23 punti in classifica, una salvezza chiusa in cassaforte con svariate mandate ed un invidiabile ruolino di marcia interno non sono bastati al Cagliari di Massimo Rastelli e Tommaso Giulini per passare un sereno Natale. I dissidi interni allo spogliatoio, con i mal di pancia di alcuni interpreti in particolare e qualche contestazione di troppo da parte di un pubblico mai sazio e pago dei risultati della squadra, hanno provocato la reazione del patron della società sarda, che all'indomani della clamorosa rimonta interna contro il Sassuolo (da 1-3 a 4-3), ha parlato così ai microfoni di Sky Sport. 

"Questo calcio non mi rappresenta più. Sto cercando di vendere la società".

Un semplice sfogo momentaneo, figlio della rabbia e della frustrazione, o qualcosa in più? Difficile da dire, difficile da analizzare soprattutto all'indomani di una promozione e di una prima parte di campionato che ha attestato il Cagliari dell'ex tecnico dell'Avellino nelle sfere intermedie di una classifica in primis corta e allo stesso tempo equilibratissima. La salvezza non sembra bastare al pubblico sardo che accusa gli isolani di scarsa applicazione e dedizione, di una sindrome di pancia piena accusata fin troppo presto dopo aver raccolto cinque successi ed un pareggio interno. Polemiche sterili, da bar dello sport. 

Il Cagliari viaggia spedito verso la salvezza e, sebbene qualche ingranaggio negli ultimi giorni non abbia viaggiato sui canonici binari della tranquillità - si veda lo sfogo non ultimo in campo di Marco Sau - la stagione della società sarda è tutt'altro che negativa, sia dal punto di vista societario che strutturale di squadra. Insomma, una situazione che sembrava tutt'altro che difficile è sfociata - probabilmente dopo le due cinquine rimediate a domicilio da Fiorentina e Napoli, non esattamente due delle peggiori squadre del lotto della Serie A - in una contestazione sterile, fine a se stessa, che ha condizionato e non poco l'animo del patron Giulini

Una polemica che ha portato ad una reazione spontanea, forse di pancia, ma altresì strategica, di un uomo che ha sempre misurato ogni singola parola e che velatamente, ma nemmeno più di tanto, ha voluto mandare un messaggio alla piazza. La speranza è che l'allarme lanciato dal presidente possa rientrare quanto prima e che Cagliari ed il Cagliari si rendano conto che la crescita fisiologica della squadra, così come di una società relativamente giovane, passa anche, se non soprattutto, da alcune delusioni, per quanto cocenti possano essere.