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C'era una volta il Milan

Cronaca di un disastro poco annunciato. L'entusiasmo lascia spazio ben presto all'inesperienza di squadra ed allenatore. Ma il Milan, con il tempo crescerà, così come il mister.

C'era una volta il Milan
C'era una volta il Milan
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Di Alberto Coriele

Chi ha qualcosa da dire, si faccia avanti e taccia. Perché quanto visto sabato sera fa male, ferisce. Una netta sconfitta avrebbe fatto meno male. C’era una volta il Milan. Quelli del “bel giuoco”, del trequartista e le due punte, degli scudetti e delle Champions League. Quelli che si acquistavano solo attaccanti perché tanto dietro eravamo a posto. Ok restringiamo il cerchio. Sabato sera, Torino-Milan, rossoneri avanti uno a zero, rigore di Menez. Milan apparentemente ancora padrone del campo. Buon pressing e atteggiamento giusto. Poi dalla panchina, l’editto tanto discusso. 

“Non si può subire contropiede a Torino in vantaggio di un gol. Tutti indietro, ritirata. Serrare le fila”. Consiglio appassionato di Mauro Tassotti a mister Filippo Inzaghi. Ma come? Sul serio? Detto fatto. Bonaventura e Niang si abbassano di venti metri, De Jong limita il pressing. Ed è l’inizio della fine. L’espulsione di De Sciglio è un altro discorso. Risultato ancora sullo 0-1, minuto 79. Fuori Menez, ormai con la lingua di fuori. Ti aspetteresti Pazzini, perché in inferiorità numerica serve qualcuno che faccia salire la squadra, anche perché tolto il francese, di attaccanti in campo non ce ne sono più. Invece no, dentro Alex. Per tentare lo spavaldo 5-4-0. Dal falso nueve a nessun nueve. Passa un minuto, un minuto soltanto. Il Torino pareggia.

Ecco, chiudiamo tutto. Abbassiamo la serranda. Il Milan è finito. Non esiste più. E fa malissimo trovarsi in quell’annosa situazione di dover criticare l’idolo Pippo Inzaghi. Ma la sensazione è che non sappia più dove mettere le mani. Perché la nullità di questo Milan non può essere semplicemente riconducibile ad una penuria di qualità. Che non è poi così vera. 

Palermo, Empoli, Cesena, Genoa, Sassuolo, Cagliari, Torino: punti totali a disposizione in queste sfide 21, punti fatti 4. Paradossalmente, contro le grandi, tutt’altro andazzo. A casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia mi servono giganti, cantava Guccini nel suo Cirano. Il Milan non ha un gioco. Pippo Inzaghi in 18 partite non è stato in grado di dare un gioco a questa squadra. Non è riuscito a recuperare due oggetti misteriosi come El Shaarawy e De Sciglio. Non è solo colpa di Inzaghi. Però i due momenti citati sopra sono uno schiaffo a quello che è stato il Milan in questi ultimi anni. Tutti indietro, difendiamo un golletto di vantaggio contro il triste Torino attuale di Ventura. Che nulla ha da spartire con lo spumeggiante Toro dello scorso anno. E poi Pazzini, l’unica vera prima punta rimasta a questo Milan, abbandonato a scaldarsi per quaranta minuti. Per poi far entrare Alex. Pippo, tu di prime punte te ne intendi? Dovresti, sei nato sul filo del fuorigioco, sai benissimo quanto può servire un attaccante che protegge la palla quando la squadra a malapena supera la metàcampo. Pippo, tu ami il Milan? Non ti piange il cuore a vedere un 5-4-0? Pippo è chiaro che sotto c’è un progetto, si spera. A lungo termine, si presume. Magari dalla prossima stagione si farà anche piazza pulita di quei mezzi giocatori che poco hanno a che fare con questa squadra. Vedi Essien, Muntari, gente che con questa maglia ha davvero poco da spartire. Magari si cercherà di recuperare giocatori come De Sciglio ed El Shaarawy. inaudito questo spreco di talento. No, non ci sta. I due ragazzi sono un patrimonio da conservare, da coccolare, in una teca di cristallo. Ecco Pippo, godi di tanto credito negli ambienti rossoneri. Te lo sei guadagnato, con il sudore, sul campo. Ora è tempo di guadagnarselo anche in panchina. Non per forza con i risultati. Ma con il coraggio di osare e di giocare a pallone, a costo di perdere. C’era una volta il Milan, e tu ne facevi parte.

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Alberto Coriele
C è chi dice che il calcio sia questione di vita o di morte; non concordo con questa affermazione; posso assicurarvi che è una questione molto, ma molto più seria