TORINO - Preventivabile, Juve-Pescara è stata una gara a senso unico dove i padroni di casa hanno creato tantissimo e gli ospiti sono riusciti ad impensierire Storari (febbre per Buffon) con l’unico tiro scoccato a pochi minuti dalla fine da Cascione, a segno anche all’andata. Un gol per dare quel pizzico di adrenalina alla vittoria bianconera. Per il resto, davvero poco per la squadra di Bucchi che langue ultima in classifica ed è prossima a salutare la massima serie. Conte aveva chiesto la bava alla bocca ed è stato accontentato dai suoi con novanta minuti di buona corsa ed agonismo. Certo, non un test probante quello di oggi, ma un ulteriore mattoncino tricolore a sette giornate dalla fine è stato messo. Anche con un undici rivoluzionato causa infortuni, squalifiche e Bayern.

TUTTI CONTRO PELIZZOLI - A parte il gol della vita realizzato dal neo entrato Cascione (83’) con un bel sinistro da fuori, si è giocato ad una porta unica con Pelizzoli stile giapponese asserragliato nel bunker a respingere ogni iniziativa juventina. Tanto giro palla e cambi di campo per la squadra di Conte grazie alla buona vena di Giaccherini e Pogba, rispettivamente in campo per Marchisio e Pirlo, e due stantuffi sulle fasce, Asamoah e Lichtsteiner, che non hanno trovato chissà quale resistenza nella loro area di competenza. Il leit motiv di tutta la gara è passata dai loro piedi: il francese imposta per le ali che mettono in mezzo suggerendo gli inserimenti dell’ex Cesena. Quattro le occasioni nitide nel primo tempo tra le quali spicca il palo di Quagliarella al 39’, subentrato a Giovinco, e la deviazione da pochi passi di Giaccherini cinque minuti dopo respinta con un riflesso felino dal portiere.

VUCINIC - E’ stato il mattatore della gara, anche se, come spesso gli accade, ha recitato la parte del giocatore irritante e lezioso facendo infuriare Conte e zittendo Lichtsteiner dopo un’occasione sprecata. A dire la verità Vucinic non pare al top, ma contro il Pescara non si chiedeva la prestazione della vita. Insomma, con una ripresa identica ai primi 45 minuti, allo Stadium qualcuno ha iniziato ad intravedere vecchi fantasmi e vecchi pareggi. Dice il saggio che le squadre forti vincono con la qualità e l’esperienza: il gol del vantaggio è un mix di entrambe. Da una punizione dal limite scaturisce lo schema perfetto a due tocchi che mette Vidal davanti alla porta. Il più fulgido esempio del lavoro di Conte. L’espulsione di Rizzo e la trasformazione dal dischetto di Vucinic fanno il resto. Così come il raddoppio pochi minuti dopo con la difesa abruzzese che, tra scivoloni ed immobilismi vari, fa girare comodamente l’attaccante che insacca. Come detto, la rete di Cascione non mette paura: troppo ampio il divario tra le squadre in campo, davvero due mondi agli antipodi. A proposito di differenze, inutile nasconderlo, la voglia di dimostrare qualcosa a sé stessi e all’Europa intera c’è. Dati alla mano, distanza invariata dalle inseguitrici, in Italia si può sognare vividamente. Oltreconfine, lo sapremo mercoledì sera.