Roberto Donadoni ora è più sereno. Dopo gli scossoni delle ultime settimane, l'ex calciatore del Milan ha assistito in maniera ravvicinata gli sviluppi societari dei rossoneri, plaudendo alla scommessa del fondo Elliott di rilanciare la società e al ritorno di Leonardo come responsabile dell'area tecnica. Intervenuto ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, l'ex tecnico del Bologna ha parlato proprio del cambio di proprietà: "Ora sono più tranquillo, Elliott è un gruppo serio. Anche il ritorno di Leonardo è un fatto positivo. Da quando giocavamo insieme lo considero preparato e intelligente. Parla cinque lingue e ha una marcia in più".

In seguito, passaggio importante sulla prossima stagione: "Si dice ogni anno Juventus, eppure il Napoli ci è andato vicinissimo. Ci riproverà. DE Laurentiis? Dissi che non sapeva niente di calcio, ma è passato del tempo, ha fatto esperienza e ha costruito una grande squadra". Donadoni ha poi voluto parlare del rapporto con alcuni suoi vecchi presidenti: "Mi fa piacere che uno come Spinelli abbia riconosciuto che si può sbagliare, ha dimostrato grande sensibilità. Livorno è una piazza importante, ma aspettiamo che torni in Serie A. Cellino? Meglio non parlarne". Frasi d'amore invece per Bergamo: "A Bergamo ho avuto allenatori che mi hanno fatto diventare ciò che sono".

Da amante dell'Atalanta, Roberto Donadoni ha parlato della rosa bianconera e del suo vecchio Bologna: "La Dea è un esempio, certo. Per la gestione, il lavoro con i giovani, gli investimenti nelle strutture. Circolo virtuoso che paga. Contro il Sarajevo ci sono le condizioni per passare il turno. Il Bologna è una squadra che sta crescendo piano. Non credo ora abbia come obiettivo l’Europa, anche se mi auguro ci arrivi. Non vivo di rivincite con sfortune altrui. Abbiamo raccolto ciò che si poteva". 

Polemica la parentesi sul futuro: "Valuto con grande serenità, non so che farò, il mio problema è che faccio fatica ad avere una doppia personalità. Io sulla panchina del Milan? Forse non mi ha mai ritenuto all’altezza o ha pensato altri fossero meglio". In ultimo, un punto sulla Nazionale e sulla sua esperienza come CT: "Abbiamo battuto la Francia all’Europeo e siamo stati eliminati dalla Spagna che stava per cominciare il dominio assoluto. Non potevo fare meglio di Lippi. Non ho rimpianti, neanche aver rinunciato a una buonuscita da mezzo milione. Allenare la Nazionale è l’ambizione più grande. La proposta di Tavecchio era importante economicamente, ma ho voluto onorare l’impegno preso con il Bologna" conclude Roberto Donadoni.