Matias Vecino, al tramonto, evita la debacle. Brozovic ha tempo e spazio per proporre il traversone, l'inserimento dell'ex Fiorentina è chirurgico. Stacco ed impatto, la palla schizza sull'erba e si proietta in rete, Alisson, per la prima volta, deve arrendersi. Il portiere brasiliano, più volte reattivo e puntuale su Icardi - da segnalare la parata sulla girata mancina dell'attaccante argentino - capitola sotto il fuoco nemico, incessante nel quarto d'ora conclusivo. Partiamo da qui, dalle note liete. L'Inter palesa una condizione fisica buona - positiva la sosta - e si riversa nella metà campo giallorossa con costrutto. Non solo Icardi, anche Eder avvicina la rete con un terzo tempo splendido ma impreciso. Incidono, eccome, i cambi di Spalletti, con Borja nelle vesti di regista basso e Brozovic da incursore, con Eder per Candreva e un abito, ovviamente, ultra-offensivo. Un'impostazione favorita dai timori di Di Francesco, costretto ad "oscurare" Bruno Peres, disastroso in fase di contenimento, con Juan Jesus. 3-5-1-1 e conseguente baricentro basso, Roma priva di frecce d'attacco e quindi sotto assedio. Ai punti, pari meritato, situazione sostanzialmente immutata nella corsa Champions, eccezion fatta per una Lazio che sfoggia un Milinkovic extra-lusso e vola in attesa del recupero. 

Il ritorno poco prima del triplice fischio è ormai caratteristica dell'Inter spallettiana, è un trampolino interessante in vista di un calendario favorevole, ma non può annullare la pochezza "ammirata" per un'ora. Il tecnico opta per il canonico 4-2-3-1, con Borja alto e la cerniera Vecino - Gagliardini in mediana. Santon a sinistra, Miranda di nuovo al centro. I propositi vanno in frantumi da subito, perché la Roma estremizza il pressing, Nainggolan è battitore libero, Gerson ha gamba. Gagliardini si trova spesso preda del feroce inseguimento altrui, sbaglia a più riprese. Compassato, presta il fianco. La manovra non è fluida, la circolazione prevedibile. Le uniche occasioni, peraltro ghiotte, nascono da spunti individuali, dalla fisicità di Perisic in sostanza. Non a caso Spalletti chiama Brozovic ancor prima del termine della frazione. Il gol della Roma è frutto di un errore da matita rossa di Santon, bravo ad indietreggiare, ma impacciato nel tentativo di stacco. El Shaarawy ringrazia e perfora col tocco sotto Handanovic. Inizia da qui un'altra partita, di contenimento da una parte - peraltro piuttosto agevole nel primo quarto d'ora della ripresa, con un moto perpetuo dei centrocampisti di Di Francesco, in grado di eludere la marcatura nerazzurra - di proposte dall'altra. 

L'offesa trova buon esito al termine, come detto in apertura. Il triplice fischio non porta però sorrisi, la sensazione è che all'Inter manchi qualcosa. Gli aggiustamenti di gennaio - Lisandro Lopez e Rafinha - servono per aumentare la margherita a disposizione, nessuno ipotizza un'inversione di tendenza repentina. Occorre proseguire a vista, contando sul fattore emotivo, su giocatori di valore, su una base solida. Limitare al minimo le imprecisioni, trovare la chiave per aumentare la pericolosità offensiva è fondamentale nella corsa alla quarta posizione. Non sempre un appoggio all'esterno può risolvere la partita, non sempre un poderoso stacco può sparigliare le carte, anche Icardi può incepparsi. Nuovi spunti, necessari per centrare l'obiettivo. 

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Johnathan Scaffardi
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