Il sorriso di chi sa di essere andato oltre le aspettative e l’orgoglio di chi ha centrato il ‘double’ al primo tentativo sulla panchina più prestigiosa d’Italia. Queste le cose che si notano subito guardando l’intervista rilasciata dall’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri alla ‘Gazzetta dello Sport’. Andiamo a scoprirne i punti salienti, tra le difficoltà incontrate nei primi periodi, la finale di Champions League persa con il Barcellona dei fenomeni Messi, Neymar e Suarez e la partenza di Carlos Tevez, tornato in patria per vestire la maglia del Boca Juniors.

L’arrivo tra le perplessità generali - “Difficoltà ad ambientarsi alla Juventus? Era normale ci fosse diffidenza nei miei confronti... È come quando il fidanzato lascia la fidanzata: ecco, i tifosi della Juventus avevano appena perso la fidanzata.

Le polemiche dopo il ‘Goal di Muntari’ - Sicuramente in quel momento sbagliai io. Perché non dovevo fare dialettica con la Juventus. Noi in quel momento eravamo più forti, eravamo in testa al campionato. Era solo successo un episodio, che nel calcio può capitare.

Il rammarico per la finale di Champions League - “Dopo il pareggio loro erano storditi, noi in continua crescita. La mia sensazione è che se segnavamo noi, vincevamo noi. Purtroppo hanno segnato loro, perché sono stati come l’anguilla: li avevamo quasi presi e invece ci sono scappati dalle mani. E come l’anguilla sono quei tre davanti, impossibili da fermare. E hai voglia a ripetere ogni giorno 'ragazzi state tranquilli, è più facile di quello che sembra'. Il pianto di fine gara è stata l’idea di aver perso anche per la non totale convinzione di poter battere il Barça.

La partenza di Tevez - “Carlitos ha fatto un anno straordinario. E’ rimasto indeciso per mesi, ma quando un giocatore così non ha più il fuoco dentro è giusto lasciarlo andare dove vuole.