La Juventus ha vinto contro il Milan, lo ha fatto per l'ennesima volta più con la testa che con il resto, ponendo un altro fondamentale mattoncino nella costruzione del settimo titolo consecutivo in Serie A. Il distacco di quattro punti attuale dal Napoli pare quasi una sentenza, lì in cima alla classifica, rispetto all'entusiasmo partenopeo di soltanto qualche settimana fa. Alla lunga i valori dei bianconeri sono usciti fuori: ieri è entrato Milik per gli azzurri dalla panchina, così come sono entrati Douglas Costa e Cuadrado per i bianconeri (che facevano a meno di Bernardeschi e Mandzukic). L'impatto sulle rispettive sfide è stato diverso, così come diversi sono i valori dei giocatori. È così che la corsa allo Scudetto sembra più chiusa di quanto effettivamente non sia sulla carta.

Tornando alla partita di ieri, Max Allegri l'ha approcciata come fa di solito nei big match di campionato: soluzione conservativa all'inizio, con l'idea di limitare i rischi il più possibile e poi vincerla, con un repentino cambio di atteggiamento tattico, nella ripresa. Effettivamente è andata così, al netto di un qualcosa di troppo concesso ai rossoneri rispetto ad uno schieramento con cinque difensori "puri". A livello tecnico, le difficoltà evidenziate sono state le solite di quando manca qualche titolare (ci torniamo dopo) e gli ingressi sopracitati dalla panchina sono stati fondamentali. Fondamentale è stato soprattutto ritrovare anzitempo rispetto alle aspettative Juan Cuadrado, che anche in mezz'ora sa come incidere e potrebbe avere un apporto decisivo nell'ultima parte di stagione, anche soltanto per dare un turno di riposo a qualche compagno, senza rinunciare ad alcuna abilità in fase di possesso e di non possesso.

Adesso c'è la Champions League, martedì sera la sfida al Real Madrid. Si diceva in precedenza delle difficoltà dei calciatori juventini, che rimangono le stesse: principalmente si tratta di una mancanza di grande tecnica in fase di uscita e di gestione del pallone. I ritorni di De Sciglio e (forse) di Alex Sandro daranno una mano, ma in tal senso peseranno anche le assenze di Benatia e soprattutto Miralem Pjanic. È questo il dubbio maggiore che si porta dietro Madama riguardo le sue doti; l'altro dilemma, forse di minore entità, tocca l'abito tattico ideale di questa squadra. La difesa in Italia è apparsa ben più solida col 4-3-3, che nonostante abbia una fase di non possesso in teoria simile a quella del 4-2-3-1, a causa delle caratteristiche dei giocatori è semplicemente una soluzione più conservativa. Al contempo, col sistema della stagione passata, i torinesi sembrano ben più brillanti e valorizzano probabilmente di più le caratteristiche di uno come Sami Khedira, che con un centrocampo a tre appare molto meno attivo in fase offensiva, anche perchè il campo da coprire sarebbe di più e forse la gamba del tedesco non è più quella di un tempo. E lui, nel contesto giusto, fa la differenza (ieri assist e gol in mezz'ora da mediano a due).

Ora c'è da capire. Abbiamo superato anche marzo, il mese che Allegri aveva tanto richiamato ad inizio anno. Forse sarebbe stato lecito, in questa stagione, riferirsi principalmente ad aprile: il vero volto della Signora non è stato ancora svelato. Lo conosceremo presumibilmente solo martedì sera, o comunque nell'ambito della doppia sfida coi Blancos. L'interrogativo che guiderà questo quarto di finale è chiaro: riusciranno i campioni d'Italia a prevalere sotto l'aspetto della personalità contro i campioni d'Europa? Entrambe le squadre hanno dei difetti strutturali, e purtroppo il talento a disposizione di Zinedine Zidane è sicuramente superiore. La vera impresa che dovrà compiere la Juventus è proprio questa: prevaricare i propri difetti contro i Galacticos, che già di per sè sarebbero un avversario ostico ed in più devono giocarsi il tutto per tutto in ambito internazionale, e farlo con la testa prima che con le gambe. Se ci riusciranno, sarà un'ode agli attributi di tutti i giocatori che scenderanno in campo. Altrimenti, sarà più o meno normale. Perchè anche solo pensare di battere il Real Madrid è complicato.