"Tutto deve cambiare, affinché nulla cambi."

Così scriveva Tomasi di Lampedusa, circa 60 anni fa. Il trasformismo è un fenomeno molto complesso, ma tremendamente attuale dalle parti di Appiano Gentile. Centro sportivo Angelo Moratti. Il luogo dei misfatti è sempre lo stesso da qualche anno a questa parte.

Letteralmente, il fenomeno del gattopardismo rivendica la conservazione, a fronte di un cambiamento epocale, delle condizioni di agiatezza economica e politica da parte di un determinato ceto sociale. Con i dovuti riferimenti e le dovute traslazioni, l'Inter è in preda ad un trasformismo perenne, continuo e ciclico. Dopo il triplete, il cambiamento era necessario, ma la squadra era quella e non fu toccata. Grave errore, sappiamo tutti come è andata a finire. Poi la svolta. Con Thohir presidente e i capitali freschi la situazione avrebbe dovuto subire una netta sferzata. Sbagliato di nuovo, ma non del tutto. Accomodato e sistemato il signor Thohir, ecco l'arrivo del magnate Zhang, altro santone dell'economia orientale, altro nobile feudale trasformista dalla testa ai piedi. Sintesi fredda, meccanica e probabilmente troppo breve, ma il concetto dovrebbe essere chiaro. L'Inter ha subito un periodo continuo di svolte epocali, dopo due o tre anni di ristagnamento morattiano.

Cambiamento sì, cambiamenti pochi. La strada è sempre quella giusta, ma probabilmente ci sono troppi bivi. Gasperini, Stramaccioni, Mazzarri, Mancini, De Boer. La rosa cambia (in peggio) fino all'arrivo del tecnico di Jesi, poi, cresciute le finanze, cresce proporzionalmente la qualità dell'organico. Altro abbaglio. Il trasformismo è ancora vivo! Si maschera ogni giorno in modo diverso, ma i tifosi dell'Inter (tutt'altro che sciocchi) lo riconoscono di punto di punto in bianco. Oggi è Brozovic che gioca svogliato, ieri era Alvarez che non incideva. Oggi sono gli errori di Murillo e Ranocchia, ieri erano quelli di Juan Jesus e (guarda caso) dello stesso Ranocchia, uno tra quelli che pur trasformandosi resta sempre al suo posto.

La società è forse la più interessante, dal punto di vista squisitamente "illusionistico". Moratti (che tecnicamente in società non è, ma ha sempre voce in capitolo) appoggia De Boer, Thohir prima lo ha sedotto e adesso lo abbandona. Zanetti e Gardini vogliono Leonardo, Zhang preferisce Pioli o Mandorlini. Ma fermiamoci un attimo. A pensarci bene, davvero questi signori credono di poter cambiare qualcosa in questo modo? Il ciclo trasformista non è ancora giunto al capolinea e chissà quando ci arriverà. Ecco perchè Icardi segna, come facevano Milito e Palacio al tramonto dei loro fasti (guarda caso entrambi argentini). Fondamentalmente, la svolta tanto attesa non c'è stata, che lo si voglia accettare o no. Ma poco importa, basta che si cambi! E' proprio cambiando, signor Thohir, signor Zhang, signor Zanetti, che, in fin dei conti, si rischia di non cambiare proprio nulla.