Bisogna solo scegliere da cosa partire: dal rimorso di una partita d'andata sotto le aspettative, dal rimpianto di non aver utilizzato un centrocampo a tre sin da subito, dalla recriminazione di un arbitraggio non all'altezza. Partendo dal fondo, le parole di Buffon e del presidente Agnelli sono decisamente comprensibili e condivisibili seppur con qualche riserva. Lo sfogo di pancia del capitano bianconero subito dopo la partita è l'emblema di chi ha sofferto più di chiunque altro. Di chi non meritava di lasciare il calcio d'Europa con un cartellino rosso (il terzo in tutta la sua carriera). E che vede sfumare anche l'ultima possibilità di andare in fondo alla massima competizione per club, dopo aver visto volare via un Mondiale ai play off. Ma soprattutto di chi non meritava di subire un arbitraggio di così basso livello. Senza contare la disparità nell'uso dei cartellini, scoccato il novantesimo troviamo ben tre errori che portano al fischio del dubbio rigore. In primis, i tre minuti di recupero. Decisamente troppi per un secondo tempo che ha visto un solo cambio ed un gol. Non da meno, il dubbio fallo di Benatia. In terzo ed ultimo luogo, la mancata e conseguente espulsione di Benatia. Perchè se quello è un fallo da rigore, Benatia, già ammonito, avrebbe meritato quantomeno il secondo giallo se non il rosso diretto. Una summa di errori che dovrebbero far riflettere i designatori UEFA. E parallelamente anche una certa stampa italiana che decide di differenziarsi dall'Europa intera che quasi unanime condanna lo scellerato arbitraggio.

Tornando al calcio giocato, l'eliminazione della Juventus è figlia di una partita d'andata che ha complicato non poco quella di ritorno. Gli errori individuali che hanno portato ad un rotondo 0-3 per i campioni d'Europa in carica, sono stati talmente elementari tanto da far sperare ad un vero miracolo per il match al Bernabeu. D'altra parte, Allegri probabilmente è stato costretto a sopperire a due mancanze fondamentali per il suo gioco, quali Pjanic e Benatia. In particolare in mediana, non che Bentancur abbia sfigurato, l'assenza del bosniaco ha costretto Allegri a schierare un centrocampo a due che ben presto è stato rinchiuso nella morsa del Real Madrid. Non ai livelli morbosi del secondo tempo di Cardiff, ma la difficoltà è stata evidente. Nella partita di ieri sera, la musica è stata ben diversa. Con un centrocampo completo di una mezzala incontrista come Matuidi, la Juventus ha coperto bene gli spazzi, sfruttando soprattutto il pressing in mediana. Non a caso, il primo gol di Mandzukic nasce proprio da un errore di Casemiro che regala palla a Khedira, il quale manda in gol Madzukic. Il tutto dopo appena un giro di orologio.

La superiorità numerica che si andava a creare sulle due fasce, ha permesso inoltre un gioco che valorizzava il Madzukic ariete e non quello ala. Higuain, in una partita dove è stato costretto al lavoro sporco, si portava via sempre un uomo, abbassandosi quasi all'altezza di Pjanic. Una sorta di regista silenzioso, capace di far alzare la squadra e di ampliare il gioco, soprattutto nel centrodestra, porzione di campo in cui spaziavano Khedira, Douglas Costa e Lichtsteiner. La superiorità numerica è stata evidente e non a caso le tre azioni che hanno portato ai tre gol, nascono tutte dalla destra. Ciò che colpisce e lascia perplessi, ancor più molti tifosi juventini, è stata proprio la prestazione di Mandzukic. A secco da dicembre, le sue prestazioni sono state quasi del tutto insufficienti non tanto per il gol che non arrivava ma per l'assenza di grinta del giocatore croato che l'ha sempre distinto. E poi, il Santiago Bernabeu a farlo resuscitare (sportivamente) ed a far credere tutto il mondo calcistico ad un'impresa che sarebbe stata storica. La prestazione generale non lascia dubbi: questa Juve è forte, anche quando ha momenti di sbandata. L'unico dubbio è legato al contraccolpo psicologico. Chi vivrà, vedrà.