TORINO - Fare il solletico con una piuma ad un elefante: sforzo apprezzabile, ma dal dubbio risultato. I novanta minuti di stasera dicono questo. La Juve ha messo in campo cuore, agonismo e spirito, ma il calcio è anche qualità, freddezza ed esperienza. Tutte risorse che mancano a livello europeo alla truppa di Conte. L'andata aveva già indirizzato la qualificazione, stasera il Bayern ha confermato quella che sembrava essere più di una sensazione. Se in Baviera i bianconeri avevano provato a giocare senza provare in qualche modo di colmare il gap con gli avversari, la sifda di ritorno ha visto i padroni di casa tentare qualcosa di diverso. Parliamo solo di tentativi, visti il risultato finale e le occasioni prodotte in campo. La squadra di Heynckes non ha rischiato molto, non ha mai disdegnato di ripartire e alla fine ha ristabilito i rapporti di forza sul terreno verde. Non c'è vergogna a cedere l'onore delle armi al più forte, la vera preoccupazione risiede nel pensare per l'estate a venire ai cordoni della borsa chiusi in casa Elkann.

VUCINIC - Come detto, la Juve c'ha provato partendo a razzo, contrastando duramente a centrocampo grazie ad un ottimo Pogba . Stesso discorso per Vucinic, una prova all'altezza delle aspettative: ispirato, gagliardo , mette scompiglio fra le linee bavaresi che riescono sempre a chiudere in tempo sul compagno d'attacco Quagliarella. Menzione anche per Asamoah, combattivo, ma poco supportato sulla sinistra da un Marchisio a tratti spento ed impegnato nel vano tentativo di mettere paura a Ribery. Fatto sta che "l'aria fritta" bianconera è tanta, mentre al Bayern bastano pochi passaggi dopo otto minuti per ribaltare l'equilibrio e far venire i brividi allo Stadium: bravo Padoin ad intervenire all'ultimo su Mandzukic. Per il resto, la Juve va a fiammate, ma la sensazione di poter fare male al Bayern resta una chimera, nonostante una punizione di Pirlo ben deviata da Neuer ed i tentativi di aggirare la retroguardia bavarese.

MANDZUKIC - Proprio il gigante croato si è rivelato il talento nascosto dei tedeschi. Se è vero che il trio Muller-Ribery-Robben mette paura, è altrettanto vero che il puntero rappresenta il cardine sul quale il Bayern può permettersi di impostare il proprio gioco. Pressing asfissiante, qualità nei piedi e doti fisiche notevoli che hanno messo nel panico i tre difensori bianconeri e lo stesso Pirlo, anche stasera sparito nella ripresa. Eppure, appena usciti dallo spogliatoio i bianconeri hanno dimostrato di crederci ancora pressando sulla trequarti ed arrivando a concludere pericolosamente con Quagliarella al 48'. Il momento del massimo sforzo ha però fatto il paio con la definitiva sveglia degli ospiti, tanto che nel giro di un quarto d'ora Robben fa tremare il palo alla destra di Buffon e al 63' Mandzukic in tap in chiude definitivamente i conti. La Juve cerca di non deragliare ed uscire a testa alta. In fondo ci riesce, nonostante il raddoppio di Pizarro al 91'. Gli applausi dello Stadium a fine partita la dicono lunga sulla differenza emersa nei 180 minuti. Il Bayern è stato semplicemente più forte, nel calcio ci sta.