Cinque gol in tre partite, una doppietta che ha scosso il suo Southampton e fatto vibrare Wembley, facendo tremare le gambe ad un allenatore del calibro di José Mourinho. Manolo Gabbiadini è senza alcun dubbio l'uomo del momento oltre Manica, in Inghilterra, dove si è trasferito non più tardi di un mese fa. Una partenza che ha stupito tutti, ma non l'attaccante bergamasco che con la stessa umiltà che ha contraddistinto la sua carriera guarda così verso il futuro. 

"Tutto bello, tutto fantastico, ma sono il primo a tenere i piedi a terra. Il calcio è strano: all’improvviso voli verso il cielo e altrettanto rapidamente vai giù in picchiata. Però sarei bugiardo se dicessi che mi aspettavo un inizio come questo. La tripletta a Wembley? Lo so e il dispiacere per quello che poteva essere e non è stato è pari a quello della sconfitta".

Ai microfoni della Gazzetta dello Sport l'ex attaccante di Sampdoria e Napoli ha così parlato del suo impatto con il campionato inglese e con il nuovo allenatore: "Ho capito subito che quassù ci sono meno rigidità. Dopo tre allenamenti, sono stato buttato nella mischia. In Italia c’è invece molta prudenza. Qui no, ti mandano subito al fronte. Puel? Ottimo. Mi ha chiesto di giocare da centravanti puro, di puntare sempre il primo palo. Il gol dell’1-2, quello sul cross di Ward-Prowse, è figlio di questa logica. Come comunico con lui? Con l’inglese me la cavo. Riesco a sopravvivere. Naturalmente devo migliorarlo e infatti ho cominciato a prendere lezioni private. Con Puel parliamo inglese, italiano e francese. Riusciamo a capirci ed è questa la cosa più importante".

Ed ancora sulla nuova avventura, sull'accoglienza che gli ha riservato la città di Southampton e sull'atmosfera che si respira negli stadi inglesi: "Ottimo e non solo per i gol. Ho trovato un gruppo molto giovane e un allenatore in gamba. Vivo ancora in albergo, ma presto mi trasferirò in una casa. Southampton può veramente rappresentare una svolta decisiva per la mia carriera. Gli stadi? Atmosfera fantastica. Qui la gente va allo stadio per sostenere la propria squadra e non per tifare contro l’avversario. Vedo famiglie, molti bambini, un’aria gioiosa. A Wembley ci hanno seguito in trentamila. E’ stato un esodo incredibile".

Chiudendo la parentesi legata al Southampton, anche una battuta sui complimenti di José Mourinho: ​"Quando un personaggio come lui ti viene incontro, ti stringe la mano e ti dice “Sei stato bravissimo, hai segnato due gol da fenomeno», senti qualcosa di particolare dentro di te. Mourinho è una persona speciale, e non solo per i successi ottenuti da allenatore. E’ carismatico".

L'esultanza di Gabbiadini dopo il gol al ChievoVerona - Foto Getty Images
L'esultanza di Gabbiadini dopo il gol al ChievoVerona - Foto Getty Images

Dal presente al passato, con Gabbiadini che torna successivamente sull'esperienza partenopea all'ombra del Vesuvio, dividendola tra le gestioni Benitez e Sarri"La mia esperienza a Napoli va divisa in due momenti. I primi 6 mesi con Benitez le cose funzionarono bene. Il gruppo era davvero unito. Fece una scelta coraggiosa, ma importante: applicava in modo scientifico il turnover. Tra campionato e coppe varie, si giocava ogni tre giorni e c’era spazio per tutti. Le cose sono cambiate con l’arrivo di Sarri. Ha scelto d’intraprendere un’altra strada: punta sempre sugli stessi. Gli altri devono fare anticamera. C’è una linea ben marcata tra titolari e riserve. E’ una politica anche questa, ma è chiaro che chi resta fuori alla lunga non può essere contento".

Una battuta anche sul rapporto tra i due, con l'attaccante bergamasco che commenta così ciò che ha causato la sua partenza: "Considero Sarri uno dei migliori allenatori in assoluto con i quali ho lavorato, ma con lui non è mai scoccata la scintilla. Per me la sincerità e i rapporti umani vengono prima di qualsiasi altra cosa. Mi piacciono le persone che ti dicono le cose in faccia. Per me è una regola di vita fondamentale: vale non solo nel calcio, ma anche nella sfera privata".

Ciò nonostante, l'ex napoletano parla così di quello che ha vissuto all'ombra del Vesuvio: "Napoli resta un’esperienza fondamentale nella mia vita. Non la considero un fallimento, perché quando hai segnato 25 gol nelle mie condizioni sei in pace con la tua coscienza. Sul piano umano Napoli mi ha arricchito. Ho conosciuto una splendida città e mi sono creato rapporti di amicizia che resteranno nel tempo. Napoli mi ha lasciato qualcosa d’importante".