Per il Leicester City la stagione 2016-2017 non si era predisposta per essere un'annata facile già in estate. Le Foxes, in sede di calciomercato, avevano perso la loro chiave tattica (Kanté), confermando di fatto tutti gli altri titolari ma senza sostituire il francese se non con il connazionale Mendy, oggetto misterioso, proveniente da alcune buone stagioni non riproposte di recente con la maglia del Nizza. Ma le difficoltà degli inglesi hanno avuto tante altre radici.

La prima, probabilmente, risiede in una frase che è uno dei luoghi comuni più abusati della storia del calcio - ma questo non la rende meno vera. "Confermarsi è sempre più difficile che vincere": l'abbiamo sentito dire tante volte, e l'annata delle volpi di questa stagione ha rispettato questo paradigma evidenziando tutti i problemi che implica il dover ripetersi, il giocare con un'aspettativa addosso, il non essere abituati ai riflettori. Laureatosi campione lo scorso anno fra la sorpresa generale, quest'anno il gruppo è stato atteso al varco da tutta la Premier League: già alla prima giornata, il KO con l'Hull City - oggi retrocesso - ha mandato dei chiari segnali su quali sarebbero stati i problemi emersi in seguito. I calciatori, non abituati alla vittoria, hanno così palesato tutti i loro limiti e hanno smesso di specchiarsi nel sistema che li aveva portati in alto, persa la chiave Kanté.

Ranieri ha capito queste difficoltà ma, nel cercare di risolverle, ha sbagliato pure lui. Anche il tecnico non si è dimostrato convinto di poter riproporre il solito 4-4-2 (limite superato, in seguito, dopo l'esonero del tecnico italiano) e non ha esitato a cambiarlo per cercare di adattarlo ai nuovi arrivati: Musa, Kaputska e Slimani non si sono però mai ambientati al 100% nemmeno quando si è passati al 4-3-3 e così via con altri vari tentativi con un efficacia nulla ed una resa preoccupante nei risultati, che ha portato la squadra, in inverno, ad essere seriamente preoccupata di ritrovarsi a dover combattere per non retrocedere. La proprietà non poteva rimanere indifferente: col senno di poi, cambiare è stata la scelta migliore, sotto un aspetto prettamente sportivo (anche se rimangono tanti dubbi su quello umano).

Fonte immagine: Sky Sport
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L'arrivo di Shakespeare, un tuono a ciel sereno arrivato per carità dopo una sconfitta ma assolutamente accettabile (2-1 a Siviglia nell'andata degli ottavi di Champions League), ha dato una scossa a tutta la squadra. Tutti si sono sentiti colpevoli e, più probabilmente, tutti si sono sentiti chiamati in causa: se era stato fatto fuori lo storico condottiero, il prossimo step sarebbe stato prendere dei provvedimenti sui calciatori. È così che con una reazione di grinta e spirito, rispolverando il buon vecchio e vincente 4-4-2, le Foxes hanno battuto il Liverpool per 3-1 giusto qualche giorno dopo il cambio della guida tecnica.

Shakespeare ha effettuato delle piccole ed ininfluente modifiche su un sistema che ha ripreso a funzionare da solo. Così ha guidato i suoi verso una salvezza tranquilla (11esimo posto) e una figura oltre le aspettative in Europa: l'eliminazione da parte dell'Atlético Madrid ai quarti è arrivata soltanto per un gol e comunque giocandosela, aldilà della differenza evidenziata dal doppio confronto fra due squadre di categorie - ad oggi - differenti. Il ritorno delle certezze tattiche ha riportato, nel parziale, le volpi nelle zone europee, quelle che fanno sognare.

Si potrebbe dire che comunque l'annata di transizione è stata superata dai blu con risultati in linea con le attese, nel globale: nessun trofeo, solo qualche soddisfazione qua e là e adesso la programmazione per la prossima stagione che potrà essere fatta con comodità e sperando di ritornare in alto, con quello che si ha in casa e qualche - necessario - innesto. Il gruppo storico inizia d'altronde a tremolare e una cessione eccellente potrebbe bastare a svecchiare un po' per puntare su altri talenti in avanti, oltre a quelli già presi un anno fa di questi tempi. Il 2016-2017 lascia una buona base agli inglesi per costruire nei propri confini nazionali: un allenatore home-made e una squadra di certezze. Riusciranno le Foxes a tornare a far sognare?

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Gianluigi Sottile
(23/04/2001) Genericamente parlando, ti voglio bene. https://www.facebook.com/gianluigi.sottile.1 https://www.instagram.com/gianluigisubtil/