Il derby di Roma finisce a reti bianche. Un epilogo preventivabile, date le fatiche europee delle due squadre romane. La rabbia e la voglia di riscatto della Società Sportiva Lazio ha cozzato contro la maggiore convinzione dell'Associazione Calcio Roma, sfociando in una stracittadina equilibrata, senza vincitori e senza vinti. 

NE VINCITORI, NE VINTI

Per quanto è stato visto in campo, il pareggio è un risultato giusto e veritiero. Entrambe le squadre avrebbero meritato di vincerlo, ragion per cui uno zero a zero non fa storcere il naso a nessuno. E' stata una partita tesa, giocata su ritmi altissimi fin dai primi minuti. Il grande spreco di energie (sia Roma che Lazio sono partite fortissimo) ha lentamente scaricato il serbatoio (già magro) delle due squadre. La squadra di Eusebio Di Francesco non aveva più, avendo dato tutto nell'impresa storica contro il Barcellona, mentre quella di Simone Inzaghi era spossata mentalmente e fisicamente, a causa della clamorosa debacle austriaca. Un pareggio che lascia tutto aperto per il proseguo del campionato, lasciando invariate distanze e posizioni. 

EPPURE LA SI POTEVA VINCERE

Discutibili alcune scelte di Inzaghi. In primis, quella di togliere Felipe Anderson (migliore in campo per distacco), al sessantesimo, in favore di Luis Alberto. Capisco che la staffetta dei due fosse programmata fin dall'inizio, ma omettere dall'undici titolare l'uomo che stava facendo la differenza, con i suoi strappi e le sue accelerazioni, mi è sembrata una mossa avventata e quasi "meccanica". Si poteva attendere un ulteriore sviluppo della partita, o rilevare l'ormai stremato Ciro Immobile per provare a far agire Pipe da centravanti. Così come è stata discutibile la scelta di non sostituire Stefan Radu già all'intervallo. Il rumeno era visibilmente nervoso e gravato di un giallo. Inserendo Martin Caceres (o Quissanga Bastos, che comunque è subentrato in situazione di inferiorità numerica) fin da subito, ci saremmo evitati quindici minuti finali di pathos. Tuttavia, il pareggio è un risultato per cui avrei firmato col sangue alla vigilia, e di certo non ci si può lamentare per aver retto l'urto di una squadra molto più in forma della nostra. Ora però bisogna concentrarsi sulla volta finale, a partire dalla trasferta di Firenze. Non bisogna dilapidare quanto di buono fatto.