Si può essere una nobile decaduta se negli ultimi 15 anni non sei mai andata oltre la Serie C, se negli ultimi 15 anni sei fallita per tre volte e se non sei mai salita in Serie A in 114 anni di storia? Sì, se ti chiami Cosenza. La favola del Cosenza è difficile da raccontare, a tratti inspiegabile per i fatti accaduti. I rossoblu hanno sempre avuto grandi giocatori come: Cristiano Lucarelli, Stefano Fiore, Michele Padovano, Denis Bergamini (caso sulla sua morte è stato riaperto di recente) e Gigi Marulla, a cui è dedicato lo stadio dopo la sua scomparsa nel 2015, ma non è mai riuscita ad andare in Serie A e dal 2013 stanzia in Serie C.

La squadra viene assemblata in estate dal DS Trinchera che subentra ad Aladino Valoti e si affida all'allenatore Gaetano Fontana. Ma Fontana non lega con lo spogliatoio e con l'ambiente, dopo 5 giornate il Cosenza è penultimo e il gioco "sarriano" di Fontana non si concretizza. Guarascio lo esonera e si affida all'esperto di promozioni Piero Braglia, reduce da una deludente esperienza all'Alessandria. La prima cosa che fa Braglia è cambiare gioco, basta tentare di fare un possesso palla sterile, si gioca in contropiede. Rispolvera Tutino e Baclet, a Gennaio arrivano Okereke, Perez e Ramos. La squadra risale fino alla zona playoff, ma i risultati rimangono altalenanti, come il pareggio con l'Akragas già retrocesso e la sconfitta per 0-3 in casa nel derby cittadino col Rende (perché ormai Cosenza e Rende sono un polo unico a livello urbanistico). La squadra è sotto contestazione, i giocatori vengono sommersi di sputi e insulti sia dalla curva che dalla tribuna (perché la tifoseria del Cosenza è anche spaccata in due da un po' di anni).

Il Cosenza guadagna la promozione in B quel giorno, perché negli spogliatoi capitan Corsi e l'esperto difensore Manuel Pascali striglieranno la squadra facendo capire ai più giovani l'appartenenza alla maglia. Dopo le nette vittorie col Francavilla e con il Trapani, il Cosenza è testa di serie nei playoff, ma parte dal primo turno contro la Sicula Leonzio di Aimo Diana. Al Marulla c'è la contestazione dei tifosi, anche perché all'80esimo il Cosenza è sotto 0-1 ed è momentaneamente fuori dai playoff. Ma in mezzo ai fischi, Okereke segna il pareggio e dopo pochi minuti è un rigore di Baclet a regalare il passaggio del turno. Al secondo turno c'è la Casertana, da qui in poi Braglia utilizzerà sempre Baclet dalla panchina. Braglia sa che Baclet è il più cinico dei suoi attaccanti, ma sa anche che se Baclet partirà dall'inizio, a fine primo tempo sarà già stanco.

Questa è la scelta che cambierà la stagione di Allan Baclet. Con la Casertana parte Perez titolare che agevola il lavoro di Tutino che segna dopo due minuti, a nulla servirà il pareggio della Casertana con Finizio, con l'1-1 passa il Cosenza. A questo punto, anche i tifosi capiscono che la squadra c'è e che può farcela veramente, il sogno Serie B si può avverare. C'è però da affrontare il Trapani, tra le favorite del girone C e dei playoff, ma che il Cosenza ha sempre battuto in regular season. Il Trapani è nettamente superiore per organico, ma il rapporto tra Calori e la squadra è logoro. Il San Vito-Marulla si riempie, Tutino e Okereke segnano nel secondo tempo, ma sullo scadere il Trapani segna il 2-1 finale. A Trapani non si deve perdere, e tutti si aspettano una partita difensiva del Cosenza, ma Braglia non vuol passare per catenacciaro e imposta la partita sul pressing e sul contropiede, non vuol far respirare gli avversari. Sono di nuovo Okereke e Tutino a segnare, i due ormai si trovano a meraviglia e relegano Perez in panchina, anche perché l'ex Ascoli sta giocando infortunato pur di contribuire alla causa.

