Era il novembre 2013, ed era forte la sensazione di essere davanti a un cambio epocale: Massimo Moratti lascia la proprietà dell'Inter dopo 18 anni e dopo aver, finalmente, riportato l'Inter a quei successi che mancavano dall'epoca di papà Angelo, soprattutto in quella indimenticabile notte di Madrid. L'Inter passa nelle mani di un imprenditore giovane e che arriva da lontano, dall'Indonesia. Si chiama Erick Thohir. Di lui, in Italia, sappiamo poco: sappiamo che ha 43 anni, che lavora nel mondo dei media, che ha avuto a che fare con il mondo dello sport soprattutto negli Usa (con i Philadelphia 76ers in Nba e con i DC United nella Mls). Giura di essere da sempre un appassionato di Inter, di conoscere persino i giocatori meno famosi che hanno vestito la maglia nerazzurra. Come Nicola Ventola, ad esempio.

Qualcuno sorride, lo scetticismo prevale. Sembra quasi che dia fastidio questo proprietario venuto lontano, ed è una sensazione che rimarrà fino alla fine di questi due anni e mezzo. Nell'Italia abituata alle famiglie e ai mecenati (dai Sensi agli Agnelli, arrivando fino a Moratti e Berlusconi), si fa fatica ad accettare un cambiamento così. Forse non ci si rende che il mondo e la finanza sono cambiati, che questo tipo di realtà, all'estero, sono già sparite da un pezzo, e che molte big europee già da anni vivono sotto la gestione di proprietari che arrivano da lontano. E Thohir, contro questo pregiudizio ci ha lottato fino alla fine, anche contro le battute poco felici di qualche collega che ne criticava i metodi, salvo poi raccogliere risultati decisamente modesti.

Proprio sulla scia di ciò, subito dopo il closing col colosso Suning, ci si è subito interrogati, cercando di fare un bilancio di questi due anni e mezzo. Molte delle valutazioni sono state negative, anche da parte dei tifosi. Ma siamo sicuri che Thohir abbia operato così male? Riavvolgiamo il nastro: l'Inter che l'indonesiano eredita è una società in grave crisi finanziaria. Qualcuno parla di rischio fallimento, di libri in tribunale. Già, perchè sebbene Moratti abbia avuto il grande merito di costruire quella corazzata che scalò il mondo, va anche detto che chi operava in quella società non riuscì a sfruttare quella lunga serie di successi che avrebbe potuto/dovuto rendere l'Inter ancora più forte. Anzi, si avviò un rapido e doloroso declino. La sfida raccolta da Thohir era, quindi, estremamente dura. E lo stesso indonesiano lo dichiarò apertamente, con una chiarezza che lo ha sempre contraddistinto: nessuna promessa eccessiva, niente voli pindarici. Su le maniche e tanto lavoro, per rendere l'Inter nuovamente sana, credibile e competitiva. In attesa di nuovi partner. 

E dopo due anni e mezzo (periodo, tra l'altro, piuttosto breve), che cosa è cambiato? l'Inter ha migliorato i ricavi (certo, in misura minore a quanto ci si attendeva), nonostante la Champions sia una chimera da diverso tempo; è rientrata, e non poco, rispetto ai vincoli del fair play finanziario, quella spada di Damocle che pendeva sulla testa della società di Moratti, recuperando credibilità di fronte all'Uefa, che ha apprezzato l'impegno e il piano di rientro di questa nuova Inter; la rosa è migliorata sensibilmente, tornando ad essere competitiva e migliorabile, grazie al lavoro del ds Ausilio, capace di fare la spesa con gli spiccioli e grazie a una scelta molto più americana che italiana: quella di puntare su un allenatore-manager come Roberto Mancini, a cui è stato affidato il compito di costruire strutturalmente la squadra; e infine quel partner forte è arrivato, Thohir è riuscito a trovarlo, cedendo le sue quote a un prezzo quasi doppio rispetto a quelle che aveva investito nel 2013, segno che il valore dell'Inter, pur senza Champions e senza vittorie, è comunque cresciuto. 

Probabilmente si poteva far meglio, osare di più, avere maggiore intraprendenza. E, al di là dei proclami, per adesso, si può soltanto immaginare quello che potrà fare questa nuova proprietà. Che sicuramente troverà una squadra di assoluto rispetto, e una società più sana rispetto a due anni e mezzo fa. Pronta a ripartire, con la pazienza necessaria. Quindi, siamo proprio sicuri che siano stati due anni così negativi?