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Benevento, la vittoria dei rimorsi

Lo 0-1 di ieri sera a San Siro mostra che poteva andare diversamente per gli Stregoni. Ma se non è stato così, un motivo c'è

Benevento, la vittoria dei rimorsi
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Di Gianluigi Sottile

Ieri sera è stata una serata storica per il calcio italiano e più che mai per il Benevento. Un girone dopo il primo punto ottenuto in Serie A, gli Stregoni hanno ottenuto la prima vittoria in trasferta nella massima lega nazionale contro lo stesso avversario. Lo hanno fatto in uno degli stadi più difficili, a San Siro, battendo il Milan per 0-1 grazie ad una prestazione intensa, concreta ed anche fortunata. Ottenere tre punti lontano dal Vigorito è stata un'operazione che ha impiegato però 34 giornate e per questo - oltre che per tante altre motivazioni - alla fine la retrocessione matematica sembra sia stata semplicemente rimandata per i campani, sempre ultimi in classifica a quota 17.

A questo punto della stagione emergono tantissimi rimpianti per la truppa di Roberto De Zerbi. Ormai da alcune settimane a questa parte la squadra ha iniziato ad acquisire appieno le conoscenze richieste dal proprio tecnico e, con un sistema fluido e l'inserimento di giocatori di qualità, sono arrivate prestazioni sempre più importanti. Il culmine è stato nella gara di ieri, ma la sensazione è che sarebbe bastato anche meno in tanti momenti dell'annata per almeno battagliare per la salvezza. Fare discorsi basati sui "se" nel calcio conta pochissimo, ma in questo momento della stagione ci sono diverse squadre assolutamente lanciate verso la salvezza che stanno offrendo un livello prestazionale ben inferiore a quello del fanalino di coda. Il gioco è pian piano emerso ed adesso i giallorossi sono piuttosto ostici da affrontare.

Perciò poteva andare diversamente. Non è stato però così, e i motivi sono tanti. La scelta di far assimilare un gioco ad una squadra che già si mostrava molto poco concreta, nel momento in cui è stato scelto De Zerbi, è stata piuttosto rivedibile. L'idea migliore forse sarebbe stata accontentarsi invece del buon vecchio catenaccio, comune a tante retrocessioni scampate in passato: attuare un gioco come quello chiesto dall'allenatore ex Foggia è qualcosa che richiede troppo tempo, quando è passato un terzo del campionato e non si è ancora fatto punti. A testa alta quindi di sicuro, ma il Benevento torna in Serie B prima di tutto con una specie di lezione d'umiltà. L'impatto col campionato è stato pesante, come normale per una squadra che deve molto della sua crescita anche agli innesti del mercato di gennaio: difficilmente si evitano delle difficoltà iniziali per tutte le neopromosse, d'altronde. Però la sensazione è che la Strega non abbia fatto nulla per evitare di farsi male.