Rob Bourdon)

Tenere il tempo senza la voce, dettare il ritmo con i movimenti e non con la palla tra i piedi. Protagonisti indiscussi e imprescindibili, il batterista e Kantè. Correre in pressing ovunque, ma anche nelle Wastelands che gli avversari concedono in contropiede, quasi all'impazzata come in un frenetico assolo di percussioni che non lascia nulla al caso. Quello che sposta gli equilibri, quello che rende Easier to run a tutta la squadra con la propria dinamicità e precisione. Instancabili e continui.

Claudio Ranieri - DJ (Joe Hahn)

Ok, dopo esserci immaginati il buon vecchio tinkerman dietro a una console, riapriamo gli occhi. Il DJ che controlla tutto, che plasma la musica a seconda dei suoni a disposizione come lui raccoglie una rosa In pieces e la trasforma in una squadra da titolo, che monitora e controlla, che è il punto di riferimento, ma anche che dirige da fuori, essendo Joe Hahn anche director per diversi video musicali. Ogni vittoria lo porta One step closer da un'impresa che potrebbe diventare storica (se già non lo è). Chissà che il vecchio Claudio non possa un giorno sedersi in poltrona ripensando What he has done...