Un attimo che può cambiare una stagione. Un episodio che muta l'inerzia di una partita e, più in generale, di un campionato. Da una parte la Liga, dall'altra la Serie A, due classifiche apparentemente segnate fino all'inizio dei posticipi di ieri sera, clamorosamente ribaltate - o quasi - dopo i beffardi epiloghi delle sfide che hanno visto Juventus e Real Madrid, cannibali senza età, cadere con i medesimi punteggi contro Fiorentina e Siviglia. Davide supera Golia, nell'affermazione del riscatto su un pizzico di supponenza dei dirimpettai. Paradossi, stranezze, che rendono sempre più avvincente e gustoso il gioco del calcio. 

Effetto Franchi - Al Franchi di Firenze, dopo un avvio di studio, in sordina, seppur con la giusta cattiveria agonistica, la viola di casa, tra le mille difficoltà di una stagione a dir poco altalenante, si ritrova nella sfida dell'anno, quella alla Juventus, trascinata dal condottiero sul piede di partenza. Il primo paradosso di serata, una come tante di mezzo inverno, arriva proprio da qui: Nikola Kalinic è attaccante sopraffino, soprattutto quando si tratta di far salire la squadra, dialogare con i compagni, attaccare gli spazi, decisamente meno in termini di realizzazione. Eppure, al ventinovenne di Salona, le cose semplici non piacciono affatto.

L'esultanza di Nikola Kalinic dopo il gol dell'1-0 - Foto Repubblica
L'esultanza di Nikola Kalinic dopo il gol dell'1-0 - Foto Repubblica

L'assist di Bernardeschi è al bacio, il suo destro, da posizione defilata, spiana la strada verso il successo viola, archiviato nella ripresa approfittando delle difficoltà, strutturali e mentali di una Juventus che sembrava aver già messo in tasca la Serie A. Il paradosso, l'episodio "che è in apparente contraddizione con l'esperienza comune o con i principi elementari della logica, si dimostra valido" (cit. Wikipedia): nonostante il croato sia a tutti gli effetti sulla soglia della porta per lasciare la Toscana, terra calda di passione ed affetti, per sbarcare nella fredda ed inconsistente Cina, decide il match, dando speranza alle inseguitrici Roma, Napoli e le due milanesi, che a piccoli passi rosicchiano punti dai bianconeri in apparente difficoltà. La cessione di Kalinic sembra cosa fatta, la cui conferma arriva dalle non-dichiarazioni del presidente viola Della Valle nell'immediato post gara. Adesso, all'intelligentia del croato la scelta fatale riguardo il suo futuro. 

Da Firenze a Siviglia - 2000 chilometri di distanza, eppure nella notte del Sanchez Pizjuan c'è tanto, tantissimo, di quel che si è vissuto in Toscana. L'ambiente è quello delle grandi occasioni, la tensione del match di giornata, acuita dalle polemiche del ritorno della sfida di Copa del Rey andata in scena qualche giorno prima. Alla base della voglia di riscatto sevillana, l'eccessiva esultanza di Sergio Ramos dopo il gol che ha riaperto la sfida infrasettimanale. L'aggravante è quella dell'andaluso di nascita e di crescita che si prende gioco dello stadio nel quale è vissuto e si è formato calcisticamente parlando, da una parte forte del proprio destino, dall'altra inconsciamente beffato nell'atto a lui più congeniale. 

L'incredibile zuccata di Sergio Ramos, stavolta nella porta sbagliata - Foto Twitter LaLiga
L'incredibile zuccata di Sergio Ramos, stavolta nella porta sbagliata - Foto Twitter LaLiga

Il Real ha in mano la partita, la Liga e il risultato utile numero quarantuno: una striscia clamorosamente vincente resa tale dall'abnegazione di una squadra restia a crollare nelle difficoltà, resa cinica ed efficace dal pragmatismo del fantasista - solo in campo - Zidane (altro paradosso, ma è un'altra storia), ma che talvolta si specchia fin troppo nelle proprie maglie. Accade l'imponderabile: la cabeza de oro, quella che ha regalato tantissime gioie negli ultimi anni alle merengues, sbaglia clamorosamente porta, trascinando gli andalusi al pareggio prima, ed al ribaltone infine (gol di Jovetic, che da reietto diventa protagonista contro i blancos con due gol in quattro giorni: paradossi, per l'appunto). 

Campionati riaperti? - Due episodi, a distanza di migliaia di chilometri, che rischiano di riscrivere le pagine di due campionati, di due stagioni, apparentemente già mandate in archivio, forse fin troppo presto. Oppure no? Alle spalle delle cadute di Juventus da una parte e Real dall'altra, due fisiologici passaggi a vuoto che, nel cammino verso i rispettivi trionfi, rappresentano soltanto una buca salutare dalla quale rialzarsi e ripartire. Nel frattempo, a Firenze come a Siviglia, si festeggia per due vittorie che hanno il sapore del riscatto di una città e di una squadra contro le acerrime rivali storiche. Se queste saranno utili a riaprire il discorso Scudetto, sarà soltanto questione di tempo.