Uno Juve-Milan che non passerà agli annali in quanto ad emozioni. Passaggi sbagliati, ritmi blandi, giocatori fantasma e occasioni ridotte al lumicino. Non è stata netta la differenza tra le due squadre, ma alla fine il risultato è sembrato la conseguenza dei 18 punti di distacco in classifica. Se con la Lazio il 3-5-1-1 bianconero con Marchisio dietro Vucinic aveva funzionato, anche grazie alla difesa rabberciata di Petkovic, stasera i due non hanno mai dialogato senza permettere ai centrocampisti di inserirsi. Il montenegrino (peggiore in campo) è incappato in una delle sue peggiori serate indolenti, mentre il mediano ha corso a vuoto senza riuscire a pressare efficacemente e recuperare alcun pallone degno di nota.

Il 4-3-3 di Allegri è riuscito a stare a galla sino a quando c’è stata benzina per pressare altissimo nell’area di Buffon. Imbarazzante la difficoltà nei primi 45 minuti di Pirlo e compagni per riuscire a superare la metacampo quando pressati. Il piano B di Conte, sparacchiare palla al nullo Vucinic, non è servito a molto, sia per i frequenti errori in fase di passaggio, sia per il francobollaggio di Pazzini su Pirlo. Con El Shaarawy impegnato a ricoprire (bene) il ruolo di tornante “offensivo”, ai rossoneri è mancato sicuramente l’apporto di Robinho. Difficile capire perché Allegri lo abbia schierato al posto di Bojan regalando la sinistra ad Asamoah.

In uno scenario del genere non stupisce che l’unica vera occasione capitata nel primo tempo sia stata una punizione di Pirlo con Abbiati super nella deviazione decisiva. L’estremo rossonero, costretto ad uscire per infortunio, ha fatto il paio con Ambrosini, anche lui out per Muntari. Con Montolivo davanti alla difesa le cose non sono cambiate di granché, se non per l’unico vero guizzo della serata firmato Asamoah/Amelia. Al minuto 57 il ghanese ha avuto il merito di credere ad un lancio innocuo di Pirlo, beffando Abate e il portiere di Allegri che in uscita kamikaze non ha lasciato molte opzioni a Banti. Nonostante il vantaggio, nessun cambio d’inerzia. A riprova di uno dei più brutti Juve-Milan, gli ultimi minuti non hanno regalato emozioni. Proviamo a trovare un alibi, anzi, l’alibi: ancora cinque giornate alla fine e solo quattro punti per la matematica. Basta per digerire due ore noiose.

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Alessio Molteni
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