Il giorno dopo la seconda, pesante, sconfitta in Europa League quello dell'Inter sembra un copione già visto. La squadra di De Boer ha un piede fuori dalla competizione ma soprattutto ha tanto, tantissimo su cui riflettere perchè, se la prima volta la lezione non è stata assorbita, non è possibile ignorare di nuovo i segnali. 

Anche questa volta, alla vigilia di un match di campionato importante, due settimane fa era la Juve, domenica sarà la Roma, i neroazzurri si presentano in Europa nel peggiore dei modi, spazzando via quanto di buono fatto vedere fino ad ora. 

È come se ci trovassimo davanti a due squadre diverse: quella di Serie A, ancora in costruzione ma in crescita, e quella europea, disastrosa su tutti i fronti. Evidente che i cambi non siano all'altezza, una difesa che si priva di Miranda soffre ancora più del previsto, un centrocampo con Melo e Gnoukuri non ha nulla a che spartire con quello titolare, e Palacio, nonostante il gol, non è Icardi

Ma questo non può essere un alibi, anzi, dovrebbe essere uno stimolo in più: una modalità per mettersi in mostra e provare che si ha ancora tanto da dire in questa squadra. E invece niente, da Ranocchia a Melo, passando per Palacio e Gnoukouri, tutto questo non si è visto anzi, escluso l'attaccante argentino, di loro si ricordano più i gravi errori, a cui si aggiunge D'Ambrosio, sempre più mina vagante. Se a ciò aggiungiamo le scelte obbligate da parte di De Boer che, soprattutto a centrocampo e in attacco, deve rinunciare a Joao Mario e Kondogbia, più Jovetic e Gabigol, non c'è proprio nulla per cui stare tranquilli. 

Le seconde linee (o forse terze?) non possono però essere l'unico motivo di questa debacle: anche l'atteggiamento ha la sua parte. Ancora una volta la squadra entrata in campo non ha mai mostrato grinta, impegno, voglia di lottare e di imporre il proprio gioco contro un avversario giovane e non proprio esperto; come se il lavoro mentale e fisico fatto fino ad ora venisse spazzato via in pochi minuti, come dimostrano bene i primi due gol, assolutamente imperdonabili per una squadra come l'Inter. Urge quindi un cambiamento immediato anche qui. 

Tanto da spiegare lo ha poi anche De Boer, che predica impegno e voglia di arrivare il più avanti possibile nella competizone e poi in campo sembra dimostrare il contrario: la sua è una squadra in costruzione, fatta ancora di poche certezze, perchè toglierle? Esclusi gli inconvocabili, perchè cambiare così tanto e obbligare giocatori che non si conoscono a giocare insieme? La tipica idea italiana del: "teniamo una squadra A per il campionato e poi le riserve per l'Europa" ha più volte dimostrato di non essere efficace. Perchè quindi, di tante cose che poteva imparare dal mondo calcistico italiano, ha compreso la peggiore? 

Insomma due sconfitte del genere non lasciano tranquilli e la qualificazione ora non è solo in salita, è una lotta impari anche contro la fortuna, lotta che l'Inter deve comunque provare a vincere, cambiando e risorgendo, perchè questa mentalità, a lungo andare, potrebbe anche sconfinare fuori dal solo palcoscenico europeo. 

Non va dimenticato poi che domenica sera si torna in campo contro la Roma, rinascere è possibile, il derby d'Italia lo dimostra, ma quanto sarà utile continuare su questa strada? Sono tante le domande che sorgono al termine di una giornata europea nuovamente negativa, la speranza è che arrivino presto anche le tante risposte.