Quaranta minuti di sofferenza fino alla doccia gelata marcata Son. Da lì sembrava tutto perduto. La Juventus ha faticato molto, forse anche troppo. Ma "vincere è l'unica cosa che conta" e quindi il risultato finale dà ragione ad Allegri ed ai giocatori. Un ottavo di finale deciso dagli episodi, come accade sempre nelle gare ad eliminazione diretta. Episodi che potevano costare molto cari se non fosse stato per una provvidenza vestita di bianco, volgarmente chiamata "palo". Quella barra di metallo che non ha permesso al pallone colpito da Kane di insaccarsi in rete, come accadde ad Higuain all'andata. Episodi che loro malgrado hanno influenzato e diretto la gara verso un risultato positivo per i giocatori in bianco e nero, stavolta in giallo.

Un giallo come i cartellini sbattuti in faccia a Benatia e Pjanic. Gialli pesantissimi che valgono come un cartellino rosso. Due assenze pesanti per l'andata dei quarti di finale che vedrà la Juventus priva dei due pilastri di difesa e centrocampo. Forse le uniche due decisioni giuste dell'arbitro e della terna, decisamente poco all'altezza per partite di cartello come questa. Inspiegabile il rigore non fischiato a Douglas Costa, ancora più illogico il fuorigioco non chiamato a Kane sul suo colpo di testa. Ma la provvidenza di cui sopra ha tolto le castagne dal fuoco a Marciniak e compagnia.

Una Juventus dunque vittoriosa ma non bella, pratica ma non fortunata. Una Juventus che comunque è riuscita a dire la sua in pochissimi minuti e ribaltare ciò che sembrava difficile da ribaltare. Gli ingressi di Lichtsteiner e Asamoah, al posto di Benatia e Matuidi, hanno portato i bianconeri a ridisegnarsi in un 4-2-3-1 forse inaspettato per il Tottenham. In tre minuti, Higuain da solo ha indirizzato una partita in discesa, ribaltando quella salita apparentemente insormontabile. Prima un gol, da vero numero nove e poi una sponda meravigliosa che lancia Dybala a tu per tu con Lloris e mette in rete il sorpasso. Novecento minuti e oltre di digiuno in Champions per El Diez bianconero che finalmente si sblocca con un gol pesantissimo. Cosa che rincuora ancora di più, lo stop forzato di Higuain non gli ha tolto lo stato di forma che stava vivendo. E soprattutto, il suo gol ha scacciato quel rigore che poteva essere ancor più maledetto. E che si era stampato sulla provvidenza di cui sopra (di nuovo) che ha deciso di sorridere al Tottenham in quel di Torino.

Meritevoli gli elogi alla Vecchia Signora, così come dovrebbero (anzi, devono) esserci per il Tottenham. La squadra di Pochettino avrebbe meritato forse qualcosa in più ma nelle gare da dentro o fuori, le briciole non si raccolgono mai. Forse pecca d'inesperienza europea, forse sono stati un po' troppo spavaldi in questa gara di ritorno, ma gli Spurs sono una realtà da tenere in considerazione per questa Champions League. Pochettino aveva preparato molto bene la partita, aggredendo sin da subito e alzando l'intensità della squadra. Aggredire per non essere aggrediti. Ma l'uno due bianconero ha spezzato le gambe al Tottenham, da lì in poi incapace di costruire con sapienza e mente fredda. La frenesia del gol del pareggio ha portato gli Spurs a scontrarsi contro il muro bianconero, quel catenaccio all'italiana funzionale a mantenere il risultato. E che ad Allegri riesce sempre, tranne quando c'è da spazzar via un pallone nella fredda terra tedesca.