C’era bisogno di rialzarsi dopo la sconfitta interna di Champions. C’era bisogno di archiviare i mugugni della tifoseria verso Dybala. C’era bisogno di risposte, insomma, di dimostrare che si cade per rialzarsi. Non tutti i bisogni sono stati soddisfatti però. Al di fuori dei tre ottimi punti conquistati su un campo che stava diventando un fortino, la Juventus reagisce in una partita che, numeri alla mano, doveva essere completamente agevole per i bianconeri. Così però non è stato. Il Benevento ha provato ad emulare la Spal e quasi riusciva a strappare un punto alla capolista, giocando una partita spregiudicata e senza paura. D’altronde, i giallorossi campani avevano ben poco da perdere. Viceversa, la pressione si trovava tutta sulla Juventus che è riuscita a fare il bello ed il cattivo tempo per tutti i novanta minuti.

L’approccio è dei migliori, i bianconeri attaccano occupando gli spazi che lascia il Benevento, in particolare nella propria trequarti campo e sul versante di destra. Matuidi dialoga con Alex Sandro senza particolari problemi, tanto che proprio grazie ad un repentino cambio di gioco del brasiliano nasce il vantaggio della Juventus con Cuadrado che apparecchia per Dybala che a sua volta segna un gol strepitoso. Un tiro a giro sul quale Puggioni non può assolutamente nulla. Dal gol in poi, gli uomini di mister Allegri adottano una tecnica conservativa che si rivelerà pressoché suicida, complice anche un doppio errore individuale. Otto giri di orologio ed arriva il pareggio del Benevento con Diabatè. Marchisio va a triplicare in esterna ma poi non chiude né il passaggio né il tiro insidioso che costringe Szczesny alla parata. Poco reattivo Rugani che lascia in gioco Guillherme sulla respinta del portiere. Cross basso sul quale si avventa l’attaccante maliano che da zero metri spara in rete la palla del pareggio. Tutto da rifare per la Juventus che ci prova, barcamenandosi tra ansia da prestazione e da risultato.

C’è poca precisione nell’ultimo passaggio; si ricorre quindi al lancio lungo. E sembra essere una scelta tutto sommato congeniale: ad un pessimo Mandzukic, la controfigura del guerriero di inizio anno, viene annullato un gol. Cuadrado si divora il vantaggio, strozzando il tiro a tu per tu con Puggioni. All’ultimo respiro, Pjanic aggancia in area per poi venire atterrato proprio all’ingresso dell’area piccola. Rigore solare ma non per Pasqua che deve essere richiamato al VAR. Cambia la decisione e Dybala supera il suo record di gol in Serie A spiazzando i portiere giallorosso. Nell’esultanza, intima alla propria squadra di rimanere alti e non abbassarsi. Un profeta non ascoltato perché dopo appena cinque minuti ecco il gol del due pari, sempre con Diabatè che abbassa la sua media gol: uno ogni trentanove minuti. Stavolta Benatia, forse acciecato dal sole, si fa sovrastare dal maliano che insacca comodamente in rete. Quinto gol subìto dalla Juventus in due gare. L’imperforabile difesa bianconera traballa pericolosamente. Di nuovo recuperata come raramente accade, Allegri mischia le carte in tavola e fa entrare i titolarissimi: Costa, Higuain e Khedira. Si passa così al 4-2-3-1. Ed ancora una volta, i cambi risultano essere perfetti. Higuain si guadagna il secondo calcio di rigore che Dybala insacca alle spalle di Puggioni, terza tripletta per lui in campionato ed eguagliato il record di Boniperti. Poi sempre il Pipita lancia Costa che si inventa un eurogol simile a quello di Dybala, mettendo di fatto la parola fine al match.

La Juventus doveva dare delle risposte e le ha date, seppur con sofferenza, in una partita in cui si può decidere di vedere il bicchiere mezzo pieno, in cui i bianconeri hanno saputo reagire dopo un doppio vantaggio recuperato (leggere alla voce Atalanta e Lazio). C’è tuttavia la metà vuota, in cui questa Juventus, con tutte le eccezioni del caso, ha sofferto troppo contro un modesto Benevento. Il gap tecnico è palese e perfettamente rispecchiato dalla classifica ma non certo dal match giocato. Molte le analogie con la partita d’andata, soprattutto per l’approccio alla gara da parte delle due compagini. Se a Torino, il Benevento si era rinchiuso nella propria area, trovando un insperato vantaggio, allo stadio Vigorito, i giallorossi hanno deciso di provare a giocare d’attacco. Pur non pungendo con chiare occasioni da gol miracolosamente sventate dall’intero comparto difensivo juventino, il Benevento ha giocato d’intensità, non preoccupandosi di sbagliare. Viceversa, la Juventus ha iniziato bene per poi spegnersi. Solo i gol avversarsi hanno permesso di riaccendere la fiammella dell’agonismo. Nota a margine: ennesima prestazione deludente di Alex Sandro. Cosa gli sta succedendo?

VAVEL Logo
About the author