Il ritorno del figliol prodigo. Davide Santon è ancora giovane, ma sulle spalle sente il peso di anni ed infortuni. La ribalta giunge presto, Mourinho intravede nel ragazzo potenzialità importanti e non esita a lanciarlo nel calcio d'elite, Santon risponde, almeno inizialmente. Poi inizia una lunga descensio, si chiude la parentesi nerazzurra, il bambino vola in Premier con la casacca del Newcastle, fino al ritorno, ancora a Milano, nell'estate del 2015. Orizzonti diversi, Mancini chiude la porta a Santon e l'esterno fatica ad integrarsi, a trovare spazio e minuti. 

"E’ stata un’estate dura: c’era Mancini, che mi considerava la quarta, quinta scelta, e avevamo scelto di prendere strade diverse per far sì che non perdessi un anno. Così non è stato e si vede che il mio destino prevedeva che restassi qui. La storia poi la conoscete: è arrivato De Boer che mi ha dato fiducia e ho ricominciato a giocare. Però ce ne ho messo pure del mio, perché non ho mai mollato". 
  
"Ha preferito altri giocatori rispetto al sottoscritto, come peraltro lecito, ci mancherebbe. Io, di riflesso, ho iniziato a guardarmi intorno. Però continuo a non capire perché abbia voluto riprendermi per poi, dopo appena mezza stagione, decidere che non andassi più bene". 

Nella lunga intervista concessa a Tuttosport, c'è spazio anche per un'analisi sulle reali condizioni fisiche. In questo scorcio di 2016, una presenza continua, una sorta di risposta alle polemiche estive, con Santon costantemente sul piede di partenza, ma prontamente respinto dai diretti interessati, dati i dubbi su un ginocchio ancora oggi da monitorare con attenzione. Il laterale respinge ogni "accusa", Santon può giocare, con un occhio di riguardo però a un fisico che da sempre ne condiziona rendimento e consistenza. 
 
"E’ vero, Il mio ginocchio va gestito. Non posso certo giocare 5 partite in 15 giorni, ma da qui a non passare le visite mediche ce ne passa. Invece è successo, ma i dottori che mi hanno detto no possono pensarla come vogliono, io posso giocare e non ho problemi. Come peraltro è sotto gli occhi di tutti...". 

L'approdo di De Boer è un'oasi di ristoro. L'olandese non ha preclusioni di sorta, tutti hanno un'opportunità, Santon è quindi al pari con i compagni, può giocarsi le sue carte. Un'iniezione di fiducia decisiva in una stagione delicata. Un'apertura fondamentale per il Santon giocatore. L'ex tecnico dell'Ajax introduce nell'ambiente nerazzurro concetti chiave, l'obiettivo è mutare la mentalità italica, costruire un'Inter in grado di imporre e imporsi, gestire il gioco e dettare i ritmi. 
 
"Tantissimo. Quando è arrivato, mi ha subito parlato. Sapeva che avevo affrontato un’estate difficile, che avevo bisogno di allenarmi e di tempo per tornare al 100%. Mi ha detto che aveva intenzione di schierarmi titolare e così è stato. Per un giocatore è importante sentire la fiducia del suo allenatore: dopo le parole di De Boer ho infatti maturato la convinzione che, se mi fossi allenato per bene, avrei potuto giocarmela con tutti". 
 
"La mentalità che c’è in Premier: bisogna correre, pressare, riconquistare palla e poi pensare alla tattica. Se riusciremo a mettere in pratica quanto ci dice, sono sicuro che arriveranno grandi risultati". 

Sul mercato, l'Inter monitora costantemente nuovi profili per ultimare la rosa. Innnegabile che la ricerca coinvolga soprattutto il comparto esterni. Circolano nomi importanti, da Darmian a Caceres, Santon non mostra alcuna preoccupazione. 

"Matteo è un bravissimo ragazzo e un giocatore importante, se l’Inter dovesse decidere di prenderlo, sarebbe un buon acquisto".  

In chiusura, un focus sui limiti attuali del gruppo. L'Inter deve limare gli errori in uscita, crescere in fase di possesso e come movimenti di squadra. I vari reparti, al momento, non si fondono alla perfezione, mancano alcuni concetti d'insieme fondamentali, specie in un calcio tattico come quello italiano. 

"Dobbiamo essere più organizzati in campo, capire quando pressare e quando aspettare, essere più compatti e fare meno errori in fase di costruzione: specialmente in Italia, dove le squadre ti aspettano per ripartire, rischi di perdere delle partite che potresti vincere tre o quattro a zero. Con la Roma, per esempio, abbiamo concesso molte occasioni non perché loro fossero più forti, ma perché abbiamo sbagliato troppi passaggi a centrocampo". 

(Intervista Tuttosport, dichiarazioni riprese da FC Inter News)