Il sorteggio per i quarti di finale non è benevolo, infatti la Sambenedettese è una squadra di alto livello che si è suicidata durante la gestione Ezio Capuano, ma che con Moriero in panchina sembra riprendersi. L'andata è a Cosenza, e i lupi della Sila giocano alla perfezione: un tiro da fuori di Bruccini apre le danze, Marchi pareggia e sembra dare ossigeno alla Sambenedettese, ma Allan Baclet sigla nel finale il 2-1. Il coro per Baclet da parte dei tifosi cosentini, riassume il loro rapporto con la punta francese: "Baclet, Baclet, Baclet, Baclet, t'hanno visto col Mojito, col Mojito a Piazza Fe'". Da critica per il suo stile di vita notturno, il coro diventa un incitamento per la punta che ringrazia e rilancia promettendo 100 mojito in caso di promozione in Serie B. A San Benedetto del Tronto, il Cosenza va a fare la partita segnando subito con Mungo e poi ancora Baclet su rigore, segnando all'ex della partita Perina.

Si va in semifinale e c'è il Sudtirol, altra sorpresa di questa stagione, ma neanche tanto viste le idee di Paolo Zanetti e della società. I giornali tirolesi provocano i rossoblu, definendo i giocatori del Cosenza un branco di animali dell'Aspromonte (ndr l'Aspromonte è il massiccio montuoso di Reggio Calabria, a Cosenza c'è la Sila) e nel piccolo stadio di Bolzano sono solo i supporters rossoblu a farsi sentire, dopo 15 ore di pullman. Per 90 minuti è dominio cosentino, ma nel recupero è Cia a decidere il match a favore del Sudtirol. I lupi non demordono, anzi, sono più agguerriti che mai viste le provocazioni ricevute. Il prefetto di Cosenza apre l'intero stadio Marulla e in pochi giorni è sold out con 20 mila persone allo stadio.

La partita però è bloccata nel primo tempo, il Sudtirol si difende e il Cosenza sembra non avere idee, poi Braglia come consuetudine chiama Baclet e lo mette in campo. Dopo 10 minuti parte un cross su punizione e il pallone come al solito finisce da Baclet che sblocca il match. Ma con l'1-0 si va ai supplementari e al 94' viene assegnato il decimo calcio d'angolo del secondo tempo al Cosenza: Loviso, esperto giocatore ex Serie A con Bologna e Livorno, bacia quel pallone e lo crossa verso Baclet, a chi vuoi affidare il pallone della vittoria, e nel tentativo di anticipare Baclet, Frascatore insacca la palla in rete... nella propria porta. Lo stadio esplode letteralmente, le telecamere della RAI tremano di fronte alle urla dei cosentini.

Si va a Pescara, 27 anni dopo il leggendario spareggio contro la Salernitana deciso da Gigi Marulla. Sono 11 mila i tifosi al seguito della squadra, tutti che allungano il viaggio per andare a rendere omaggio a Denis Bergamini a Roseto Capo Spulico, dove fu trovato il suo corpo. Lì c'è una lapide in suo onore che oggi è meta di pellegrinaggio per i tifosi cosentini. A Pescara, c'è il Siena ad affrontare i lupi, reduce dalla controversa vittoria con la Reggiana e dalla vittoria ai rigori contro il Catania, due big dei playoff. Ma ormai il Cosenza gioca sull'onda dell entusiasmo, i giocatori ormai conoscono a memoria gli schemi, non hanno nemmeno bisogno di chiamarsi la palla, sanno già dove sono gli altri compagni.

Anche la tifoseria si è unita per questa finale, curva e tribuna insieme in trasferta, cantando dall'inizio alla fine. Apre le marcature Bruccini dopo che Tutino ha dribblato la metà dei giocatori senesi e gli ha servito un pallone con scritto "basta spingere". Ma per Tutino non è finita, a inizio ripresa, dopo un'azione fatta sola di tocchi di prima, scatta in contropiede contro la difesa senese e tira una sassata sotto l'incrocio che è imprendibile per il portiere avversario. Un rigore di Marotta sembra riaprire la partita, ma c'è ancora un pallone in area di rigore e c'è ancora Baclet che si avventa su di lui, siglando il goal che vale la Serie B.

Una festa incredibile, i tifosi che sono rimasti a Cosenza invadono le vie cittadine fino alle 4 di notte, a Pescara la squadra è in festa. Il giorno dopo c'è la sfilata col bus cittadino di fronte a una città ancora incredula che accoglie i giocatori come eroi, proprio come la prima promozione i B 30 anni prima, con Gianni Di Marzio in panchina e Bergamini in campo. Sembrava impossibile, ma alla fine il Cosenza è tornato in Serie B.

E ora l'unica preoccupazione dei tifosi è stabilire il giorno in cui Baclet dovrà offrire i 100 mojito a Piazza Fera.