Raggiunto dai microfoni della Gazzetta dello Sport, il nuovo tecnico dell'Udinese Julio Velazquez ha parlato del suo passato, nel quale ha giocato a calcio e fatto l'allenatore allo stesso tempo, optando alla fine per la seconda opzione, caso che è quasi un unicum nel mondo: "A 15 anni ho cominciato a giocare ed allenare allo stesso tempo, ma mi sono sempre sentito più portato per la seconda. Quando mi incontrai la prima volta con Gino Pozzo i suoi collaboratori avevano visto la mia squadra e già allora ci fu un primo approccio per pensare ad un futuro in bianconero".

Dopo tanti mesi passati ad osservarlo, l'Udinese ha alla fine deciso di affidare la sua panchina proprio a Velazquez, che si ritrova un doppio, complicato compito, ovvero adattarsi al calcio italiano e rilanciare i bianconeri: "E' molto tattica, dura. Spesso si cambiano moduli a partita in corso, ho visto tutte le gare dello scorso anno dell'Udinese. Non conosco di persona nessun collega italiano, ma ammiro molto Giampaolo e Sarri". A chi dice che arriva da un campionato di basso livello: "La Segunda Division è un campionato tatticamente molto evoluto, di alto livello. Molto simile, in tanti aspetti, alla Championship inglese".

Udine lo ha già conquistato e vivere a stretto contatto con la tifoseria non è una cosa che lo spaventa, come la lingua italiana: "Vorrei vivere in centro, mi piace il contatto con la città e con i tifosi. Sto cercando di imparare in fretta l'italiano, credo sia giusto così. Non importa - dice spiegando il rapporto con i giocatori e se la giovane età possa essere un problema-, contano rispetto e responsabilità. Studio i nostri errori e quelli degli avversari, ciò che pretendo è il massimo impegno. Questo è un sport di squadra, è importante soprattutto parlare molto con i giocatori".