L’Inter sta ancora aspettando il vero Joao Cancelo, sboccerà mai nel capoluogo milanese? L’esterno portoghese, sbarcato a Milano negli ultimi giorni di mercato in prestito dal Valencia, complice un infortunio patito in Nazionale agli inizi della sua avventura interista non è ancora riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista con i nerazzurri. Smaltiti i guai fisici, e rimessosi al passo con i suoi compagni di squadra dal punto di vista fisico, la panchina è comunque rimasto il suo luogo più frequentato. Il tecnico Luciano Spalletti lo sta ancora aspettando e contro il Pordenone, in Coppa Italia, lo ha lanciato in campo per la prima volta dal primo minuto per fargli riassaporare il 'gusto' dell'erbetta.

Il portoghese ha vissuto una serata senza infamia e senza lode, non destando però una buonissima impressione quando chiamato in causa. Impreciso in fase d'impostazione, ha sbagliato parecchi tocchi ed in più è apparso molto timido in fase di spinta. D'altronde, il minutaggio risicato accumulato fino ad ora non gli ha permeso di potersi amalgamare al meglio con il suo nuovo team. Per l'Inter, Cancelo è ancora un corpo estraneo.

Non avendo convinto, l'Inter sta studiando eventuali mosse alternative, ed anche lo stesso laterale portoghese avrebbe fatto richiesta alla società nerazzurra di essere ceduto, magari nuovamente al Valencia, club dal quale fu acquistato a fine estate in seguito ad uno scambio di prestiti nel quale rientrava anche Geoffey Kondogbia. Secondo La Gazzetta dello Sport, il calciatore è molto tentato di sbarcare nuovamente in Liga, dalle parti del Mestalla, luogo dove ha lasciato lo scorso agosto una parte del suo cuore. Inoltre, non essendo titolare all'Inter, teme di perdere il Mondiale, appuntamento succulento al quale non vorrebbe rinunciarvi.

Ecco spiegati i mal di pancia del portoghese che in questi giorni stanno emergendo, ma Spalletti, in pronta risposta, avrebbe fatto sapere ai dirigenti della Beneamata di voler ancora puntare su di lui nonostante il poco utilizzo fino a questo momento.

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Andrea  Indovino
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