Ci sono un francese, un tedesco, un portoghese, uno spagnolo e un argentino. Poi c'è un Italiano, che guarda tutti dall'alto con la giusta dose di spocchia e passo dopo passo si avvia verso la conquista di quell'Everest chiamato Premier League. Sì, un Everest, perché siamo tutti concordi sul fatto che vincere questa Premier League sia un'impresa per chiunque ci riesca. Sei squadre hanno preso il via ai blocchi con probabilità quasi equamente distribuite, solo una si è finora staccata brillantemente dal gruppo, accaparrandosi per ora la fetta più grossa di torta. Letteralmente.

Ieri a Stamford Bridge il Chelsea ha vinto con l'Hull City, chiudendo la giornata numero ventidue, incrementando il vantaggio sulle inseguitrici, che varia ora da otto a quattordici. La prima concorrente è l'Arsenal, unica vincente di giornata nel gruppo - peraltro soffrendo maledettamente contro il Burnley, ad Emirates, anche se questo dettaglio non dovrebbe sorprendere particolarmente, essendo i Clarets il prototipo di squadra in grado di far patire le pene dell'inferno alla banda di Wenger. Sofferenza manifestata dallo stesso alsaziano, uno che raramente perde il proprio aplomb: ieri è venuto a contatto con il quarto uomo dopo l'allontanamento. Nervosismo forse positivo, sinonimo di determinazione e non rassegnazione in vista di una rincorsa lunga e soprattutto difficile. O forse l'opposto.

Le due londinesi si incontreranno tra un paio di settimane a Stamford Bridge, gara in cui l'Arsenal si giocherà una buona fetta di chances per arrivare al titolo. I big match di questo girone di ritorno sono infatti più che altro delle gare ad eliminazione: chi sbaglia rischia di rimanerne tagliato fuori. Figurarsi poi se ciò presuppone perdere punti dal Chelsea. Il Tottenham di punti ai Blues ne ha tolti tre non più di diciannove giorni fa, ma la situazione è poi sfuggita di mano. Più o meno come i palloni a Lloris in quel di Etihad sabato, sconfitta poi sventata dai compagni.

Errore che rischiava di costare carissimo, ma il portiere francese è stato salvato dai compagni. Ora la vetta dista nove lunghezze, mentre il Manchester City deve accontentarsi di un -12 che non puzza di definitiva estromissione dalla corsa, ma ci va molto vicino. Stesso discorso vale anche per i concittadini dello United, bloccati dallo Stoke e ora a -14: rimonta apparentemente impossibile, forse nemmeno un'alleanza permetterebbe di riacciuffare la cima. Consolazione, magra, per Manchester è che se Atene piange, Sparta non ride.

Pesantissimo 2-3 subito in casa dallo Swansea e dieci punti di distanza dalla vetta: ecco la situazione del Liverpool di Klopp, senza un alibi e con ancora meno certezze, al contrario di quanto c'era da aspettarsi. Forse dare per morta una squadra imprevedibile come gli Scousers è prematuro - come lo sarebbe in realtà anche per le due di Manchester - ma a loro favore gioca lo scontro diretto proprio contro il Chelsea di settimana prossima, ad Anfield: unico risultato possibile, come per il sopracitato Arsenal il 4 febbraio, è la vittoria. La prospettiva però che Conte commetta un doppio passo falso così pesante è al momento piuttosto lontana. Vero, Antonio?