Il 5 dicembre scorso sembrava tutto fatto: la Conferenza dei servizi della Regione Lazio aveva dato il via libera al progetto del nuovo stadio della Roma che avrebbe dovuto aprire i battenti nella stagione 2020/21. Tre giorni fa era scaduto il termine per presentare le osservazioni al progetto e si era fissata una scadenza di trenta giorni per le controdeduzioni. Il giorno dopo la doccia gelata: un'inchiesta su una presunta associazione a delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive e di una serie di reati contro la Pubblica amministrazione. Indagine che ha portato all'arresto di nove persone, sei in carcere e tre ai domiciliari, in mezzo alle quali spuntano i nomi del vicepresidente del Consiglio Regionale Adriano Palozzi di Forza Italia, il presidente di Acea, Luca Lanzalone e l'imprenditore Luca Parnasi. Fatti che rischiano di portare a uno stop del progetto. Macchia che si è allargata fino al presidente del Coni Giovanni Malagò (che si è reso disponibile a qualsiasi chiarimento della vicenda verso gli organi competenti), che avrebbe favorito il progetto del nuovo stadio in cambio di ricevere da Parnasi un trattamento di favore nei confronti del genero (Gregorio, compagno di Ludovica, figlia di Malagò). 

La Roma per bocca del proprio presidente Pallotta ha preso le distanze da Parnasi, inoltre il numero 1 giallorosso non è per niente disposto a rinunciare al progetto, sembra disposto ad accettare un eventuale rallentamento (anche se la sua pazienza potrebbe avere un limite) e studia un piano di riserva: l'idea è quella di far passare il progetto in blocco dal gruppo Eurnova (Parnasi è il presidente) ad un'altra società.

Nel frattempo ha incontrato il ds dei giallorossi Baldissoni, che ieri mattina in Campidoglio si è confrontato anche con Virginia Raggi. Il dirigente vuole far andare avanti il progetto, come del resto il sindaco che vuole ulteriore verifiche per procedere. Il primo cittadino della Capitale è stato ascoltato come testimone dalla Procura e ha parlato di come il progetto stadio riguardi tutta la città di Roma, ma le procedure urbanistiche si svolgano in Regione. Una situazione davvero intricata, la cui soluzione è distante come ha ammesso la stessa Raggi: «Che fine farà lo stadio? Non lo sappiamo, gli atti della procedura sembrano tutti validi». C'è da aspettare quindi, chissà fino a quando.

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Mattia Dottavio
Laureato in giornalismo e studente in lettere, grande appassionato di calcio e f1