La serie A è iniziata da sole cinque giornate e, stranamente a prendersi il palcoscenico migliore non sono né Ronaldo, né Dybala, né Icardi ma tre italiani: Insigne, Chiesa e Bernardeschi trascinano rispettivamente Juve, Fiorentina e Napoli e sembrano, finalmente, aver trovato la condizione e la continuità giusta per poter ambire a diventare base da cui la nazionale italiana, allenata da Roberto Mancini, può ripartire. 

Il primo, con il nuovo ruolo ritagliatogli da Ancelotti (che non è nuovo a queste sperimentazioni, pensiamo a Di Maria, Pirlo), quasi da falso nueve, si è trasformato da uomo assist a miglior bomber, con quattro reti nelle prime cinque partite. Quelli di Torino e il goal contro la Fiorentina, sono, per movimenti, goal da vera prima punta per lucidità e freddezza mostrati sotto porta. Lorenzino, come lo chiamano a Napoli, che era sempre stato, sin dai tempi di Foggia, fino alla consacrazione con Zeman, una vera e propria ala, pennellando e disegnando traiettorie per i propri compagni, ora sembra aver trovato una nuova dimensione, da vero e proprio rapace d’area: non alla Pippo Inzaghi, certo, ma molto simile alla nuova concezione che si ha del centravanti, quella inaugurata da Pep Guardiola, nel Barcellona, che per la prima volta provò Messi in quel ruolo e che, forse, trae radici da quel giorno in cui Bela Guttmann, nel lontano 1982, anche in modo casuale, provò Ferenc Puskas proprio lì, spostandolo dalla mediana; sappiamo tutti, quello che l’ungherese, poi regalò al calcio, 352 goal in 341 partite in Ungheria e 157 in 182 partite nel Real Madrid. Non che il numero 24 del Napoli possa essere lontanamente paragonato a questo fenomeno ma chissà, se di nuovo, Ancelotti, possa regalarci una delle sue sorprese, di quelle che possono cambiare le stagioni.

Certo, tutto questo, non sarà passato inosservato agli occhi del ct. della nostra nazionale di calcio, come non saranno passate inosservate le grandi prestazioni di Chiesa e Bernardeschi, autentici trascinatori di Juve e Fiorentina, in questa prima parte di campionato. Il talentino viola, sotto gli occhi di papà Enrico e del fratellino Lorenzo, conferma il suo ottimo stato di forma e tira a sé gli occhi delle maggiori big, italiane ed europee. Quella che un anno fa era una grande promessa si sta trasformando sempre più in una bella conferma: corre, si impegna, aiuta in difesa e, in più, segna anche (sono già due i goal in campionato). Esterno ideale sia in 4-4-2 che in 4-3-3, trova proprio nell’essere versatile e adattabile in più ruoli il suo miglior pregio: generoso, forse, è l'attributo che gli si veste meglio. Uno di quei giocatori che ogni allenatore vorrebbe avere per sé: Pioli se lo coccola, Mancini, per ora, lo studia. Anche lui un viola, o meglio, un ex-viola, Federico Bernardeschi, si sta letteralmente prendendo la Juve. È la sorpresa più bella di quest’inizio stagione: Allegri continua a dargli fiducia e lui, continua a ripagarlo, con goal e prestazioni. A Valencia, prima consola Ronaldo e poi prende in mano la squadra mentre a Frosinone, entra e chiude la partita, segnando la rete del 0-2. Il suo è un sinistro pregiato che, fino ad ora, però, aveva saputo illuminare solo la Fiorentina e la nazionale minore ma, ora, sembra aver finalmente imparato ad accendere le luci, anche a Torino. A inizio stagione, in un’intervista rilasciata a Sky Sport, aveva dichiarato di poter fare anche la mezz’ala, e chissà se Allegri non stia studiando proprio per farlo giocare lì in mezzo, aumentando così i posti disponibili per il reparto offensivo. Quel che è certo è che il numero 33, di origini carraresi, si sta pian piano ritagliando un posto nel panorama europeo e ha finalmente trovato quella lucidità e continuità che fino a tempo fa, rappresentava una delle sue principali mancanze. Ora, la parola va al campo e tutto sta nel vedere su quali rotte, effettivamente, voleranno i tre talenti italiani. Certo è, che se continueranno così, Mancini dovrà trovare un modo per farli coesistere e rendere al meglio. Così come in club, anche in nazionale. Questa è la principale speranza del c.t ma, tutto sommato, anche di tutti noi italiani, così da non rimpiangere più i bei tempi di Totti e Del Piero.