Dal Chievo al Palermo. Passando in mezzo ad un mare di critiche, illazioni, speculazioni e chi più ne ha più ne metta. Frank De Boer ricorderà per un bel pezzo il suo impatto con la Serie A. Un esordio arrivato troppo presto per chi, come lui, è stato costretto a giocare contro il tempo. Ora si riparte con un obiettivo trascurato eccessivamente nella seconda parte dello scorso anno. L'Inter a San Siro contro le piccole. Un binomio che nel post-Triplete ha fatto storcere il naso a molti. Dal Novara di Caracciolo al Sassuolo di Berardi. Dal Carpi di Lasagna al Cesena di Defrel. I punti lasciati alle provinciali sono davvero troppi e i rimpianti si accumulano con lo scorrere delle stagioni. Il Palermo appare davvero poca cosa, ma l'insidia è dietro l'angolo.

L'aria di Appiano si è caricata nuovamente di tensione nonostante un mercato (incompleto) sostanzialmente positivo. Le nazionali hanno tolto energie importanti alla spina dorsale del club, ma il Chievo è apparso davvero un ostacolo insormontabile. Vanno riconosciuti i demeriti del mister (presentarsi con la difesa a 3 ha fatto riemergere brutti ricordi ai tifosi nerazzurri) ma, tralasciando i tatticismi, è l'atteggiamento il vero fardello di questa squadra. La scossa, che il cambio in panchina doveva garantire, tarda ad arrivare. De Boer sulla graticola? Nemmeno per sogno. E' ancora presto per i processi, ma il tribunale rischia di riempirsi già da domenica.

E allora i dettami della scuola olandese sono obbligati a salire in cattedra. Non basta lo sterile possesso palla, serve una manovra ragionata ma al tempo stesso più verticale. De Boer necessita di tempo (addirittura 4 mesi, secondo lui) ma in fin dei conti tutto ciò era preventivabile. Nessuno si aspettava le rose e i fiori d'agosto, ma di certo la squadra è carente di concetti in questo momento. Pertanto, l'avvicinamento alla sfida col Palermo prevederà un aumento netto dei carichi di lavoro, con un occhio di riguardo per la parte tattica, vero sale di questo sport. Muovere palla e farlo in fretta. Attaccare gli spazi e gestire il ritmo del gioco. Questo chiede il tecnico olandese. Sarà un'Inter "hard and fast", dura veloce e forte. Sarà un'Inter proiettata in avanti più che ciondolante all'indietro. Il tempo dirà se i tulipani (in questo caso) fioriranno, ma per ora schiena dritta e testa sui pedali.