Se è vero che la strada per il paradiso la disegnano i Santi, quella tracciata da Gianluigi Buffon per la sua Juventus porterà lontano. La mano visibile del numero uno si allunga sui tre punti, coadiuvata dal messaggero, l'Angelo colombiano, che i bianconeri strappano sul campo del Lione, in una partita complicata tatticamente dallo schieramento avversario, ma anche dagli errori tecnici dei piemontesi, uno su tutti il cartellino rosso dell'ingenuo Lemina.

Il gol di Cuadrado. | Fonte immagine: juventus.com
Il gol di Cuadrado. | Fonte immagine: juventus.com

Il primo spunto è proprio questo, perchè si tratta dell'episodio decisivo - nel bene e nel male, ma soprattutto nel bene - in una gara serrata come le maglie della difesa di Génésio. L'espulsione non è in realtà solo frutto di ingenuità del mediano gabonese, ma anche di errori dei compagni di squadra. Sono sostanzialmente tre i falli commessi che portano alla decisione di Marciniak: il primo, al quarto d'ora del primo tempo, è diretta conseguenza di una palla mal giocata in orizzontale; il secondo, sul finire della frazione, deriva da un controllo impreciso dello stesso ex Marsiglia (e gli costa il giallo), mentre il terzo e ultimo sussegue a un errore di Bonucci in chiusura. Lemina cerca di rimediare in tutti e tre i casi, ma è eccessivamente irruento, e la somma finale porta all'allontanamento dal rettangolo di gioco.

Il momento è spartiacque, perchè in campo scendono due versioni della Juventus: avanti-rosso, quella disordinata e mal posizionata in 11vs11, e dopo-rosso, quella criteriatamente offensiva e con spaziature migliori. Paradossale, ma il giudizio del campo è inequivocabile. Il motivo della confusione del primo tempo è da ricercare soprattutto nella fascia destra e nell'estrema confusione indotta dai movimenti, eccessivamente imprevedibili, di un Dani Alves in chiaroscuro. Il brasiliano stringe spesso il campo invece di allargarlo, non costringendo la difesa dell'OL ad aprirsi e lasciare spazi per gli inserimenti centrali; la situazione peggiora ulteriormente quando è Dybala a prendere posizione sulla fascia, allontanandosi eccessivamente dalla porta, mentre Khedira insiste in tagli centrali che sbattono addosso all'ottimo muro eretto dai francesi.

Così è come la manovra della Juventus dovrebbe funzionare, con Dybala nella corretta posizione e Alves largo, tanto da creare una interessante palla-gol:

Così è invece come di fatto funziona per larghi tratti di gara: Alves in quella situazione non è pimpante e rapido come Dybala nel proporsi, ricevere e giocare palla, rimane invece fermo ad aspettare, senza andare incontro, e la Joya larga a destra non riceve nemmeno palla, rimanendo nascosta e fuori dal gioco di squadra. La circolazione è sterile e tra le linee, in quelle rare occasioni in cui c'è un minimo di spazio, non si inserisce nessuno:

Anche l'atteggiamento di Khedira, sempre alla ricerca del taglio in diagonale, non aiuta, mentre invece nel primo caso è in area, a rendersi pericoloso. L'incrocio delle posizioni danneggia la manovra.

La situazione ricorrente, la seconda mostrata, limita il potenziale offensivo della squadra di Allegri, benché Alves riesca a servire Higuain sul finire del primo tempo con un buon cross dalla trequarti. Lampante però che, con le corrette posizioni in campo e senza incroci inutili, le occasioni sarebbero state di più e probabilmente i bianconeri sarebbero riusciti a sbloccarla prima. Oltre all'aspetto tattico va considerato anche quello mentale: dopo aver subito un paio di contropiedi intorno al quarto d'ora, i bianconeri sono apparsi un po' più impauriti e confusi del solito, tanto che sempre l'ex terzino del Barcellona ha provato a prendere l'iniziativa, con scarso successo, contro una squadra maggiormente in fiducia in quel preciso momento della partita. Il film si poteva ripetere al momento dell'espulsione di Lemina, ma l'accaduto ha invece sortito l'effetto opposto.

Con l'uomo in meno, i bianconeri sono passati a una sorta di 4-3-2, o 3-4-2 a seconda della posizione di Sandro, che ha permesso di allargare maggiormente il campo, dando ordine e soprattutto spaziature, sfruttando anche qualche incertezza di posizionamento del Lione. Dani Alves in questo caso arriva da dietro e ha una prateria da cavalcare in avanti, dove sono posizionati diversi compagni, i quali offrono varie opzioni.

L'ingresso di Cuadrado è decisivo in questo senso, non solo per il gol, ma anche per i movimenti sempre partendo verso il centro e puntando l'esterno destro, territorio di conquista dal quale poi arriva il gol decisivo. Nell'azione dello 0-1 si evidenzia anche un altro aspetto, ovvero quello dei cambi di gioco: l'unico che cerca fendenti da una parte all'altra del campo è Higuain, nel momento in cui esce dai venti metri per giocare palla e contribuire a velocizzare la manovra. Ed è proprio da una sua non casuale intuizione che nasce la rete.

Il 3-4-2-1 dei bianconeri del primo tempo resta comunque un tema ancora da sviluppare, nonostante le difficoltà sia di Pjanic che di Dybala a cercare spazio. Il bosniaco non ha trovato la posizione ideale nel primo tempo e ha giocato pochissimi palloni, recuperando con una prestazione di sostanza nella ripresa.

La sua partita è lo specchio di una Juventus che sta cercando di togliere il vestito da squadra operaia e indossare lo smoking per il grande gala, un passaggio obbligato e affatto immediato, essendo la convivenza tra campioni più complicata di quanto si possa far credere, e di esempi ce ne sono a bizzeffe. Intanto però i risultati arrivano, e ciò può solo che essere positivo per Allegri e per tutto l'ambiente.

Gioia bianconera. | Fonte immagine: juventus.com
Gioia bianconera. | Fonte immagine: juventus.com

Le disquisizioni tattiche vogliono sempre la loro parte nel calcio, ma si trovano spesso a convivere con un qualcosa di più grande. I bianconeri avrebbero potuto vincere più agevolmente evitando certi errori, così come avrebbero potuto capitolare, avendone commessi di altri più gravi, di un'ingenuità disarmante e non del tutto concepibile. Se quest'ultima ipotesi non si è verificata, bisogna semplicemente ringraziare Buffon, provvidenziale con tre parate diverse, ma egualmente difficili, egualmente decisive. Non è solo questione di salvaguardia del punteggio, fin lì bloccato sullo 0-0, ma anche di forza mentale trasmessa ai compagni.

La Juventus non si è più scoraggiata quando è stata attaccata, come era successo nelle prime battute. A ogni azione di Buffon è corrisposta una reazione positiva della squadra intera, e il merito più grande del Numero Uno è stato questo. Scaccia i demoni, le paure. E inchiostra una vittoria di cui ci si potrebbe ricordare tra qualche mese, come fu quella nel derby l'anno scorso. Firmata, peraltro, dall'angelo Cuadrado. E chissà che dietro non ci sia davvero un destino.