L'uomo giusto

Luciano Spalletti sta per diventare ufficialmente il nuovo allenatore dell'Inter. L'ambiente aspettava Conte, Spalletti sa un po' di ripiego, ma la sua capacità di adattarsi alle situazioni e le sue qualità faranno la differenza. Prendere Spalletti equivale a scoprire le carte: l'Inter vuole tornare in Champions, e intende farlo al più presto.

L'uomo giusto
Luciano Spalletti (Fonte: Calcio Laziale)
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Di Daniele Berardi

Il gioco del calcio è tutta una questione di tempi. Gente che arriva, gente che va, gente che non sa dove andare. E' davvero difficile incastrare perfettamente i tasselli al giorno d'oggi. Esiste sempre un margine d'errore che preoccupa, gettando ombre su qualsiasi cosa. Luciano Spalletti, prossimo allenatore dell'Inter, è un uomo emotivo, ma al tempo stesso pragmatico nell'analizzare le situazioni. Luciano Spalletti è l'uomo giusto al posto giusto. Il tecnico di Certaldo, considerato una mera alternativa ad Antonio Conte, non poteva capitare in un momento migliore, ovvero il peggiore della storia recente nerazzurra. 

Profondo conoscitore di campo, concettualista e idealista. Luciano Spalletti si forma in provincia, ma la sua è una storia di grande saggezza ed enorme consapevolezza. Prendere atto dell'essere malvisto, essendo consapevoli di avere sempre e comunque qualcosa da lasciare.

Luciano Spalletti adora la sua Empoli. Lì si è formato a livello professionale. Dopo le grandi gesta con l'Udinese, l'approdo a Roma ha sancito forse il momento decisivo della sua carriera. La prima Roma di Spalletti era quella del calcio spettacolo con Mancini e Vucinic. Era quella della Scarpa D'oro di Totti e degli inserimenti di Perrotta. Una Roma bella, affascinante e spregiudicata. Simile per certi aspetti a quella attuale. Il lavoro di Spalletti ha costituito la base per la temibile Roma di Claudio Ranieri, capace di arrendersi soltanto al cospetto dell'Inter di Mourinho.

La storia del tecnico di Certaldo andrebbe analizzata a pacchetti, in maniera discreta, contestualizzando ed evitando a tutti i costi la generalizzazione. La Roma dell'ultima decade ha un enorme debito con Luciano Spalletti, se si eccettuano quelle due-tre stagioni di transizione. La squadra giallorossa ha sempre cavalcato l'entusiasmo di un gioco iperoffensivo, che tuttavia non ha mai permesso di tagliare il traguardo per primi. Il motivo? In realtà sono due, e anche belli grossi. Il primo motivo è rappresentato dall'unica squadra italiana (finora) capace di realizzare l'agognato triplete. Il secondo motivo è un' altra squadra importante, forse la più organizzata della storia del calcio italiano: la Juventus di Conte prima e Allegri poi.

Detto questo, tirando la linea, probabilmente qualche conto ridà. E' un'equazione difficile da spiegare, ma i risultati a volte parlano da soli. Senza bisogno di iperboli, Luciano Spalletti è come la lampadina della luce di emergenza, che si accende quando ne hai più bisogno. Tuttavia, il tecnico di Certaldo non smette mai di "risplendere", una squadra spallettiana conserva la propria vocazione tattica nel sangue e questo, in ottica futura, rappresenta la base perfetta per il passaggio successivo.

Spalletti per programmare, Spalletti per rinascere e ripartire. Spalletti per tornare a veder giocare una squadra di calcio. A livello tattico, l'ex tecnico della Roma è squisitamente preparato, come il suo collega Allegri, al quale addirittura sarebbe potuto succedere. Luciano Spalletti non fa rima con sconfitta, ma fa rima con obiettivo e mentalità, quella che prima di lui la Roma non aveva. Spalletti fa rima con disciplina, impegno, lavoro e abnegazione. Spalletti non è Mancini e nemmeno Pioli. Luciano Spalletti assomiglia solo a se stesso, perché nessuno avrebbe mai il coraggio di essere Luciano Spalletti. L'uomo giusto nei contesti giusti. L'uomo che ridà speranza costruendo, mattone dopo mattone, una risalita che dal fondo del pozzo sembra davvero interminabile.