Un gol di De Maio - in una delle rare sortite di casa - e il sipario si chiude. Mentre Mancini - nervoso - urla e incita i suoi, a Roma Totti dipinge un quadro d'artista. Un diretto che coglie al volto l'Inter, affannata nel suo tentativo di rincorsa. Finisce tra la gioia di Gasperini e del Genoa, finisce in silenzio, per l'Inter. 

Partita d'assalto, fin dalle prime battute. Possesso palla e proiezione offensiva, con l'undici nerazzurro riversato nella metà campo avversa. Lamanna a chiudere la porta, scarsa precisione e poca concretezza a condire un piatto amaro. Mancini cambia e cambia il risultato. 

Nonostante la sconfitta l’anima l’ho vista, meritavamo di vincere, anzi di stravincere. Il calcio è così, purtroppo ci è mancato solo il gol: abbiamo giocato bene, fatto una grande partita, non andando quasi mai in difficoltà. Nel gol subìto abbiamo un po’ dormito, ma tolto quello abbiamo giocato bene: a Genova non sono mai partite semplici, loro sono molto veloci in contropiede e sulle palle inattive hanno dei giocatori pericolosi"

Un turnover figlio di impegni ravvicinati. Il tecnico spiega così le modifiche apportate al reparto offensivo. Fuori Jovetic, rilancio per Palacio, Melo al fianco di Medel. Un frullato che toglie qualcosa, in termini di qualità, di spessore tecnico. La sorte gioca un ruolo chiave - questo sì - ma non può essere solo sfortuna. L'Inter resta squadra in divenire, a tratti slegata, in cerca di un'identità definita.  

"Siamo una squadra che deve migliorare sotto porta: il gol cambia tutto, indirizza la partita e ti dà tranquillità. Abbiamo avuto molte occasioni, ma facciamo una fatica enorme a segnare: dobbiamo lavorare, essere più cinici. Non ho dato continuità alla coppia Icardi-Jovetic perché avevano giocato tre giorni fa e avevo bisogno di giocatori freschi, ma hanno giocato bene tutti. È stata una partita assurda, nel senso che non esiste perderla e non sarebbe esistito nemmeno pareggiarla. Addio Champions? La Champions era difficile prima e lo è ora, ma vediamo.”

Al termine mancano quattro giornate, la Champions dista sette punti, troppi, anche con un calendario a favore. La lotta, al momento, è per la quarta posizione, utile ad evitare pericolosi sbalzi in fase di preparazione. La Fiorentina, in difficoltà, è a due soli punti, meglio guardarsi le spalle.