45 milioni di euro per un mediano di 24 anni potrebbero storcere diversi nasi, specialmente per una squadra come l'Arsenal, le cui lacune difensive e, in minor parte, offensive (relativamente alla prima punta) sono piuttosto note. Soldi che potevano essere spesi per accaparrarsi un centrale già affermato, nonostante Mustafi abbia tutte le carte in regola per offrire un solido contributo alla causa e allo stesso modo Lucas Perez possa essere un terminale interessante, seppur differente dal titolare Giroud.

Arsène Wenger ha invece deciso di utilizzarli in modo diverso, puntando fortissimo su Granit Xhaka, il cui inserimento graduale nell'undici titolare dei Gunners sembra ormai giunto a buon punto, tanto che lo svizzero di origini albanesi può essere considerato pronto per prendere in mano il centrocampo londinese, dopo aver assaporato anche la panchina per buoni tratti di questo primo mese e mezzo di stagione. L'ex Basilea, per caratteristiche tecniche, fisiche e tattiche, appare come l'uomo giusto al posto giusto e soprattutto sempre al momento giusto.

IMPOSTAZIONE DELLA MANOVRA - Nelle prime uscite è stato immediatamente chiaro come Xhaka non sia un centrocampista che tiene molto il pallone tra i piedi, aspetto fondamentale per il gioco dell'Arsenal, costruito storicamente sul giropalla dalla metà campo in su. Le principali mancanze nella scorsa stagione si erano manifestate in fase di impostazione, tanto che troppo spesso erano i due centrali di difesa i primi manovratori, oppure Coquelin, vista la marcatura spesso riservata a Cazorla, spostato da mediano con risultati comunque positivi. Ora, con lo svizzero, i Gunners trovano l'uomo capace di coprire una posizione più bassa, scendendo a ricevere palla per poi rigiocarla immediatamente, sfruttando la visione periferica e la capacità di lanciare i compagni, sia in fascia che per vie centrali. L'elevato rischio è quello di subire troppo la pressione avversaria, ma la calma e la concretezza dell'ex Gladbach e Basilea permettono una netta diminuzione del margine di errore, non avendo alcuna fretta nel muovere il pallone. Non cerca quasi mai la giocata da urlo (a quello provvede Ozil), ma sempre quella più efficace.

La mappa dei passaggi di Xhaka nella gara contro il Watford (terza giornata di Premier): una percentuale di riuscita dell'86%, giocando spesso il pallone in avanti, aggiungendoci anche una chance creata con un lancio lungo di precione millimetrica. Questo:

POSIZIONE IN CAMPO - Il discorso sul rischio va a coinvolgere anche la questione sulla miglior posizione che il neo-acquisto può ricoprire sul rettangolo verde: il rendimento maggiore lo trova nel ruolo di mediano davanti alla difesa, mantenendo sempre l'equilibrio. In fase offensiva raramente il classe 1992 si spinge in avanti per inserirsi in mezzo all'area, predilige rimanere ai venticinque metri per offrire un appoggio ai compagni in caso di difesa schierata, per poi reimpostare l'azione cercando il compagno migliore da servire, o per provare la conclusione, bilanciando la squadra, punto fondamentale per la compagine del nord di Londra, spessissimo vittima di contropiedi concessi proprio per gli squilibri. Con Xhaka il problema si pone in quantità decisamente minore: lo svizzero sa leggere le situazioni in entrambe le fasi, collaborando in fase di interdizione con buona efficienza, aiutato anche dalla stazza. Spesso ha la meglio nel gioco aereo e riesce a sfruttare la propria fisicità nel migliore dei modi, utilizzando sempre quell'intelligenza calcistica che lo contraddistingue.

La heatmap di Xhaka, ancora relativa alla gara contro il Watford. Posizione sempre bassa e nella fascia centrale del campo, senza mai mettere piede negli ultimi 25 metri.

PERICOLOSITÀ OFFENSIVA - Come anticipato, la partecipazione all'attacco è attiva, nonostante il raggio di azione sia ben lontano dal limite dell'area. Studiando le situazioni è comunque evidente quanto all'Arsenal sia mancato negli anni scorsi un mediano in grado di garantire equilibrio e pericolosità dalla lunga distanza: l'appoggio al limite che fornisce Coquelin non può essere sufficiente, avendo il francese una tecnica limitatissima. Granit, al contrario, sa essere letale con le conclusioni da fuori, raccogliendo gli scarichi degli esterni o le sponde dello stesso Giroud, catalizzatore della difesa avversaria. In tantissimi casi, partendo dal movimento degli esterni, i Gunners cercano uno sbocco al limite per una conclusione, ma Cazorla e Ozil, essendo deputati a svariare, spesso mancano da quella zona di campo delicata. Xhaka colma quella lacuna, rappresenta un pericolo che le difese avversarie devono tenere in considerazione. Un ulteriore pericolo. Ah, e attualmente siamo a quota due tiri in porta e due gol.

Il primo gol di Xhaka in divisa Gunner, contro l'Hull City. Si è ripetuto, sempre con un tiro dalla distanza di sinistro all'incrocio, nella gara di EFL Cup contro il Nottingham Forest.

Questo quadro generale pone il prodotto del centrocampo del Basilea come l'ideale mediano per l'Arsenal, giustificando l'enorme spesa di 45 milioni decisa da Wenger a inizio stagione per accaparrarselo, anticipando la concorrenza. Uno come Xhaka risulterebbe utile a quasi tutte le squadre che giocano a ritmi alti, sfruttando i movimenti degli avanti e a cui manca l'uomo che detti i tempi. Al Manchester United, ad esempio, sarebbe stato più che necessario, ma anche alla Juventus, se vogliamo spostarci in Italia. Meno lo sarebbe stato ad esempio al Chelsea di Conte, squadra di estremo pressing e corsa dei mediani, peculiarità in cui lo svizzero non eccelle. Ormai, però, è un po' troppo tardi per pensarci: il nord di Londra è la sua nuova casa e lo sarà probabilmente a lungo. Così come ben presto lo diventerà la formazione titolare dell'Arsenal: di uno così, in fondo, Wenger non può fare a meno.