Errare è umano, perseverare è diabolico. Lo sanno i giocatori, lo sa l’allenatore, ma il ChievoVerona continua ad affrontare gli impegni finali di questo campionato con una determinazione pari a zero, rischiando di graffiare una stagione ricca di spunti positivi. Il prematuro senso di appagamento, raggiunto nel momento in cui viene a galla la consapevolezza di aver portato a termine la missione salvezza, sta macchiando, e mascherando, ciò che precedentemente ha valorizzato il percorso clivense. La macchina compatta, consapevole, intelligente e scaltra che ci ha abituati ad ottimi risultati nei primi due terzi di campionato, sta rapidamente arrugginendo i propri meccanismi, che forse si sono già bloccati a gara in corso.

Usciamo dal campo consapevoli che dovevamo fare molto di più. Dobbiamo fare prestazioni decisamente diverse. Abbiamo fatto un bel campionato e ultimamente stiamo guastando tutto con risultati negativi. Dobbiamo affrontare le partite in modo diverso, ne ho già parlato coi ragazzi”. Questo è l’auspicio di Rolando Maran, che già da settimane lotta per frenare quest’aura di contentamento che sta pervadendo l’ambiente veronese. Se si contano le ultime quattro partite di campionato, che hanno fruttato 0 punti alla formazione clivense, il ChievoVerona ha subito 12 gol (cifra pari al 25% delle reti incassate nell’intera stagione) e così detiene la peggior difesa della Lega, davanti a Genoa e Palermo che ne contano 11. Un trend preoccupante, che confessa la palese mancanza di determinazione e concentrazione degli uomini di Maran. 

Il prossimo esame che attende i gialloblù, sarà quello contro il Torino, al Bentegodi, dove la squadra di casa è sempre andata in goal nelle ultime 4 sfide. Anche se non vi è un bisogno ossigenante di punti, data per ottenuta la salvezza (a 17 punti di distanza), il Chievo cercherà di ritrovare una prestazione convincente, che possa finalmente mettere la parola fine alla recente, spiacevole flessione che ha caratterizzato l’ultimo mese e mezzo di delusioni. Test anche per il coach Rolando Maran, che dovrà tentare di risvegliare e spronare un collettivo ormai negligente, che si ritrova a litigare con i propri limiti: quelli di accontentarsi del minimo, senza mai guardare verso l’alto, dove lo scorcio delle ambizioni, seppur angusto e arduo da raggiungere, aspetta silenzioso.