"Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta". La frase riferita alla Juventus e passata alla storia da quando fu pronunciata da Giampiero Boniperti diciamo che giustifica, perlomeno in parte, la brutta prestazione che la squadra bianconera ha offerto ieri al suo pubblico contro l'Udinese, in una sfida tattica e giocata a ritmi essenzialmente non alti, terminata sul risultato di 2-1. Una di quelle tipiche vittorie del club torinese negli ultimi 5 anni, di quelle che hanno garantito il raggiungimento del traguardo dei 5 titoli consecutivi dal 2012 al 2016, ma non solo; i 3 punti sono stati raggiunti nel segno di Paulo Dybala, autore di una doppietta di fatto decisiva e probabilmente l'unico sopra le righe là davanti, l'unico che ha saputo spostare gli equilibri. Esaltare le doti tecniche della Joya, comunque, è ormai troppo banale: piuttosto possiamo ufficialmente dire che l'argentino è tornato, dopo un inizio di stagione un po' balbettante sotto tanti aspetti, principalmente quello realizzativo. Ma trarre un bilancio positivo dalla partita di ieri, soprattutto in avanti, è davvero complicato per la Signora.

Torniamo indietro: ore 20, capovolgimento di fronte. Nell'Udinese per la gara proibitiva che sta per cominciare allo Stadium non ci sono sorprese; dall'altro lato la Juventus spiazza tutti. Alla vigilia ci eravamo lasciati con la conferma del 3-5-2, ma Allegri, perlomeno sulla carta, sceglie il 4-4-2 con Benatia e Barzagli centrali in difesa, Lichtsteiner ed Evra più larghi. A centrocampo esterni Cuadrado ed Alex Sandro, mentre le mezzali sono Hernanes e Lemina, con Pjanic alle prese con problemi intestinali e un Khedira da dosare. In attacco al fianco di Dybala di cui abbiamo parlato prima c'è Mandzukic.

Mario Mandzukic, in ombra. | Fonte immagine: Getty Images
Mario Mandzukic, in ombra. | Fonte immagine: Getty Images

Insomma un esperimento, di base. E invece no: la Juve gioca col 3-5-2 con il tornante svizzero a fare il centrale di difesa, mentre Alex Sandro è costretto ad adattarsi a fare la mezzala offensiva. Un'idea quantomeno tatticamente interessante: il risultato, però, non è dei migliori. In avvio prima Mandzukic tradisce le attese e praticamente a porta sguarnita decide di sparare alto, poi una dormita di Hernanes concede agli ospiti la possibilità di passare in vantaggio, complice un'altra dormita di Buffon. Andiamo per gradi: abbiamo menzionato prima di tutto il croato, 4 gol in 2 partite in Nazionale, il problema perciò non è solo lui. A tratti svogliato, senza il coltello tra i denti, come se il mancato posto da titolare gli abbia tolto motivazioni; però c'è anche qualcosa nel gioco che ieri non ha particolarmente funzionato.

Le due mezzali nel primo tempo, Lemina e Sandro, sono una specie di riproposizione di quanto abbiamo visto ad Empoli, con Cuadrado che aiutava la coppia offensiva. Tuttavia, il brasiliano ieri sera ha dimostrato che per caratteristiche non riesce a rendere come il colombiano in quella posizione. Risultato? 0-1, segna Jankto, su una distrazione difensiva col forte pressing dei friulani a giocare un ruolo fondamentale. Nei 45 minuti la Juve continua a creare poco, poi arriva il campione: Dybala con una perla su punizione pareggia e porta con più serenità i suoi all'intervallo. Intervallo in cui cambia tutto: si torna allo schieramento con Cuadrado mezzala, Evra che scala a fare il centrale e Sandro come esterno. La Signora si rivede, produce qualcosa di più, con proprio il tornante brasiliano citato prima che si guadagna un penalty. Tira Dybala, gol. Insomma: un esperimento andato male, aggiustamenti, un campione, tanto turnover, vittoria. Tutto come previsto. Ma c'è un dettaglio che tanto dettaglio non è: quanti sono i bianconeri che tornavano da ore e ore di volo dopo aver giocato partite con le proprie selezioni Nazionali?

La Juve cede nel finale. Il solo Barzagli assieme ad Evra mantiene in piedi la difesa, che porta a casa i 3 punti. Una vittoria per certi versi simile a quella contro il Palermo: una di quelle da cui bisogna(va) trarre solo il meglio. A 72 ore dalla trasferta in terra francese contro il Lione, i bianconeri non hanno retto fisicamente 90 minuti, e questo dev'essere un campanello d'allarme: il turnover, comunque, è stato fatto in maniera da poter rendere al meglio in una partita che potrebbe essere fondamentale in vista dell'obiettivo di passare il turno. L'unico dubbio rimasto, perciò, potrà scioglierlo solamente il campo: piccola preoccupazione, ma la sensazione è quella di una grande squadra.