Milano liquida

La Milano sportiva non c'è più. La capitale italiana del pallone ha smesso di pulsare, tra errori di gestione e protagonisti inadatti. Non basterà una rifondazione, tanto meno un cambio di proprietà a ridare vigore ad una città che non riesce a vedere la luce.

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Di Daniele Berardi

Cade la pioggia, sui palazzi grigi di una città senza sole. Cadono gocce di pioggia, sui marciapiedi freddi e silenziosi di strade ingarbugliate. Cade la pioggia, trafiggendo le luci di San Siro. Lo stadio è buio, spento, spoglio della sua intrepida maestosità. Cadono gocce di pioggia, sulla Milano dei ruggenti anni '90, una città che sembra essersi abbandonata a se stessa. Una città senza vie di fuga, dove la paura di fare il primo passo emerge con veemenza tra le grida disperate di un pubblico illuso. Proprio loro, quei tifosi che affollano le gradinate la domenica a pranzo o il sabato sera, negli orari più strani. Il pubblico è affranto, non ha più voce per cantare ed incitare. Anche il dodicesimo uomo si scioglie pian piano sotto un temporale primaverile.

Più e più volte, la volontà di cambiare e di stupire ha gettato fumo negli occhi ad una città malridotta e maltrattata a livello calcistico. Pochi, semplici, trucchetti per nascondere la verità, per nascondere fatti scomodi. Dove si è fermata la Milano calcistica che conoscevamo? Dove sono le maglie scucite dei grandi paladini dei Navigli? Dove sono i diavoli rossoneri? Che fine hanno fatto i Templari nerazzurri? Non c'è mai peggior sordo di chi non vuol sentire, o di chi tenta di alleggerire le pressioni di una piazza davvero troppo ingombrante. Milano è stata spogliata delle sue tradizioni, il suo prestigio calpestato come spighe di grano marce. Ed è proprio quel grano, a righe rosso-nere-azzurre, a gridare vendetta mentre la pioggia lo sgualcisce.

Intere generazioni hanno pianto lacrime di gioia sulle vesti dei loro beniamini, dei loro campioni, la cui semplice presenza bastava a ricordare il legame tra un popolo e la sua squadra di calcio. Ora, che il tempo sembra non avere pietà, non c'è più religione, non c'è più rispetto, verso chi diede tutto (ed anche di più) per gli onori della propria storia. Non può finire così, non sarà una buia decade a calpestare ciò che di buono è stato fatto in oltre cent'anni di storia. Bisognava meritarsela, quella sudicia casacca a righe. Bisognava dimostrare di saper sopportare il peso di quel fardello. Milano non smetterà mai di pulsare, Milano è viva e grida vendetta, verso coloro che non meritano le sue grazie. Milano invoca giustizia, verso chi tenta ogni giorno di seppellire un ingombrante passato. La città nebbiosa avrà la sua vendetta, in questa vita o in un'altra. E sarà subito sera. No, perché potrebbe già essere troppo tardi. Potrebbe già essere notte fonda, per la liquida Milano.