Il calcio, si sa, viene spesso indicato come sinonimo della vita. Il classico paragone fra prima-seconda chance con il primo-secondo tempo e l’ulteriore possibilità che la vita può concederti paragonata ai tempi supplementari e i calci di rigore rappresentano solamente alcuni dei tanti esempi. Sicuramente Joao Mario può ricadere in questo tipo di circostanze. Il centrocampista portoghese, acquistato dall'Inter per la modica cifra di 40 milioni di euro dallo Sporting Lisbona nel 2016, ha vissuto un’estate piuttosto travagliata, passata fra l’illusione di una nuova avventura con una nuova maglia e la certezza che la sua stagione sarebbe passata in sordina e perennemente in panchina. I disguidi con i tifosi dell’Inter, il poco impegno sui prati della Serie A, quel gol mangiato nel derby di Coppa Italia amarissimo per tutti i cuori nerazzurri, il prestito al West Ham senza contare la perdita del numero 10 posatosi sulle spalle di Lautaro Martinez. Joao Mario ne ha passate tante ma la partita disputatasi nel posticipo del lunedì, all’Olimpico, contro la Lazio di Simone Inzaghi, ha visto come osservato speciale il classe ’93 portoghese, schierato a sorpresa dal primo minuto da parte di Luciano Spalletti che sorprende tutti, persino il suo numero 15.

Sono rimasto sorpreso anche io - ha rivelato il portoghese ex Sporting e Porto nel post-partita - In questi mesi sono cresciuto molto. Anche nei momenti di difficoltà cresci tanto: io ne ho passati tanti. Provo a fare bene, a diventare un'altra persona ed un altro calciatore”. Parole che sanno di scuse e di voglia di rivalsa. Il malcontento del portoghese nei confronti della sua prima esperienza in nerazzurro hanno rimbombato con forza nelle orecchie dei tifosi interisti che non indugiato, nei mesi scorsi, ad esprimere tutto il loro disappunto, in particolar modo nei vari social network. Ma tra scetticismo e scalpore Joao Mario ha fatto il suo dovere, limitandosi a svolgere il suo “compitino”, giocando semplice e dando una forte mano in fase di interdizione e di pressing nella trequarti avversaria. A testimonianza della più che sufficiente prova del portoghese c’è il sostegno e l’appoggio dei tifosi nerazzurri, accorsi in massa all’Olimpico, che hanno applaudito il numero 15 alla sua uscita dal campo. “Sensazioni buonissime, la squadra stra attraversando un buonissimo momento. Un'ottima vittoria oggi, sono felice di aver giocato – ha continuato il ragazzo originario di Porto nel post-partita - Gli applausi? Mi hanno fatto molto piacere, voglio ringraziare i tifosi per la fiducia. Ora bisogna continuare a lavorare forte”.

Non è mancato l’apprezzamento di Luciano Spalletti che ha lodato il suo giocatore alla fine del match vittorioso (e di misura) contro i biancocelesti: “Eravate tutti scandalizzati. E’ colpa mia che non gliel’ho data prima la maglia. La meritava prima per la sua professionalità. Ha fatto un’ora di partita a livello che doveva fare, ci ha dato una mano per fare quel possesso. Non c’è niente di strano, si va avanti”. Joao Mario lanciato come titolare nella sorpresa collettiva è un manifesto programmatico dello spirito di gruppo che l’allenatore di Certaldo ha da sempre professato e indicato elemento chiave e fondamentale all’interno di una squadra che vuole tornare a vincere. La risposta fornita dal portoghese sul rettangolo verde è l’elemento che strappa il sorriso più inatteso, e per questo anche più gradito, alla guida tecnica.

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