Si chiude con le parole di circostanza di Ausilio il mercato dell'Inter. Alle 23, termina la sessione invernale, con uno 0 gigante alla casella colpi. Lisandro Lopez e Rafinha - da giorni con il gruppo, il secondo sprinta per strappare una maglia da titolare già con il Crotone - gli unici innesti di questo mese di riparazione. Scommesse in divenire, toppe da valutare. Si scioglie la suggestione Pastore, Suning pone il veto, prestito oneroso troppo elevato. Nel pomeriggio di ieri, la partenza dell'agente dell'argentino, disco rosso sulla trattativa. A seguire, l'ultimo sussulto, un'operazione last minute per concretizzare l'approdo al Sassuolo di Pinamonti. Cifra interessante - diritto di recompra per l'Inter - da rigettare con effetto immediato nel mercato per soddisfare Spalletti. Nulla di fatto, ancora una volta. Decisiva in questo caso la volontà del ragazzo, pronto a proseguire il percorso in nerazzurro pur con spazio limitato. 

Nessun ingresso, nessuna uscita, se non quella già certa dal giorno precedente di Yuto Nagatomo - direzione Turchia, casacca del Galatasaray per l'esterno. Messaggio di stima per società e tifosi su twitter, saluta dopo sei mesi con Spalletti di buon livello, saluta da quinto esterno, senza rancore. L'ascesa di Cancelo come punto di rottura, la necessità di valorizzare Dalbert come ultima spallata verso la porta d'addio. In rosa permane invece Brozovic, promesso sposo al Siviglia - 1 milione per il prestito, 27 per il riscatto - bloccato dal tecnico dopo la fumata nera in seno alla trattativa Pastore. Resta, con umore da decifrare. 

Spalletti riparte quindi numericamente con i medesimi effettivi - in Rafinha e Lisandro Lopez, out Joao Mario e Nagatomo (Vanheusden, fin qui mai utilizzato, va allo Standard Liegi in prestito) - e i noti problemi. Nessun ritocco a una mediana in evidente difficoltà nel costruire gioco e a contatto con realtà fisiche - da qui l'opzione Donsah, corteggiato da Inter e Torino ieri. Nessun puntello davanti, con l'infortunio di Icardi, out con il Crotone e in dubbio per il successivo impegno, ad acuire lo stato di crisi. Tutto nelle mani di Spalletti, mentre il popolo nerazzurro protesta e in molti si interrogano.