Leonardo Bonucci è passato dall'essere amato, odiato e (forse) di nuovo amato, nel giro di due anni. Simbolo della Juventus, il difensore deluse molti passando al Milan, tornando poi alla base in questa sessione di calciomercato estivo. Una scelta sicuramente discutibile, che non ha lasciato indifferenti né i tifosi bianconeri, né quelli milanesi. Di nuovo alla Juve, Bonucci ha però mostrato fin da subito una voglia di rivincita, cercando di convincere i suoi nuovi-vecchi tifosi ad esultare di nuovo con lui.

Intervistato in esclusiva da Il Corriere dello Sport, Bonnie ha parlato proprio della scelta di tornare a Torino: "Nella Juventus ci sono rigore e serietà, il mio sogno è di poterla allenare in futuro. Il trasferimento dell'anno scorso? Decisione difficile presa in un momento di rabbia, adesso ho capito che l'istinto ci può far compiere scelte sbagliate. Erano successe delle cose durante gli ultimi quattro mesi di Juventus che mi avevano toccato a livello di orgoglio, a livello personale, intimo e non sono stato abbastanza bravo e farmele scivolare addosso. Solo qui e con questa maglia addosso riesco ad esprimere le mie potenzialità sul campo e fuori".

Non c'è spazio, dunque, per il rammarico o gli screzi con il tecnico Allegri: "Quando sono tornato sono stato accolto come se non fossi mai andato via. All’interno della Juventus tutti, dal presidente al magazziniere, ti fanno sentire a casa ed è quello di cui più avevo bisogno . Nella Juve c’è rigore, serietà. E c’è una mentalità con la quale si punta tutti verso lo stesso obiettivo. Allegri? Capita di avere delle discussioni, anche accese. Poi da persone intelligenti e mature ci si chiarisce, ci si stringe la mano e si guarda insieme in avanti, verso lo stesso obiettivo.  Una dote su tutte del mister è l’intelligenza e questo gli consente di saper gestire uno spogliatoio così importante come quello della Juventus".

In ultimo, Bonnie ha parlato del suo desiderio di allenare la Juventus, un giorno e di un ricordo inerente il suo esordio con la casacca dell'Inter: "l mio sogno è quello di diventare un allenatore importante di una grande squadra, possibilmente la Juventus. Per questo sto osservando e mettendo da parte tutti i segreti dei vari allenatori che ho avuto per cercare poi di tirare fuori il meglio da me stesso. L'esordio con l'Inter? Diciamo che in quel momento, quando ho tolto la casacca che portavo sopra la maglia nerazzurra io non ho capito più niente. Eravamo a Cagliari, rammento che faceva un gran caldo. Non mi ricordo invece quello che mi disse l’allenatore, Roberto Mancini. Pensai soltanto ad entrare e giocare più facile possibile quei quattro cinque palloni che ho toccato. Però è stata una sensazione incredibile: una parte del sogno che avevo da bambino cominciava a realizzarsi"