Una domenica pomeriggio di ordinaria follia, consumatasi tra le urla e gli incitamenti degli ottantamila di San Siro. Il miracolo aleggiava sulle teste dei presenti poichè, sin dai primi minuti di gioco, si era capito che non sarebbe stata una semplice passerella dei campioni d'Italia. L'Inter ci ha creduto, ha sputato sangue e onorato la maglia, facendo vibrare i cuori dei tifosi come non accadeva da qualche anno. La vittoria contro i bianconeri ha sempre un gusto particolare, molto dolce, ma questa volta è qualcosa di molto più profondo. Il fattore C (compatezza, cinismo, concentrazione) ha fatto la differenza e quando si dice che l'Inter ha soverchiato la Juventus non è solamente utopia.

I centrocampisti hanno dominato il ritmo del gioco, dettando i tempi dell'attacco e della gestione; cosa che il confusionario reparto bianconero non è riuscito a fare. Joao Mario e Banega, Banega e Joao Mario. Da ieri sera sembrano quasi una cosa sola, una sorta di simbionte che cambia pelle a seconda della zona di campo. In realtà sono due 'tuttocampisti' perfettamente compatibili, abbinano qualità (in entrambe le metà campo) e intensità. Il tutto coadiuvato dall'oscuro lavoro di Gary Medel, che quando viene messo a fare ciò che gli riesce meglio risulta imprescindibile. L'Inter è stata capace di non disunirsi, dopo l'ennesimo gol subito nelle ultime 5 partite. Un gol arrivato come una doccia fredda, ma che probabilmente è servito a tirar fuori il vero carattere di questa squadra. Da segnalare la presenza di ben quattro calciatori italiani in campo tra le fila nerazzurre (contro i tre juventini Buffon, Bonucci e Chiellini) tra questi Eder, Candreva, Santon e D'Ambrosio. I primi due hanno rappresentato una delle chiavi tattiche per scardinare il 3-5-2 bianconero. Le due ali nerazzurre (con l'italo-brasiliano preferito all'acciaccato Perisic) allargavano il pacchetto arretrato di Allegri, costringendo Alex Sandro e Lichtsteiner a guardarsi le spalle e limitare le scorribande offensive. Curioso, tuttavia, che il gol della Vecchia Signora sia stato confezionato proprio dai due esterni di fascia, complice una doppia dormita dei terzini interisti. Prima D'Ambrosio si lascia saltare troppo facilmente da Alex Sandro, poi Santon non si accorge del puntuale inserimento dello svizzero che deve solo appoggiare in porta. Le corsie esterne sono un gran problema per l'Inter, che dopo l'addio di Maicon non ha mai trovato un reale successore del "colosso" brasiliano. Il ritorno di Ansaldi può garantire affidabilità e sicurezza, ma la società è chiamata ad intervenire anche in questo senso. Mostruosa, invece, la prova dei due centrali, apparsi in forma come ai tempi migliori. Miranda si riconferma signore della sua trequarti e Murillo smette di essere semplicemente un giovane di belle speranze. Fa notizia vedere un Handanovic inoperoso e, di conseguenza, incolpevole sul gol a conferma della prova maiuscola dei suoi compagni.

Impossibile, infine, non elogiare la nuova 'veste' di un ritrovato Mauro Icardi. Il centravanti nerazzurro è apparso molto più in palla rispetto alle precedenti apparizioni, dialogando con i compagni e sfornando l'assist pregevole per il gol di Perisic. Lasciando da parte Wanda Nara e clausole rescissorie, la mentalità dell'argentino ha operato un netto salto di qualità, ma forse la Wanda-procuratrice aveva davvero ragione a sopravvalutare il suo fidanzato-assistito, perchè il ragazzo vale oro. Non è più la semplice punta da "una palla e un gol", ma sta completando la propria metamorfosi da attaccante completo, che pressa a tutto campo e si sacrifica per i compagni. Menzione di merito, inevitabile, per 'Frank Di Burro' (goliardica "intuizione" del Corriere dello Sport nelle passate settimane). Potremmo chiamarlo Frank 'di ferro' visto il polso con cui ha gestito il caso Brozovic e le scelte di ieri sera. In realtà rimane solamente Frank De Boer, perchè la mano olandese sulla nuova Inter deve essere sottolineata e portata avanti con fierezza. Adesso però arriva la parte più difficile, dove ogni partita nasconde un'insidia. Tocca alla 'Pazza Inter' dimostrare di non essere un fuoco di paglia, ma davvero un incendio.