Gli attacchi vincono le partite, le difese vincono i campionati. E i centrocampisti? Di certo non stanno lì a guardare, poiché la zona mediana del campo gestisce l'equilibrio nello sviluppo della manovra e lo svolgimento delle singole fasi di gioco. Se c'è un reparto, nel quale si autodefinisce una squadra, quello è il centrocampo. Se c'è un reparto, nel quale l'Inter deve dirci chi è realmente, quello è senza dubbio il centrocampo.

La Juventus, di Conte prima e Allegri poi, ha stravinto sei campionati puntando tutto sulle abilità combinate dei propri centrocampisti. Tecnica, corsa, visione di gioco, finalizzazione e recupero palla. Tutte caratteristiche imprescindibili, se si vuole comandare e gestire lo sviluppo della singola partita. Da Pogba a Vidal, passando per Andrea Pirlo (giocatore unico in ogni sua sfaccettatura), la costruzione della manovra e la natura intrinseca di una squadra non possono non passare tra i piedi dei suoi centrocampisti. A questo proposito, la mutazione, maturata dalla Juve nella scorsa stagione, può far riflettere sul tipo di innesto del quale Spalletti è alla ricerca. Dopo aver perso registi puri come Pogba e Pirlo, Allegri ha ritenuto opportuno abbassare Dybala, trasformandolo in una sorta di centrocampista in più (ovviamente ben mascherato) che riuscisse a legare al meglio le trame di gioco. Quello che faceva Nainggolan a Roma, per intenderci, nel 4-2-3-1 di marca spallettiana.

Radja Nainggolan, zimbio.com
Radja Nainggolan, zimbio.com

Non è un caso che proprio il centrocampista belga sia in cima alla lista dei desideri del tecnico di Certaldo, intenzionato a riproporre a Milano quel calcio verticale che lo aveva proiettato a poche lunghezze di distanza dalla corazzata bianconera. L'Inter sta analizzando attentamente il proprio parco alternative, all'interno del quale figurano esclusivamente giocatori di "rottura e ripartenza", come Gagliardini, Kondogbia e Medel. Alcuni di questi, tra l'altro, sono in odor di partenza, mentre altri (come Brozovic) hanno dimostrato di non essere in grado di tenere le redini di un reparto così importante. Per questo, e per altri innumerevoli motivi, si cerca il profilo di un leader tecnico, tattico e carismatico. Che abbia, cioè, la personalità per impedire alla squadra di sbandare nei momenti clou della stagione. Il profilo di Borja Valero, dunque, è utile come il pane, ovviamente più dal punto di vista carismatico (oltre che tecnico) che dinamico, vista comunque la carta d'identità e il suo momento di forma professionale non troppo esaltante. 

Si cerca un incursore, dunque, uno in grado di prendere in mano i suoi compagni nei momenti di difficoltà. Un profilo internazionale quindi, che al tempo stesso abbia una minima conoscenza del campionato italiano e delle sue trappole. Si torna, pertanto, al nome di partenza: Radja Nainggolan. Il centrocampista della Roma è il preferito per tanti aspetti (non ultimo quello "affettivo", da parte di Spalletti che lo conosce bene). Il belga sarebbe la pedina fondamentale della nuova Inter, garantendo qualità, quantità, un discreto numero di reti e il giusto temperamento in fase di recupero palla. Insomma, all'Inter serve un "tuttocampista" e Nainggolan fa esattamente al caso suo. Le problematiche, più che dal punto di vista tecnico, sono legate alla Roma, società alla quale il giocatore è piuttosto legato, ma che sta dimostrando (in vari modi, ad esempio le cessioni) di trovarsi ad un punto zero della propria storia recente. Questi oscuri propositi potrebbero spingere Radja ad accettare la nuova ed emozionante sfida offerta dall'Inter di Spalletti. 

Borja Valero, zimbio.com
Borja Valero, zimbio.com

Il secondo nome che circola, alla corte di Appiano, è molto simile, per certi versi, al sopracitato Nainggolan. Incursore, forte tecnicamente, tenace fisicamente, giusta dose di esperienza in campo italiano ed internazionale. Insomma, un concentrato atomico di Arturo Vidal che, dopo l'arrivo al Bayer di Tolisso, potrebbe avere meno spazio e scegliere un'avventura stuzzicante e al tempo stesso intrigante. Gli ostacoli, anche qui, travalicano gli aspetti squisitamente tecnici. Il cileno è legato ai tedeschi da un contratto corposo e dalla possibilità di misurarsi (in Champions) sui palcoscenici più importanti del panorama calcistico mondiale. Ed ecco perché un approdo all'Inter risulta difficile non tanto dal punto di vista economico (i nerazzurri hanno fatto sapere di voler stanziare tra i 60 e i 70 milioni per il top player in mezzo al campo), quanto da un punto di vista prettamente professionale. Vidal, dopo aver dichiaratamente lasciato la Juve per provare a vincere la Champions, farebbe un inevitabile passo indietro accettando la sfida dei nerazzurri.

Il terzo candidato è sicuramente il meno conosciuto dei tre (fattore che lo relega inevitabilmente un passo dietro gli altri), ma non per questo da scartare a prescindere. E' un nome nuovo, poco chiacchierato ma non per questo economicamente più abbordabile. Il calciatore in questione è Naby Leye Keita. Centrocampista in forza al Lipsia, classe 1995, alto 1,72 e artefice assieme ai suoi compagni del miracolo della propria squadra. Il guineano è avvolto ancora dal classico alone di mistero e incertezza che caratterizza i calciatori mai visti sui campi di Serie A. Questo aspetto potrebbe far storcere il naso, anche alla luce della sua giovane età. Tuttavia, vanno considerati sia i precedenti (e quello di Vidal cade giusto a fagiolo) sia le caratteristiche tecniche di un ragazzo dal talento indiscutibile. C'è chi lo paragona a Kanté, per la sua abilità in fase di transizione e per la sua capacità di leggere il gioco. In realtà, Keita abbina la sua predisposizione a rubar palla con una buona tecnica di base, che lo rende addirittura capace di dettare l'ultimo passaggio in zona-gol. E' molto più avvezzo ad andare in rete, rispetto al suo illustre collega del Chelsea, un aspetto da non sottovalutare. Il suo valore economico non è inferiore a quello dei vari Nainggolan e Vidal. Dalla sua il ragazzo ha il favore della carta d'identità e la spensieratezza della giovane età. In questa situazione, l'Inter si trova in una comoda via di mezzo, che gli permette di valutare attentamente le caratteristiche di ogni interprete (Keita compreso), al fine di trovare la pedina perfetta da inserire correttamente in uno scacchiere ancora in preparazione.